Non ci sono vie di fuga nel girone dei disperati

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Marzo 8, 2024

"L'albergo dei poveri". Da sinistra: Raffaele Esposito, Massimo Popolizio. Credit @ClaudiaPajewski
"L'albergo dei poveri". Da sinistra: Raffaele Esposito, Massimo Popolizio. Credit @ClaudiaPajewski

Popolizio è regista e attore ne "L'albergo dei poveri" di Gor'kij, che torna al Piccolo Teatro dopo la lettura di Giorgio Strehler del 1947: la nuova versione risulta attuale dopo 120 anni

L’Albergo dei poveri, da ieri sera al Piccolo Teatro Strehler fino al 28 marzo, non può che essere un testo russo. Massimo Popolizio firma la regia di questa produzione del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa con il Teatro di Roma-Teatro Nazionale, dall’opera di Maksim Gor’kij, l’autore russo che racconta la miseria vissuto tra la fine del XIX e i primi del XX secolo.

Un gruppo di 16 attori vive in un dormitorio per persone senza dimora: la scena, di Marco Rossi e Francesca Sgariboldi, non lascia dubbi. Siamo in uno stanzone, accatastati gli oggetti, sparsi nello spazio i letti, coperte sgualcite e non sempre presenti. Qui tutto riporta a un solo concetto: convivenza forzata per necessità, nella povertà da cui accettazione degli eventi. Ecco perché L’albergo dei poveri non può che essere un’opera di un autore russo: la forza della rassegnazione, così evidente in questa immensa terra in cui l’individuo è un essere di poco conto, è quella su cui poggiano tutte le vite rinchiuse nello stanzone-rifugio. L’unica chiave di lettura della vita sembra essere l’accettazione del proprio stato.

Ogni attore rappresenta una persona, e ogni persona porta avanti la sua scheggia di vita: esistenze piccole, relegate nelle periferie invisibili, nella povertà e nello sfruttamento. C’è un calzolaio, che lavora nello stanzone. C’è un ladro. Un fabbro ferraio, la cui moglie è malata, sdraiata a letto con una tosse mortale. Una ragazza che legge romanzi d’amore e vive nelle storie delle sue pagine, per poi tornare nella sua realtà. C’è una prostituta, una donna che porta ogni giorno un pasto (unico) nello stanzone, una zuppa. C’è un attore alcolizzato, un facchino, altre identità al limite. E poi c’è il padrone dello stanzone, con la figlia maggiore, che chiedono i soldi dell’affitto ai poveretti senza dimostrare interesse per le loro sorti. Finchè, un giorno, capita nello stanzone il Pellegrino, lo stesso Popolizio: con il suo bastone rappresenta una possibilità, un’alternativa, un supporto, un nuovo modo di pensare: il Pellegrino non reagisce alle provocazioni e i sospetti iniziali, lascia correre e semmai aiuta a cercare in ciascuno il buono in sé. Il suo esempio sembra portare una nuova linfa, sembra. Il male da espellere è veramente spinoso, e l’alcol è uno strumento molto più vicino, semplice e sicuro per dimenticare.

Un testo elaborato più e più volte, “abbiamo scritto 6 copioni” racconta Popolizio parlando del lungo lavoro realizzato con Emanuele Trevi “su un ‘testo—Frankeinstein’, nel senso che assume diversi significati, porta tanti temi e sensazioni”. Certo, perché ogni personaggio ci mette davanti alla sua storia di vita. Che si possono raccogliere tutte in una frase del ladro, Satin, interpretato da Raffaele Esposito: “Chi ha un cuore debole, o chi è costretto a vivere dell’altrui pane, ha bisogno della menzogna”. Ovvero, non c’è redenzione, non c’è via di fuga, se non, forse, nell’illusione. E allora, la ricerca di consapevolezza che vorrebbe introdurre il Pellegrino serve veramente a qualcosa? Prendere coscienza della verità potrebbe aiutare a cambiarla, o il male da debellare è ormai troppo grande, meglio rassegnarsi?

Aldilà della lettura sociale povero/ricco, comunque esistente, Popolizio potrebbe voler allargare l’interpretazione a qualsiasi tipo di ricerca di affermazione di sé: serve darsi la possibilità di credere in se stessi? Le storie di tutti i personaggi dell’Albergo dei poveri sembrano negarla. Bravi gli attori, per uno spettacolo di fondamentale importanza per il Piccolo Teatro dato che Giorgio Strehler inaugurò proprio con questo testo lo Stabile il 14 maggio del 1947. Anzi, fu proprio lui a battezzarlo L’Albergo dei poveri, recitando egli stesso nei panni di Aleska oggi interpretato da Gabriele Brunelli, un ex allievo della Scuola del Piccolo.

DURATA: 100 minuti senza intervallo

INFO: 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

ORARI: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.

PREZZI: platea 40 euro, balconata 32 euro

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Bar del Piccolo Teatro Strehler

    L’aperitivo è possibile. Il servizio è professionale, e si offrono anche panini e toast oltre alla combinazione vino, patatine e noccioline (6 euro). Il Teatro Strehler però non è il luogo migliore per godersi un aperitivo pre spettacolo. Essendo infatti il bar molto vicino alla sala, è possibile accedervi solo quando questa viene aperta al pubblico. Inoltre non ci sono tavolini con sedie, si può stare solo al bancone o su tavoli alti per appoggiare il bicchiere. Ad ogni modo siamo a due passi da Corso Garibaldi dove non manca la scelta di luoghi per aperitivo e cena.

    Indirizzo: Largo Greppi, 1, 20121 Milano

  • Bistrot Degustazione alla Casa degli Artisti

    Ospitalità perfetta al Bistrot “Degustazione” nella Casa degli Artisti: arriviamo tardi, senza prenotazione e a cucina quasi chiusa, ma si dimostrano comunque disponibili ad accoglierci. Prendiamo una buona tartar con un bicchiere di vino. Il locale è ampio, spazioso, con una parte in esterno. Esiste anche una terrazza dove si può mangiare, e il servizio è cortese, l’ambiente abbastanza famigliare, di persone che conoscono già il posto. Del resto il locale nasce in una struttura storica per Milano quale la Casa degli artisti, fondata nel 1908 come residenza per pittori e scultori e sovvenzionata dalla famiglia Bogani, mecenati milanesi. E’ poi diventata una casa occupata dagli anni ’70-’90 fino al restauro, voluto dal Comune e conclusosi nel fatidico febbraio2020. A causa del Covid 19 ha dovuto immediatamente richiudere: oggi per tutti, non solo per artisti, la Casa è un luogo d’incontro, e anche il Bistrot fa la sua parte per rendere la struttura accogliente sotto ogni punto di vista. La gestione è affidata a Future Fond, “affezionati al futuro”, impresa fondata da Lorenzo Castellini che “sviluppa progetti e reti in ottica di rigenerazione urbana”, in cui la campagna entra in città. Infatti, affacciato sul giardino pubblico Pippa Bacca, lo spazio “Degustazione” si distingue per il vivaio di erbe spontanee, aromatiche e officinali da ammirare e gustare sul posto. I tavoli all’aperto, sempre del Bistrot, valorizzano il fatto che la Casa degli Artisti sia un luogo di connessioni per tutti. Info. www.casadegliartisti.net, per prenotazioni via WhatsApp: 3427992990

    Indirizzo: Corso Garibaldi 89/A o con ingresso da via Tommaso da Cazzaniga

    Telefono: 3427992990

    Website: https://degustazione.org

  • Dumpling Mywei

    Perfetto se cercate un posto poco dispendioso, allegro, semplice ma curato nei dettagli (ad esempio è quasi perfettamente accessibile). Locale quindi piccolo ma completo, si trova davvero a pochi metri dalle gradinate che portano al Teatro Strehler. Prima, 8 anni fa, qui c’era solo un bar, gestione cinese. Da due anni e mezzo la stessa famiglia ha convertito la sala in una piccola ravioleria cinese — o dumpling bar, per dirla all’Inglese. Il nome fonde il termine cinese Meiwèi — il cui significato è “delizioso” — con l’espressione inglese My way, a modo mio. Un luogo gestito e frequentato da giovani, per gustare, prima o dopo spettacolo, ravioli cinesi freschi preparati secondo l’antica tradizione, ma ogni volta sempre diversi. Aperti tutti i giorni dalle 11:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 23:30.

    Indirizzo: Via Rivoli, 2, 20121 Milano

    Telefono: 3737538973

    Website: https://www.myweibar.it/

  • La Libera

    Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile ingleseapre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il LiberatoIl menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.

    Indirizzo: Via Palermo, 21, 20121 Milano

    Telefono: 028053603

    Website: https://lalibera.it/it/menu/

  • Rovello18

    E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.

    Indirizzo: via Tivoli 2

    Telefono: 0272093709

    Email: rovello18@gmail.com

    Website: https://www.rovello18.it/

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