Marco Paolini al Piccolo in uno spettacolo sull’ambiente e il clima.
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Gennaio 25, 2025

Niente di più attuale, ma l'attore non è solo in scena: e in gruppo il suo teatro perde di intensità
Non poteva esserci periodo migliore per la prima milanese di Darwin, Nevada, lo spettacolo che ha debuttato lo scorso 22 gennaio al Piccolo Teatro Strehler dove rimane in scena fino al 16 febbraio su progetto di Marco Paolini per la regia di Matthew Lenton: il drammaturgo, attore, regista e produttore cinematografico bellunese classe 1956, anche Premio Speciale Ubu nel 1995 per il Teatro Politico con lo spettacolo Il racconto del Vajont (1993, vincerà anche il Premio Idi nel 1996 come Migliore novità italiana, e il Premio regia televisiva nel 1998 come Miglior programma dell’anno), con il regista scozzese, direttore artistico e fondatore della Compagnia teatrale Vanishing Point, con sede a Glasgow, richiamano il pubblico sull’urgenza di affrontare il tema del cambiamento climatico proprio mentre Donald Trump, neo presidente degli stati Uniti, decide di uscire dagli Accordi di Parigi sul clima.
Al Piccolo portano uno spettacolo, produzione dello Stabile milanese con quello di Bolzano, oltre a Emilia Romagna Teatro ERT, Vanishing Point, Jolefilm e in collaborazione con La Fabbrica del Mondo, che è diverso dai monologhi a cui Paolini ci ha abituato. Resta la sua specifica urgenza di affrontare tematiche sociali attuali: “Le cose stanno cambiando velocemente -ha dichiarato al Piccolo Teatro durante la presentazione dello spettacolo-, e noi siamo il motore di questo cambiamento. Ma non possiamo governarlo perché non siamo capaci di rallentare”. Frasi forti: “Se non c’è mitigazione possibile, l’unica strada è il cambiamento e l’adattamento a questo. Anche se avessimo tutte le mattine le previsioni del clima al posto di quelle del tempo, non sapremmo modificare il nostro modo di vivere”. E aggiunge: ”Ecco perché dobbiamo raccontare l’adattamento, e il libro di Darwin parla anche di questo”.
Il tema è, in sostanza, trovare un modo attuale e comunicativo per portare alla luce l’urgenza dell’argomento del cambiamento climatico: nel 2001 venivano rubati dalla biblioteca di Cambridge i preziosi quaderni di Charles Darwin, i taccuini in cui lo scienziato aveva iniziato ad annotare le riflessioni che lo avrebbero condotto a formulare la teoria dell’evoluzione. Vent’anni dopo, nel 2022, i quaderni venivano misteriosamente restituiti, in una busta, con su scritto “Librarian/HappyEaster/x”. Chi ha rubato i preziosi libriccini, frutto di un viaggio di 200 anni fa, dalla Patagonia alle Galapagos, che diedero origine a una delle più controverse rivoluzioni scientifiche? A questo fatto reale Paolini e Lenton uniscono la pioggia abnorme che colpì pochi mesi dopo il deserto del Nevada, vicino alla città di Darwin. In cui si trovano due ragazze e i tre personaggi dello spettacolo (i giovani Clara Bortolotti, Cecilia Fabris, Stefano Moretti e Stella Piccioni): le prime stanno attraversando in camper il deserto (il mezzo domina la scena) e vengono travolte dall’alluvione. Passato, presente, cambiamento climatico, previsioni, scienza, cronaca e significato si uniscono. “In uno spettacolo che non vuole essere didattico né didascalico -dice Lenton-. Questo è un teatro che vuole suscitare domande”.
Se quindi il lavoro è mosso da ragioni di inequivocabile urgenza e attualità, nella scena di Emma Bailey che firma anche i costumi, i giovani attori non reggono l’intensità del fine. Paolini ha un ruolo in parte diverso dal suo abituale in teatro, in cui recita da solo i suoi testi: è sempre in scena come un mentore e non interagisce con gli attori, ma non è neanche solo sul palco come avviene di solito. Enuncia le finalità del testo che sta portando in scena. “Io qui non devo interpretare un personaggio per fortuna -dice a Milanoateatro-: sono più o meno lo stesso di sempre, speravo anche di fare meno. Invece sono in scena dall’inizio alla fine e devo anche imparare le parti degli altri sennò non riesco a sapere quando tocca a me. È stata un’esperienza molto più faticosa di quello che mi aspettavo: se uno viene a vedere me, io racconto il minimo sindacale rispetto a quello che la gente vuole dal sottoscritto. E forse va meglio così, cioè che parlo un po’ meno. A me nn piacciono i manifesti e le petizioni, a cui i colleghi francesi sono affezionatissimi”. Forse, invece, sarebbe stato meglio più Paolini e meno vociare: lo spettacolo infatti risulta dispersivo e non coinvolgente: “Noi volevamo fare teatro di evasione da questa specie di rassegnazione. Di massa”. Però non colpisce abbastanza.
Durata:
Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bar del Piccolo Teatro Strehler
L’aperitivo è possibile. Il servizio è professionale, e si offrono anche panini e toast oltre alla combinazione vino, patatine e noccioline (6 euro). Il Teatro Strehler però non è il luogo migliore per godersi un aperitivo pre spettacolo. Essendo infatti il bar molto vicino alla sala, è possibile accedervi solo quando questa viene aperta al pubblico. Inoltre non ci sono tavolini con sedie, si può stare solo al bancone o su tavoli alti per appoggiare il bicchiere. Ad ogni modo siamo a due passi da Corso Garibaldi dove non manca la scelta di luoghi per aperitivo e cena.
Indirizzo: Largo Greppi, 1, 20121 Milano
Dumpling Mywei
Perfetto se cercate un posto poco dispendioso, allegro, semplice ma curato nei dettagli (ad esempio è quasi perfettamente accessibile). Locale quindi piccolo ma completo, si trova davvero a pochi metri dalle gradinate che portano al Teatro Strehler. Prima, 8 anni fa, qui c’era solo un bar, gestione cinese. Da due anni e mezzo la stessa famiglia ha convertito la sala in una piccola ravioleria cinese — o dumpling bar, per dirla all’Inglese. Il nome fonde il termine cinese Meiwèi — il cui significato è “delizioso” — con l’espressione inglese My way, a modo mio. Un luogo gestito e frequentato da giovani, per gustare, prima o dopo spettacolo, ravioli cinesi freschi preparati secondo l’antica tradizione, ma ogni volta sempre diversi. Aperti tutti i giorni dalle 11:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 23:30.
Rovello18
E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.
Indirizzo: via Tivoli 2
Telefono: 0272093709
Email: rovello18@gmail.com
Website: https://www.rovello18.it/
Bistrot Degustazione alla Casa degli Artisti
Ospitalità perfetta al Bistrot “Degustazione” nella Casa degli Artisti: arriviamo tardi, senza prenotazione e a cucina quasi chiusa, ma si dimostrano comunque disponibili ad accoglierci. Prendiamo una buona tartar con un bicchiere di vino. Il locale è ampio, spazioso, con una parte in esterno. Esiste anche una terrazza dove si può mangiare, e il servizio è cortese, l’ambiente abbastanza famigliare, di persone che conoscono già il posto. Del resto il locale nasce in una struttura storica per Milano quale la Casa degli artisti, fondata nel 1908 come residenza per pittori e scultori e sovvenzionata dalla famiglia Bogani, mecenati milanesi. E’ poi diventata una casa occupata dagli anni ’70-’90 fino al restauro, voluto dal Comune e conclusosi nel fatidico febbraio2020. A causa del Covid 19 ha dovuto immediatamente richiudere: oggi per tutti, non solo per artisti, la Casa è un luogo d’incontro, e anche il Bistrot fa la sua parte per rendere la struttura accogliente sotto ogni punto di vista. La gestione è affidata a Future Fond, “affezionati al futuro”, impresa fondata da Lorenzo Castellini che “sviluppa progetti e reti in ottica di rigenerazione urbana”, in cui la campagna entra in città. Infatti, affacciato sul giardino pubblico Pippa Bacca, lo spazio “Degustazione” si distingue per il vivaio di erbe spontanee, aromatiche e officinali da ammirare e gustare sul posto. I tavoli all’aperto, sempre del Bistrot, valorizzano il fatto che la Casa degli Artisti sia un luogo di connessioni per tutti. Info. www.casadegliartisti.net, per prenotazioni via WhatsApp: 3427992990
Indirizzo: Corso Garibaldi 89/A o con ingresso da via Tommaso da Cazzaniga
Telefono: 3427992990
Website: https://degustazione.org
La Libera
Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile inglese, apre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il Liberato. Il menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.
Pandenus Bistrot
Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale. Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!
Indirizzo: via Mercato 24
Telefono: 028693391
Email: mercato@pandenus.it
Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/