In arrivo al Piccolo Teatro una programmazione per il 2025/26 che parla al cuore dei milanesi
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Stagioni
Pubblicato Giugno 20, 2025

Un cartellone che fa della "relazione" la sua cifra vincente: tra attori e pubblico, tra nuove produzioni, ospitalità e numerose occasioni di approfondimento
Cosa rappresenta, per i milanesi, il Piccolo Teatro? Da assidua frequentatrice di tutte le sale meneghine credo di poter affermare che i tre stabili di via Rovello, largo Greppi e via Rivoli racchiudano per la città il simbolo dello spettacolo stesso. A volte forse anche senza troppo senso critico da parte dei cittadini, ovvero come un dato di fatto. Un’affezione reale, più di cuore che di giudizio. Legata all’impegno che ogni direzione ha finora riservato a queste sale (Giorgio Strehler con Paolo Grassi, Luca Ronconi con Sergio Escobar, e ora Claudio Longhi con Gianfranco Li Cauli, rispettivamente il primo direttore artistico e il secondo quello che il Piccolo definisce direttore generale e non direttore amministrativo). Un affetto legato anche alla storia di questo Piccolo Grande Teatro, il primo stabile finanziato dallo Stato in Italia e nato nel 1947, subito dopo la Guerra, per la coraggiosa volontà di Giorgio Strehler e Paolo Grassi, i due fondatori, che volevano un “teatro d’arte per tutti”. Ovvero spettacoli di ricerca, nuovi, che esprimessero il nuovo Teatro, ma che fossero accessibili, anche per i prezzi dei biglietti, al grande pubblico.
Un affetto dimostrato altresì dal fatto che il Piccolo Teatro Grassi, in via Rovello, era pieno, lo scorso mercoledì 4 giugno dalle ore 12, alla conferenza stampa di presentazione del prossimo cartellone 2025/26 del Piccolo. Giornalisti, politici, ma anche pubblico: appassionati, abbonati, persone che avevano piacere di venire ad ascoltare la proposta per la prossima stagione dello Stabile milanese.
L’intera conferenza era tradotta nella lingua dei segni e sovratitolata, a dimostrazione della nuova politica di accessibilità che il Piccolo ha iniziato già dalla scorsa stagione. Dopo l’intervento introduttivo di Piergaetano Marchetti, Presidente del Piccolo, prima di arrivare alle parole di Li Cauli e soprattutto di Longhi, c’è stata una relativamente lunga sequenza di parole di politici quali Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura di Milano, Francesca Caruso, della Regione, Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, e Patrizia Asproni di Fondazione Cariplo.
Certo è che, tutti insieme, tra pubblico e personalità sul palco, emergeva il fulcro che sta alla base dello scopo del Piccolo di creare un Teatro d’Arte per Tutti: la costruzione di relazioni. Intese, in un anno di programmazione, come idee su cui riflettere proposte dagli spettacoli in cartellone, ma anche come occasioni di conoscenza e dialogo tra attori e pubblico negli appuntamenti paralleli che il Piccolo organizza e, perché no, di costruzioni di relazioni tra gli spettatori in sala o nei bar e il ristorante dei teatri. Ecco infatti che quest’anno la stagione di intitola Complemento di relazione, ovvero proprio uno studio sull’essenza del teatro dato anche l’Ottantesimo anniversario della Fondazione del Piccolo.
“Già dal Covid ci siamo interrogati su come è cambiato teatro -ha detto Claudio Longhi-: sul tema del finanziamento pubblico per il teatro, sui nuovi generi come la performance. Insomma abbiamo voluto raccontare la complessità del mondo dello spettacolo”. E continua: “Quest’anno ci siamo voluti concentrare sul rapporto intersoggettivo: quindi cosa voglia dire vivere insieme, con l’altro. Attraverso le relazioni nascono in scala i rapporti, e la città è fondamentale per il dialogo. Il segreto sta nello spazio tra io e tu: è l’humus in cui attecchisce la nostra vita sociale e nostro essere parte della società”.
È ancora nel segno di Calvino e del suo Barone rampante (Milanoateatro lo ha recensito qui: Un Barone Rampante per festeggiare degnamente al Piccolo Teatro i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino – Milano a Teatro, e qui: Il Barone torna al Piccolo, ma è meno Rampante – Milano a Teatro) che si apre la nuova Stagione del Piccolo Teatro. Prodotto in occasione del centenario della nascita dell’autore, lo spettacolo – diretto e adattato per il teatro da Riccardo Frati – è alla quarta stagione di programmazione (Grassi, 27 settembre – 12 ottobre), in virtù del successo in ogni ripresa. L’Arlecchino di Carlo Goldoni e Giorgio Strehler rivive di nuovo (Grassi, 23 ottobre – 2 novembre), tra le scene di Ezio Frigerio, i costumi di Franca Squarciapino e con il talento di giovani attrici e attori diretti da Stefano de Luca. Enrico Bonavera è Arlecchino, Andrea Coppone è Brighella: in alcune recite i due interpreti si scambiano i ruoli, evento inedito nei 78 anni di vita di uno spettacolo antico e senza tempo, che, tra gioco e rito, memoria e futuro, riserva sempre nuove sorprese.
Dopo Trilogia della città di K. – prodotto dal Piccolo nella stagione 2023/24 e vincitore di cinque Premi Ubu, tra cui miglior regia e miglior spettacolo, e del Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro – Fanny & Alexander e Federica Fracassi tornano alla prosa scabra e tagliente di Ágota Kristóf. L’analfabeta è una nuova produzione di E Production con il Piccolo e lo Stabile di Bolzano, in scena al Teatro Studio Melato, dal 23 ottobre al 2 novembre.
Firmando un nuovo testo surreale per il teatro, Emma Dante porta in scena l’atroce ritualità di un femminicidio. È L’angelo del focolare (Teatro Grassi, 11 – 30 novembre, prima assoluta), teatrino meccanico di una donna uccisa dal marito, incastrata in una paradossale routine tra una vita di violenze e una morte alla quale nessuno crede. Torna a riannodarsi, così, il legame tra il Piccolo e la regista, stretto nel 2017 con Bestie di scena, prolungatosi nel 2020 con Misericordia e nel 2024 con Re Chicchinella, in una coproduzione con Teatro di Napoli, Compagnia Sud Costa Occidentale, Carnezzeria e una vera e propria cordata internazionale.
In Per sempre, Alessandro Bandini – allievo di Luca Ronconi e Carmelo Rifici alla Scuola di Teatro del Piccolo e tra i partecipanti alla BAT_Bottega Amletica Testoriana ideata da Antonio Latella – dà voce alla struggente e misteriosa storia d’amore tra Giovanni Testori e Alain Toubas. Un corpo a corpo con la parola testoriana, una produzione LAC Lugano Arte e Cultura con il Piccolo, Centro Teatrale Bresciano ed Emilia Romagna Teatro, in scena al Teatro Studio Melato, dal 2 al 7 dicembre. Dopo Anatomia di un suicidio di Alice Birch, spettacolo vincitore di cinque Premi Ubu, lacasadargilla, artisti associati, sceglie la scrittura impeccabile di una signora del teatro inglese contemporaneo: Caryl Churchill. In Escaped Alone (Grassi, 10 gennaio – 8 febbraio, prima assoluta), prodotto dal Piccolo e dal Teatro di Roma, quattro donne ultrasettantenni sorseggiano tè e immaginano catastrofi in un insolito pomeriggio estivo, disegnando un minaccioso e vivissimo affresco del presente.
Massimo Popolizio, dopo M Il figlio del secolo (Popolizio torna al Piccolo con “M Il Figlio del Secolo”, spettacolo da vedere – Milano a Teatro) e L’albergo dei poveri (Non ci sono vie di fuga nel girone dei disperati – Milano a Teatro), torna a dirigere e interpretare una produzione del Piccolo, a cui si aggiungono Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma (Grassi, 10 febbraio – 1° marzo): Ritorno a casa, capolavoro di Harold Pinter, è un vero e proprio “gruppo di famiglia in un interno”. Grazie a un testo che ha i tratti di una sceneggiatura cinematografica, Popolizio traduce il cinismo, la cattiveria, l’humour di Pinter – qui al loro vertice – in una messinscena “pericolosamente” divertente. Marco Balzano racconta la storia di una coppia di sudtirolesi di lingua tedesca, diventati italiani alla fine della Prima guerra mondiale, a Curon in Val Venosta, tra gli anni del ventennio fascista e la costruzione della diga che avrebbe sommerso il paese, lasciando solo la punta del campanile a perenne memoria dell’accaduto. Arianna Scommegna e Mattia Fabris, diretti da Francesco Niccolini, portano in scena (Studio Melato, 3 – 15 marzo) Resto qui, l’adattamento teatrale del romanzo, in una coproduzione Piccolo e Stabile di Bolzano.
A 75 anni dal suo debutto sul grande schermo, Claudio Longhi e Lino Guanciale, da questa Stagione artista associato, con la complicità drammaturgica di Paolo Di Paolo rendono omaggio al capolavoro di De Sica/Zavattini, tra favola e Storia: in Miracolo a Milano (Teatro Strehler, 4 marzo – 10 aprile, prima assoluta), seconda regia del direttore del Piccolo rivive l’indimenticabile omaggio a una città, al suo mito, al suo serbatoio d’immaginario e all’umanità che la abita.
Se i 120 anni dalla nascita di Samuel Beckett (Dublino, 13 aprile 1906) sono l’occasione per riandare con la memoria a Giorni felici – lo spettacolo in cui Gorgio Strehler nel 1982 diresse una straordinaria Giulia Lazzarini nel ruolo di Winnie – il 10 febbraio del 2026 saranno 70 anni di un altro capolavoro del repertorio strehleriano: la prima edizione dell’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht. Il drammaturgo tedesco – che assistette ad alcune prove dello spettacolo ed ebbe parole di lode per Strehler – sarebbe prematuramente scomparso nell’agosto di quello stesso anno, il 1956. Settant’anni sono gli anni che ci separano dalla prima versione di un altro celebre lavoro di Strehler, El nost Milan di Carlo Bertolazzi, che debuttò nel dicembre 1955, con Valentina Fortunato e Tino Carraro nei ruoli principali.
Oggi la nostra città è abitata da oltre il 20% di stranieri, un pubblico “potenziale” che frequenta le nostre sale ancora in forma significativamente ridotta. “Milanesi internazionali” di ogni estrazione e professione, oltre ad una moltitudine di giovani universitari che studiano finanza, moda e design. A questi si aggiungono i turisti che, sempre più numerosi, si fermano per brevi o lunghi periodi a scoprire la città. Oggi, anche grazie alla sovratitolazione nei fine settimana degli spettacoli di produzione e coproduzione, il Piccolo si vuole rivolgere a questo nuovo pubblico. Orizzonte di questa rete è, anche, Milano Cortina 2026, che vede l’adesione del Piccolo, primo tra i teatri italiani con un programma dedicato all’Olimpiade Culturale, la costellazione di iniziative che ruota intorno all’evento sportivo e ne amplifica il significato.
INFO. www.piccoloteatro.org