Scipione Sangiovanni e la sua musica senza confini: “unisco melodie cosiddette classiche al jazz e al rock”
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Ottobre 15, 2023
Nel calendario della stagione Ottobre/Dicembre 2023 delle Serate Musicali il giovane pianista leccese si è aperto al pubblico "senza maschera"
Venerdì 13 scorso, alla Società del Giardino, in via San Paolo 10, a pochi passi dal Duomo di Milano, dalle 21 per poco più di un’ora si è svolto il concerto di Scipione Sangiovanni (1987), pianista leccese vincitore di numerosi riconoscimenti nell’ambito della Fédération Mondiale des Concours Internationaux de Musique (a Monza, Zagabria, Barcellona, Porto, Valencia, Glasgow e altri), oltre all’AAF Award nel 2021, premio che la Fondazione Alink-Argerich assegna ai pianisti più brillanti delle nuove generazioni, e molti altri. Ha riempito il Salone d’Oro con un programma di musica che anzitutto raccontava di sé: giovane e dall’assetto sicuro, anche se con un velo di malinconia, Sangiovanni ha non solo suonato.
Nel suo concerto, composto da quattro Suite ciascuna di tre brani tranne l’ultima che era di quattro, ha intervallato infatti momenti musicali con brevi spiegazioni di ciò che stava per eseguire, che erano anche, di volta in volta, occasioni per aprirsi al pubblico raccontando spiragli della sua vita e delle sue scelte. Sposato e padre, Scipione Sangiovanni si definisce “un musicista atipico: non ho un genere prediletto. La musica è per me un linguaggio umano che esprime sentimenti umani. Quindi ogni linguaggio musicale vale”. Ecco perché ogni Suite vedeva uniti brani di musicisti classici con altri contemporanei, anche di musica rock e jazz. Da Bach (1685-1750) a Duke Ellington (1899-1974), da Baldassarre Galuppi (1706-1785) ai Radiohead (gruppo rock britannico che ha scritto capolavori per gli anni Novanta), da Handel ai Nirvana, fino a Herbie Hancock. “Questa programmazione rappresenta il mio modo di vedere la musica- ha spiegato Sangiovanni-. Luigi Pirandello, uno dei miei punti di riferimento, diceva che nella vita avemmo trovato molte maschere e pochi volti. Io questa sera voglio espormi, togliere la maschera”.
Senza neanche uno spartito, tutto a memoria, Scipione rappresentava con la sua arte anche tutto il nostro secolo: un pubblico contemporaneo sedeva in un salone ottocentesco, con candelabri circolari a quattro ordini, e ascoltava un giovane musicista che però non voleva soltanto riportare i suoi spettatori al passato. Aveva per loro un messaggio più ampio, più complesso e completo: la musica è un’armonia che risolve i contrasti, legge che può valere contrapponendo qualsiasi epoca. L’importante cercare la verità e il significato in ogni melodia che si suona.
Un mix di epoche che pare di gran lunga più profondo e motivato dei musicisti come Giovanni Allevi o Andrea Boccelli, che seppur con formazione classica poi si spostano sulla musica leggera: da cosa deriva questa esigenza di ricercare la verità del suono e della melodia considerando la musica in un insieme, senza distinzione di epoche? “da bambino, come la maggior parte dei piccoli nati nei miei anni, ero obbligato a suonare il pianoforte -confessa Sangiovanni a Milanoateatro dopo il concerto-. E allora si usava un approccio molto rigido, anche nell’insegnamento del solfeggio ad esempio. Poi, col tempo, la musica è diventata a mia professione, ma all’1% ancora mi pesa. Da questo contrasto sento l’esigenza di unire anche la musica rock. La musica è una: personalmente la vivo come una sola emozione”. E quale rock ama di più? “tanti. Amo i Beatles, ma anche i Metallica e la musica metal”.