Un Barone Rampante per festeggiare degnamente al Piccolo Teatro i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Gennaio 24, 2023

Una prima assoluta e seconda nuova produzione dello stabile milanese per il 2023 che rappresenta una scommessa per Riccardo Frati, il regista: è la prima volta che vengono concessi i diritti per portare un'opera di Calvino in teatro
Quando un’opera d’arte risulta perfetta, senza sbavature, agile e per tutti, non significa affatto che sia semplice. Il lavoro dei 7 attori (Mauro Avogadro, Giovanni Battaglia, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Diana Manea, Marina Occhionero e Francesco Santagada) diretti da Riccardo Frati per “Il barone rampante” in scena al Piccolo Teatro Grassi dal 20 gennaio al 5 febbraio, è visibilmente il risultato di un impegno costante e una dedizione assoluta. In un contesto scenografico, grazie a Guia Buzzi, costumistico, Gianluca Sbicca, di luci, Luigi Biondi, musicale, Davide Fasulo, e di animazione, Davide Abbate, che necessita della citazione fin dalle prime righe di tutti i componenti di questa nuova produzione del Piccolo Teatro, con cui lo stabile milanese apre l’anno del centenario di Italo Calvino. Perché il teatro è l’emblema del lavoro di squadra, e in questo caso la scommessa era piuttosto alta.

Si dà il caso, infatti, che con questo lavoro il Piccolo sia il primo teatro in assoluto ad aver ottenuto i diritti da Giovanna Calvino, figlia unica dello scrittore e oggi, dopo la morte della moglie Chichita, la responsabile dell’eredità letteraria e culturale del padre. I motivi di questa esclusiva concessione? Molteplici: anzitutto la garanzia del Piccolo Teatro, poi l’occasione dei cent’anni dalla nascita dello scrittore, cubano di nascita ma da genitori italiani, due agronomi, e, non da ultimo, l’apprezzamento del progetto registico da parte della figlia per la fedeltà al romanzo.
Ecco perché vedere questa seconda produzione del Piccolo per il 2023 porta gli spettatori a entrare nella scena, come quando si è divorati dalle pagine di un libro che ci coinvolge, in questo caso per la sua delicatezza e profondità insieme. La scena si apre su una tavola vuota. Piano piano entrano i commensali, con i loro ricchi costumi. Siamo nel 1767, epoca in cui Calvino ambientò il suo Barone Rampante: il Barone Arminio, (Mauro Avogadro che interpreterà numerose altre parti minori nel corso dello spettacolo, come anche tutti gli altri attori), Cosimo Piovasco di Rondò, figlio del Barone di Rondò nonché riverito signore di Ombrosa (il protagonista, Francesco Santagada), Biagio, il fratello del protagonista (interpretato da Giovanni Battaglia), il Cavaliere Avvocato (Nicola Bortolotti), l’Abate (Michele dell’Utri), e la madre Generalessa (Diana Manea). Cosimo, dodicenne all’inizio del racconto, si rifiuta di mangiare le lumache scatenando l’ira del padre e della madre: scappa rifugiandosi in giardino sugli alberi. Da qui non scenderà più.

Una prima scena che dura parecchio, portando fin da subito gli spettatori a capire che il contesto è quello della fantasia: bisogna entrare nella parte, abbandonarsi al gioco e al ritmo che propone il palcoscenico. E presto non si riuscirà a staccare gli occhi, l’animo e il cervello da ciò che sta avvenendo in scena. Cosimo è sempre più convinto a trasferirsi nel bosco. Aldilà della sua vita tra le piante, che viene descritta e realizzata in modo simbolico ma chiaro e coinvolgente grazie alla scenografia di rami/scale sospesi e grandi vele/nuvole, ciò a cui porta il cambio di parametro che il barone rampante propone a tutta la sua famiglia è il fulcro dello spettacolo.

Cosimo dall’alto certo, si accorge del brigantaggio, degli incendi dolosi e cerca di spendersi per aiutare a risolvere questi gravi problemi. E poi tocca con mano anche la fatica di vivere, abituato com’era al lusso di palazzo, senza mai arrendersi. Sembra insomma che Calvino voglia invitarci a cambiare punto di vista. Ma è davvero solo questo? Infondo girando di ramo in ramo un giorno incontra, che siede nel suo giardino, la bella Viola, Marina Occhionero, di cui si innamora. È reciproco, ma lei deve partire. Tornerà, ancora innamorata di Cosimo. Ma lui la lascerà scappare un’altra volta, per la sua convinzione (o paura?) ad abbandonare la sua scelta di vivere tra i rami. Così come si interromperà il rapporto con Ottimo Massimo, il bassotto che per lungo tempo acconsente che il suo padrone resti tra le fronde e gli consegna caggiagione fresca, ma poi scapperà. Il padre e il fratello si rassegnano al rapporto distante ma necessario che Cosimo ha impostato. Ma si può costruire qualcosa sulla rassegnazione? Domande a cui porta un lavoro esemplare per regia e resa, domande che è stimolante e positivo potersi porre. dal 28 gennaio accompagna lo spettacolo un ricco calendario di appuntamenti e approfondimenti.DURATA: 3 ORE INTERVALLO COMPRESO
INFO.
Piccolo Teatro Grassi, via Rovello 2
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30. mercoledì e venerdì, ore 20.30 (salvo mercoledì 1 e venerdì 3 febbraio, ore 15 e 20.30). Domenica, ore 16. Lunedì, riposo.
Prezzi: platea, 40 euro. Balconata, 32 euro.
Tel. 02-21126116, www.piccoloteatro.org