Attori e anti-eroi: al Menotti in prima nazionale il Checov diretto da Peter Stein
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Maggio 29, 2024
Con gli stessi interpreti (più uno) de "Il compleanno" il regista tedesco torna in Italia con tre atti unici, troppo veri per essere veramente comici
Tre atti unici rapidi, fluenti, agili. In platea si ride. Ma, sembra, più perché si sceglie di non pensare e di lasciarsi andare alla battuta. Senza prestare attenzione a quello che Anton Cechov e Kostantin Stanislavskij hanno chiamato “il sottotesto”, ovvero la capacità “di esprimere diversi livelli di linguaggio con le stesse parole: enunciare un concetto, ma intenderne uno opposto” , come ha spiegato lo stesso Peter Stein a Milanoateatro parlando appunto di Crisi di nervi , lo spettacolo in scena al Teatro Menotti fino al 9 giugno (qui l’intervista integrale: https://milanoateatro.it/interviste/peter-stein-racconta-a-milanoateatro-il-suo-cechov-e-il-suo-modo-di-lavorare-con-gli-attori/). Una produzione Tieffe Teatro Milano e Teatro Biondo Palermo, con la compagnia di attori che il regista di Berlino aveva già diretto ne Il compleanno, di Harold Pinter, spettacolo che è tornato in scena al Menotti nel novembre 2023 (Milanoateatro lo ha recensito qui: https://milanoateatro.it/recensioni/un-compleanno-di-terrore-al-menotti-firmato-peter-stein/).
Maddalena Crippa, Alessandro Sampaoli e Sergio Basile ne L’Orso, Gianluigi Fogacci come unico interprete de I Danni del Tabacco e Alessandro Averone, Sergio Basile, Emilia Scatigno ne La Domanda di Matrimonio, sono gli interpreti in mano a cui va tutta la responsabilità dello spettacolo: non c’è quasi scenografia, i costumi e il trucco sono perfettamente studiati sul personaggio e ne accentuano le peculiari caratteristiche. Qualsiasi parrucca o abito, però, non sarebbe in alcun modo efficace se gli attori non fossero in grado di esprimere anzitutto da sé il proprio personaggio.
E i protagonisti di questi tre atti unici sono, anzitutto persone sole. Ironicamente sole, può essere, ma la caricatura che esprimono lascia ampiamente emergere il -tragico- sottotesto. Mirabile l’interpretazione di Alessandro Sampaoli ne L’Orso, come iniziale riscossore di un debito alla povera vedova interpretata dalla Crippa, per rivelarsi poi suo pretendente. Fogacci, umiliato e melanconico nella lezione sul tabacco che la moglie lo costringe a sostenere, arriva a sfogarsi col pubblico sulla disperata situazione coniugale che deve vivere. Emilia Scatigno è ancora totalmente convincente, come lo era stata ne La domanda, qui nel suo ruolo di zitella finalmente, forse, davanti ad una vera proposta di matrimonio. Tra il primo e l’ultimo atto si delinea il ritratto di una società di anti-eroi, di persone vere nelle loro paure e insicurezze, che arrancano nella ricerca di una stabilità, emotiva prima che economica o sociale. Per uno spettacolo che illumina e rende grazie, ancora una volta, al teatro per la sua capacità di raccontare l’uomo a se stesso.
DURATA: 70 minuti
INFO: Teatro Menotti, Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 0282873611 – biglietteria@teatromenotti.org
ORARI SPETTACOLI: dal martedì al sabato ore 20. Domenica ore 16.30. Lunedì riposo
PREZZI: intero – 32.00 € + 2.00 € prevendita, Ridotto over 65/under 14 – 16.00 € + 1.50 € prevendita
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
S’incantu
Che il ristorante sia ora in mano a una vera professionista si intuisce già dall’accoglienza: arriviamo in seconda serata, dopo teatro (dal Menotti sono circa 7 minuti a piedi), e Veronica è seduta con altre giovani donne fuori sui tavolini esterni. Non c’è problema, la cucina del S’incantu è ancora aperta, possiamo accomodarci. Ci accompagna tra i tavoli, con tovaglia bianca, poltroncine arancioni e parquet scuro. Colpiscono i piatti, tutti decorati con fantasie colorate in sintonia con il resto dell’ambiente. “Mettetevi tranquilli, rilassatevi, ora è un momento per voi”. E così, dopo poco, ci porta il menù e cominciamo la nostra piccola avventura nelle terre e l’ottima cucina della Sardegna. Veronica, infatti, è di Muravera (Cagliari). Famiglia di ristoratori, a Milano hanno gestito già molti ristoranti (il Sapori di Mare, il Quarta Carbonaia e altri). Certo, la nostalgia della propria isola rimane, ma la serietà tipica di questo popolo ha il sopravvento. E se si sceglie di seguire un progetto, si fa bene. Ecco che infatti ci vengono serviti dopo un tempo di attesa breve un piatto di ottima fregola sarda e uno di spaghetti con la bottarga. Il Vermentino di Sardegna è d’obbligo, il tutto per il prezzo di 50 euro in due (25 a testa). Da tornare.
Tel. 02-83558231, info@sincantumilano.it
Chiuso solo il lunedì (aperto pranzo e cena dal martedì alla domenica)
Indirizzo: via Gustavo Modena 28
Telefono: 0283558231
Email: info@sincantumilano.it
Website: https://www.instagram.com/sincantu.milano.ristorante/
Giolina
In un ambiente chic senza essere radical, sportivo e elegante nello stesso tempo, una schiera di ragazzi e ragazze servono ai tavoli quelle che chiamare solo “pizza” forse è troppo poco. Da Giolina, in zona Porta Venezia, il segreto probabilmente è la lievitazione della pasta, 48 ore: potete stare certi che non vi rimarrà sullo stomaco. Aperta dal gruppo Arbellini-Brisbane-Saturnino, gli stessi di Panini Durini, Marghe, Pizzium, fino a Locanda Carmelina, Giolina oltre al tempo di riposo della pasta mette al centro di ogni ricetta la qualità degli ingredienti. Credete di poter parlare di acciughe? Certo che no, sono Alici di Cetara. O di mozzarella? Non sia mai, qui si usa il Fior di latte d’Agerola. Ingredienti raffinati, per nomi di pizze nuovi anche se spesso ricalcano quelle più tradizionali. Ad esempio la Margherita qui si chiama Ghitina (8 euro) ed è preparata con pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino DOP, fior di latte d’Agerola, Parmigiano Reggiano DOP 30 mesi, olio extravergine di oliva biologico e basilico fresco. Da consigliare, per chi non ama la mozzarella sulla pizza c’è la Luisina, ovvero la Napoli rivisitata, 11.00 euro: Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop, pomodorini del piennolo del Vesuvio Rossi Dop, alici di Cetara, capperi disidratati, polvere di olive caiazzane, origano di montagna, basilico fritto, olio evo aromatizzato all’aglio. Di fatto come ricette da assaggiare non esistono grandi alternative alla pizza, e non ne sono previste senza glutine per i celiaci. Certo, potreste assaggiare un antipasto: bruschette, friarielli, mozzarella di bufala e taglieri, con prezzi che vanno dai 3.50 agli 11 euro, anche se glutine o lattosio sono, anche qui, praticamente inevitabili. Da bere esiste una buona selezione di etichette e l’ottima birra Ichnusa, filtrata o meno. Da Giolina è presente anche una zona pre-ristorante (anche se non è molto frequentata): una sorta di bancone dove si può prendere un aperitivo. L’accessibilità è trattata come un argomento noto: per facilitare le carrozzine esiste una pedana spostabile da appoggiare sul gradino all’ingresso, unico presente. Il bagno è a norma ed è provvisto anche di un fasciatoio. Lo spazio tra i tavoli in sala consente tranquillamente il movimento di una carrozzina e i cibi si possono adeguare a esigenze particolari di masticamento. Non c’è un parcheggio disabili di Giolina, ma posto in zona dovrebbe trovarsi nelle vicinanze (c’è un mix di parcheggio residenti e a pagamento. C’è anche un parcheggio coperto a pochi metri dal ristorante). Vi arrivano vari tram (9, 19, 23, non sempre, ma anche agibili), l’autobus 54 e 61 (agibili). La metro più vicina è la Rossa, fermate di Palestro o Porta Venezia.
Rosy e Gabriele
Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.
Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano
Telefono: 0229525930
Bar Teatro Menotti
Dopo che Filippo Perego ha acquistato il Teatro Menotti scampandolo dal diventare il parcheggio degli eleganti appartamenti che sono appena nati con la riqualificazione di tutto lo stabile in cui c’è anche questa Sala, al piano terra è stato ricavato un bar. L’estetica è semplice: solo tavolini e un bancone infondo. Se la gestione fosse ancora quella del genitore e figlio che fino a poco fa con gentilezza e eleganza portavano, per 7 euro, al tavolo un buon calice di Falanghina a giusta temperatura, accompagnato da patatine, pizzette e focaccine ottime e salumi (e senza la smania di avere subito il pagamento), l’aperitivo sarebbe stato ancora consigliato. Ora la gestione è passata a Gattò, il ristorante di cucina napoletana e francese (loro stessi si definiscono così) in via Castel Morrone. Il problema è che, non essendoci una sala in più e neanche un vero piano di lavoro, il ristorante arriva in teatro con piatti già preparati precedentemente e freddi. Ad esempio per uno spiedino di tre mozzarelline (micro) e un crodino, chiedono 13 euro. Andando in cassa autonomamente a ordinare, pagare e riportandosi da sè le scelte al tavolo. Un altro trattamento, di minore qualità e a prezzo quasi raddoppiato.
Indirizzo: via Ciro Menotti 11