Il “Re Lear” di Gabriele Lavia: oggi non c’è più spazio per la vecchiaia e la compassione

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Novembre 3, 2025

Gabriele Lavia, Re Lear, e Eleonora Bernazza, Cordelia, in una scena del "Re Lear", credit @tommasolepera
Gabriele Lavia, Re Lear, e Eleonora Bernazza in una scena del "Re Lear", credit @tommasolepera

L'attore milanese torna alla tragedia shakesperiana che interpretò con Giorgio Strehler nel 1972, ma ora il regista, e il protagonista, è lui

William Shakespeare, il drammaturgo inglese vissuto nella seconda metà del XVI secolo e i primi 16 anni del XVII, scrive quelli che oggi si potrebbero vedere come dei kolossal cinematografici. Trame che si avviluppano e contorcono, tanti sentimenti e un geniale connubio tra azione e caratteri. Il Re Lear in scena al Piccolo Teatro Strehler fino al 9 novembre per la regia di Gabriele Lavia (1942), anche nei panni di Lear appunto, rispecchia perfettamente quest’idea. E non solo: per il protagonista, i suoi 83 anni non si vedono neanche lontanamente, è anche un ritorno alla memoria, essendo stato Edgar nella storica edizione firmata Giorgio Strehler nel 1972.

Uno spettacolo denso di aspettativa, per il Piccolo, per il regista e attore, per il pubblico. Una nuova produzione firmata da Teatro di Roma, Effimera e LAC Lugano Arte e Cultura, che sembra non avere alcun problema a mostrare l’età che è avanzata, i tempi cambiati e la maturazione, nel bene e nel male, dei protagonisti da un lato, del Mondo in cui viviamo dall’altro. Il tutto condito da una solenne aria da grande produzione, come è giusto che sia. Ecco quindi la scenografia, di Alessandro Camera, che presenta il retro di un palco. In cui si muovono gli attori, con sontuose vesti di velluto, ma che appaiono come deturpate dagli anni. Tutto si gioca sul dietro le quinte, su ciò che non deve apparire, sull’assenza di scintilla, almeno quanto ad ambientazione e luogo d’azione. Eppure in questo scenario Re Lear vorrebbe ancora una parte, l’ultima: quella della soddisfazione di poter regalare il suo regno alle tre figlie.

Una scena del "Re Lear", credit @tommasolepera

Neanche questo saluto alla vita gli riesce: la piccola, la sua prediletta, Cordelia, Eleonora Bernazza, si esclude, rinuncia a tutto. E si allontana dall’immediato litigio che si scatena tra le due maggiori, Goneril, Federica Di Martino, primogenita, e Regan, Silvia Siravo, la seconda. Questo non partecipare al dono del padre ferisce Lear, che scaccia Cordelia dal regno. Lei è già sposa del re di Francia: grazie al marito e del Matto, Andrea Nicolini, figura presente in tutto il dramma, sarà però sempre vicina alle sorti del padre. Intanto l’egoismo divora le altre due sorelle, che dopo un’iniziale lode al padre, lo abbandonano a se stesso. E qui si concentra lo spettacolo: sul vagare di Lear con il suo fedele Matto.

Si mette in scena la miseria di chi potrebbe aiutare, ma pensa di avere una vita davanti e quindi non vuole perdere tempo. E di chi, al contrario, dopo aver avuto fiducia nel prossimo per tutta la sua esistenza, si ritrova come un miserabile. Un cast di attori e attrici convincenti, con scuola e attenzione alla parola parimenti all’azione. Che porta a scene di grande impressione, come quando Regan e il Duca di Cornovaglia, Giovanni Arezzo, marito di Goneril, accecano il conte di Gloucester, Luca Lazzareschi, per aver aiutato Lear: una violenza che sembra reale, e un successivo ottimo trucco che mostra gli occhi martoriati e vuoti dell’ormai disabile, che per il resto dello spettacolo si muoverà da cieco.

Una scena del "Re Lear", credit @tommasolepera

In questo susseguirsi di azioni ci sono anche dei punti vuoti, o troppo lunghi, ma si arriva all’ultima scena, si raggiunge il climax: Lear e Cordelia vengono fatti prigionieri dopo la sconfitta dell’esercito francese. Nonostante Cordelia sia stata la figlia più fedele e affettuosa, cade vittima di Edmondo, che ordina la sua impiccagione. E così Lear entra sulla scena portando il corpo di Cordelia tra le braccia, disperato. Cerca di uccidere un servo che ha eseguito l’ordine, ma muore di crepacuore. Vince l’arroganza, vincono la gioventù più viziata e senza valori, vince l’assenza di empatia e compassione. Del resto il teatro è l’arte che racconta l’uomo a se stesso nel suo presente.

DUATA: 3 ore e 30 minuti incluso intervallo

Piccolo Teatro Strehler, Largo Grepppi

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Orari: dal martedì al sabato, ore 19.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.

Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Bar del Piccolo Teatro Strehler

    L’aperitivo è possibile. Il servizio è professionale, e si offrono anche panini e toast oltre alla combinazione vino, patatine e noccioline (6 euro). Il Teatro Strehler però non è il luogo migliore per godersi un aperitivo pre spettacolo. Essendo infatti il bar molto vicino alla sala, è possibile accedervi solo quando questa viene aperta al pubblico. Inoltre non ci sono tavolini con sedie, si può stare solo al bancone o su tavoli alti per appoggiare il bicchiere. Ad ogni modo siamo a due passi da Corso Garibaldi dove non manca la scelta di luoghi per aperitivo e cena.

    Indirizzo: Largo Greppi, 1, 20121 Milano

  • Bistrot Degustazione alla Casa degli Artisti

    Ospitalità perfetta al Bistrot “Degustazione” nella Casa degli Artisti: arriviamo tardi, senza prenotazione e a cucina quasi chiusa, ma si dimostrano comunque disponibili ad accoglierci. Prendiamo una buona tartar con un bicchiere di vino. Il locale è ampio, spazioso, con una parte in esterno. Esiste anche una terrazza dove si può mangiare, e il servizio è cortese, l’ambiente abbastanza famigliare, di persone che conoscono già il posto. Del resto il locale nasce in una struttura storica per Milano quale la Casa degli artisti, fondata nel 1908 come residenza per pittori e scultori e sovvenzionata dalla famiglia Bogani, mecenati milanesi. E’ poi diventata una casa occupata dagli anni ’70-’90 fino al restauro, voluto dal Comune e conclusosi nel fatidico febbraio2020. A causa del Covid 19 ha dovuto immediatamente richiudere: oggi per tutti, non solo per artisti, la Casa è un luogo d’incontro, e anche il Bistrot fa la sua parte per rendere la struttura accogliente sotto ogni punto di vista. La gestione è affidata a Future Fond, “affezionati al futuro”, impresa fondata da Lorenzo Castellini che “sviluppa progetti e reti in ottica di rigenerazione urbana”, in cui la campagna entra in città. Infatti, affacciato sul giardino pubblico Pippa Bacca, lo spazio “Degustazione” si distingue per il vivaio di erbe spontanee, aromatiche e officinali da ammirare e gustare sul posto. I tavoli all’aperto, sempre del Bistrot, valorizzano il fatto che la Casa degli Artisti sia un luogo di connessioni per tutti. Info. www.casadegliartisti.net, per prenotazioni via WhatsApp: 3427992990

    Indirizzo: Corso Garibaldi 89/A o con ingresso da via Tommaso da Cazzaniga

    Telefono: 3427992990

    Website: https://degustazione.org

  • Dumpling Mywei

    Perfetto se cercate un posto poco dispendioso, allegro, semplice ma curato nei dettagli (ad esempio è quasi perfettamente accessibile). Locale quindi piccolo ma completo, si trova davvero a pochi metri dalle gradinate che portano al Teatro Strehler. Prima, 8 anni fa, qui c’era solo un bar, gestione cinese. Da due anni e mezzo la stessa famiglia ha convertito la sala in una piccola ravioleria cinese — o dumpling bar, per dirla all’Inglese. Il nome fonde il termine cinese Meiwèi — il cui significato è “delizioso” — con l’espressione inglese My way, a modo mio. Un luogo gestito e frequentato da giovani, per gustare, prima o dopo spettacolo, ravioli cinesi freschi preparati secondo l’antica tradizione, ma ogni volta sempre diversi. Aperti tutti i giorni dalle 11:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 23:30.

    Indirizzo: Via Rivoli, 2, 20121 Milano

    Telefono: 3737538973

    Website: https://www.myweibar.it/

  • La Libera

    Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile ingleseapre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il LiberatoIl menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.

    Indirizzo: Via Palermo, 21, 20121 Milano

    Telefono: 028053603

    Website: https://lalibera.it/it/menu/

  • Pandenus Bistrot

    Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E  perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale.  Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!

    Indirizzo: via Mercato 24

    Telefono: 028693391

    Email: mercato@pandenus.it

    Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/

  • Rovello18

    E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.

    Indirizzo: via Tivoli 2

    Telefono: 0272093709

    Email: rovello18@gmail.com

    Website: https://www.rovello18.it/

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