Non convince il melting pot di Liv Ferracchiati su ‘Hedda Gabler’ di Ibsen. Una nuova produzione e una scommessa sbagliata

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Dicembre 19, 2022

Il regista transgender riduce il dramma ibseniano ad una rilettura scomposta in cui si inseriscono ispirazioni a vari registi del Novecento, come Pirandello, Brecht e persino (ma inconsapevolmente) Tadeusz Kantor.

“La mia non è una riscrittura”. “E neanche è veramente solo un’operazione di rilettura registica”. Liv Ferracchiati, il regista 35enne umbro che è una ragazza transgender e preferisce usare l’articolo maschile, laureato in lettere alla Sapienza di Roma e diplomato alla Paolo Grassi di Milano, artista associato del Piccolo Teatro e infatti in scena fino al 22 dicembre allo Studio con “Hedda Gabler, come una pistola carica”, sa molto bene cosa non è il suo spettacolo. Con difficoltà, dice lui stesso, sa trovare le parole per definirlo. Se i critici servono a qualcosa, possiamo provare a dirlo noi: è un melting pot, non armonico ovvero senza una forte idea di fondo, di varie ispirazioni (chiamiamole così) recuperate da una rosa ampia di idee di veri registi e artisti che sono venuti prima di lui

. “Hedda Gabler” è un testo di Henrik Ibsen del 1890. Il drammaturgo norvegese porta in scena, con questo spettacolo, il conflitto tutto interiore della protagonista, Hedda, sposata ad un uomo mediocre, annoiata e delusa. Una scintilla è l’incontro con un vecchio spasimante, che le lascia intravedere la possibilità di rivivere una passione. Egli però si uccide vilmente, a Hedda non rimane che togliersi la vita con la pistola del padre. Per Ferracchiati il dramma si svolge tutto su due piani: quello drammaturgico ibseniano e quello oltre la scena, nel presente del momento della rappresentazione. I sette attori in scena, compreso Ferracchiati, devono districarsi uscendo a volte dal personaggio per tornarci presto dentro. Non quindi con un progetto drammaturgico preciso come in Pirandello, e nemmeno in una visione petica come quella brechtiana: quella di Ferracchiani pare più una scoordinata esperienza estetica che appesantisce lo scorrere della vicenda e impedisce l’approfondimento sulla figura femminile di Hedda Gabler. Che infatti, per Ferracchati, non è il centro dello spettacolo: a lui interessa il gioco tra la finzione e la realtà, la storia e l’attualizzazione di questa

Liv Ferracchiati in scena, @credit Masiar Pasquali

E quindi tutta la trama ibseniana passa in secondo piano: grazie ad una scenografia che si può spostare nello spazio scenico, viene anche recitata infondo al teatro. Davanti agli spettatori Ferracchiati in tutta la sua protagonista insicurezza, che entra in scena e ci resta sempre, anche quando non recita. Perché, lui dice, “sono il personaggio di Ibsen”. Una sorta di presenza che rende reale la finzione, una firma a ciò che sta avvenendo. Come già aveva fatto il grande Tadeusz Kantor, ma che in questo caso è stato emulato del tutto inconsapevolmente. Insomma, Ibsen si rivolta nella tomba senza capire perché questo regista ha scomodato importanti riferimenti della storia recente del teatro per inserirli ne suo esperimento: il drammaturgo norvegese, Kantor, Luigi Pirandello. Peccato per alcuni attori, come Francesco Alberici e Giulia Mazzarino, che ben interpretano il loro ruolo: non è certo a causa loro se lo spettacolo non funziona. 

Resta da capire perché il Piccolo Teatro, istituzione non solo milanese ma europea, abbia scelto di investire, anche con un ricco calendario di eventi paralleli di cinema e altro, su una produzione nonché una rilettura retorica non in grado di aggiungere qualcosa all’originale

Durata: 1.30 senza intervallo (ma può anche essere più lungo)

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica e festivi, ore 16. Lunedì, riposo.  
Le recite di giovedì 1°, sabato 3, giovedì 15 e sabato 17 dicembre sono sovratitolate in inglese
(a cura di Prescott Studio)
Prezzi:
platea 40 euro, balconata 32 euro
Informazioni e prenotazioni
02.21126116 – www.piccoloteatro.org           

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • La Libera

    Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile ingleseapre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il LiberatoIl menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.

    Indirizzo: Via Palermo, 21, 20121 Milano

    Telefono: 028053603

    Website: https://lalibera.it/it/menu/

  • Pandenus Bistrot

    Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E  perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale.  Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!

    Indirizzo: via Mercato 24

    Telefono: 028693391

    Email: mercato@pandenus.it

    Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/

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