Il Cimitero Incantato di Thomas Mann

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Chiudi gli occhi e voli via, Recensioni

Pubblicato Agosto 1, 2024

FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA PHOTO CREDITS: @Franco Guardascione
FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA PHOTO CREDITS: @Franco Guardascione

Tra le lapidi dei 30mila giovani soldati tedeschi morti durante la Seconda Guerra Mondiale sul fronte della Linea Gotica sul Passo della Futa si svolge il nuovo spettacolo della compagnia archiviozeta che rilegge "La Montagna incantata" dell'autore tedesco. Nasce qui la pagina "Chiudi gli occhi e voli via", con consigli estivi per spettacoli fuori città

Prendete un intero cimitero militare e rendetelo una scenografia: è ciò che sta facendo, e non è la prima volta, archiviozeta, l’associazione culturale e compagnia teatrale fondata nel 1999 da Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni, autori e produttori indipendenti. Il loro lavoro si concentra in particolare sul tema della Memoria del ‘900 in Italia e in Europa, e hanno già ricevuto numerosi riconoscimenti: come per La Notte di Elie Wiesel, del 2002, e spettacolo ripreso in un nuovo allestimento nel 2023/24; il laboratorio La Zona Grigia da I sommersi e i salvati di Primo Levi, per adulti e scuole superiori, ideato e condotto in collaborazione con la Scuola di Pace di Monte Sole, dal 2010 ad oggi. Nel 2014 hanno vinto il Premio Rete Critica, nel 2023 erano finalisti al Premio Ubu come miglior progetto speciale, nel 2024 primi in graduatoria tra i progetti teatrali speciali del MIC FUS.

Veduta del Cimitero Militare Germanico della Futa, credit @MartaCalcagno
Veduta del Cimitero Militare Germanico della Futa, credit @MartaCalcagno

Stringendo l’obbiettivo, nel triennio 2022/2024 hanno ideato e prodotto la messinscena del romanzo La montagna incantata di Thomas Mann, che hanno scelto di mettere in scena in tre parti nel Cimitero militare germanico del passo della Futa (FI), luogo in cui la compagnia bolognese lavora ogni estate dal 2003.

Veduta del Cimitero Militare Germanico della Futa, credit @SilvestroSerra

E così, anche lo scorso venerdì 26 luglio, Milanoateatro era a mille metri di altitudine, tra Firenze e Bologna, sull’Appennino tosco-emiliano, nel Cimitero militare germanico costruito tra il 1962 e il 1965 su progetto di Dieter Oesterlen.

Inauguriamo con questa recensione la nuova pagina estiva Chiudi gli occhi e voli via, con consigli per spettacoli visti fuori città: fino al 18 agosto va in scena la terza e ultima parte del romanzo in un Cimitero militare emblematico. Vi sono seppelliti più di 30mila giovani soldati tedeschi mandati a combattere sulla Linea Gotica, è il maggiore sacrario germanico in Italia. Occupa un’intera discesa o salita: un muro di 2mila metri avvolge la montagna fino in cima e circonda i sepolcri dei caduti. Erano tutti ragazzi, e lo testimoniano le date di nascita e morte che facilmente saltano all’occhio percorrendo tutto il cimitero a piedi durante lo spettacolo, caddero in quanto soldati.

FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA PHOTO CREDITS: Franco Guardascione
FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA. Credit @FrancoGuardascione

E’ qui che, nell’anno del centenario della pubblicazione de La montagna incantata, dal tramonto, ore 18, e per due ore, si entra anche fisicamente nella storia raccontata dall’autore tedesco: è proprio lui, Thomas Mann, interpretato da Andrea Maffetti, ad accogliere i visitatori all’ingresso del cimitero. Capotto color cammello, pantaloni e golf a collo alto nero, cappello e sigaro, che indossa per la creazione del personaggio, sono appesantiti da una recitazione affettata e didattica nel monologo introduttivo, sembra quasi una lettura. Per fortuna il tono, fin troppo concitato all’inizio, si stempera anche nella comunione tra tutti gli attori in una maggiore naturalezza nel corso dell’opera, che anzi crea una serie di situazioni varie attraverso il Cimitero, per uno spettacolo in cui parola, musica (la partitura è di Patrizio Barontini, per vari strumenti suonati in scena dagli attori stessi), e azione sono tutti elementi di pari importanza e intrinsecamente legati con il territorio.

FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA PHOTO CREDITS: Franco Guardascione
FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA. Credit @FrancoGuardascione

Si sale subito nel punto più alto del Cimitero, e partono una serie di scene suggestive che, seguendo la storia di Hans Castorp, il protagonista del romanzo interpretato da Giacomo Tamburini, portano a riflettere sul tema dell’inutilità della guerra, per qualsiasi parte la si combatta, vincitori o vinti. Castorp è il giovane ingegnere di Amburgo che nell’estate del 1907 si reca nel sanatorio svizzero di Davos in visita al cugino malato di tubercolosi. Hans viene attratto dall’atmosfera del sanatorio, macabra e voluttuosa, ed è felice di sapere che una malattia ai polmoni gli impedisce di ritornare in pianura, dove gli uomini conducono la loro piatta esistenza. La “montagna incantata” su cui sorge il sanatorio è un luogo mitico, al di fuori del tempo, in cui tutto sembra possibile. Hans cede alla passione per una signora russa, Clowdia Chauchat, Enrica Sangiovanni, che lo lega ancor più profondamente al mondo del sanatorio. Conosce l’italiano Settembrini, Gianluca Guidotti, il gesuita Leo Naphta, Giuseppe Losacco, e l’olandese Peeperkorn, Andrea Maffetti.

FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA
PHOTO CREDITS: Franco Guardascione
FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA, credit @FrancoGuardascione

Finchè c’è vita, c’è dibattito. Nella prima scena, arrivati nel punto più alto del Cimitero, siamo in ospedale: infermieri in camice bianco, d’epoca, assistono i pazienti, in abiti primo Novecento, che sono qui rinchiusi, eppure possono leggere i quotidiani. Ecco che i rumori della Grande Guerra abbagliano anche qui, sprofondando anche singoli uomini, pur malati, in lotte e litigate per affermare una propria posizione. Ed eccoci nella seconda scena, in cui, superati gli azzuffi della prima, attraverso il confronto dialogico con i suoi compagni di istituto, si compie il lungo tirocinio pedagogico di Hans. Settembrini è fiducioso nella scienza e nel progresso: per lui Hans deve allontanarsi da questa montagna-rifugio-ospedale e tornare nel mondo reale. Naphta invece è nichilista e sfiduciato: fuori c’è solo violenza e morte. Morirà suicida nella terza scena. Peeperkorn ama la vita.

Lo scoppio del­la grande guerra sconvolge questo mondo, fa fuggire gli ammalati e costringe Hans, dopo sette anni, a scendere dalla “montagna incantata”. Si cambia visione del Cimitero: eccoci sul fianco opposto da cui siamo saliti, e si raggiunge una radura davanti a un filare di alberi (sempre circondati da tombe): Castorp, dopo 7 anni di ospedale, decide finalmente di affrontare la vita. Il che significa però arruolarsi, entrare in Guerra come volontario.

FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA
PHOTO CREDITS: Franco Guardascione
FOTO “LA MONTAGNA INCANTATA” ARCHIVIOZETA – TERZA PARTE ALLA FUTA. Credit @FrancoGuardascione

Ecco che tutti gli 8 attori, accompagnati dal violoncello di Francesco Canfailla, cantano Ihr Bruder in den Stadten dort (Voi fratelli nelle città), canzone contro la Guerra, e recitano la scena finale: gli attori rivelano, indossando una maschera, la tragicità dell’esistenza umana: “siamo timide ombre trascinate dallo spirito del racconto”. “Dove siamo? Cos’è tutto questo?”: si esce dalla narrazione del romanzo e si entra anche nella storicità del Cimitero. Qui passarono 3mila ragazzi tedeschi per combattere, ne morirono mille, e sono qui sepolti con tutti i 30mila caduti nella Linea Gotica. Si rievoca “l’orrore della fatalità nazista in arrivo”, e con essa la condanna di tutte le Guerre: portare alla memoria quell’odio tra uomini “in questo teatro di Marte” è lo scopo, forte e riuscito, dello spettacolo. Il 22 e 23 marzo 2025 all’Arena del Sole di Bologna sarà possibile vedere tutte e tre le rappresentazioni unite (7 ore) all’Arena del Sole di Bologna.

Ultima scena del "La montagna incantata" ne Cimitero Militare Germanico della Futa, credit @MartaCalcagno
Ultima scena del “La montagna incantata” ne Cimitero Militare Germanico della Futa. Credit @MartaCalcagno

DURATA: 2 ore

26 luglio-18 agosto, Cimitero militare germanico del passo della Futa

INFO. Via San Jacopo a Castro 59/A, Passo Futa, Fiorenzula (Fi). Posti limitati prenotazione obbligatoria – www.archiviozeta.eu – 334 9553640

Ingressi: intero 26€ – ridotto 16€

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Ristorante Passo della Futa

    Fondato e gestito fin dal 1890 dalla famiglia Sozzi Poletti (giunta adesso alla sesta generazione) si trova, come è facile intuire dal nome, proprio sul Passo della Futa ad una altezza di 903 m, nell’alto Mugello. L’accoglienza è generosa ed esperta, offre piatti tipici della tradizione a prezzi modici (salumi artigianali, la ribollita, la pappa al pomodoro, le tagliatelle, il rinomato pollo fritto e la Fiorentina) e accompagnati da un buon Chianti. E’ un punto di sosta obbligato per appassionati di motori e di ciclismo. Questa strada è stata, infatti, teatro di sfide sportive epiche come la 1000 Miglia, il Circuito Stradale del Mugello ed il Giro d’Italia.

    Chiusi il giovedì, è gradita la prenotazione

    ,

    Indirizzo: Via Traversa-Futa, 1484 - 50030 Firenzuola – Fi.

    Telefono: 39055815255

    Email: passodellafuta1890@gmail.com

    Website: https://www.passodellafuta.com/

  • Hotel La Felicina

    Delizioso alberghetto nella piazza centrale del piccolo borgo di San Piero a Sieve nel Mugello, nasce nel 1800 gestito dalla locandiera Felicina, che tutt’ora gli dà il nome. Aerei da collezione di varie dimensioni, fotografie d’epoca, dettagli di alta moda e arredi vintage rendono la Locanda un posto unico: è gestito ancora dalla famiglia originaria, che ora vede in Carlo Ducci, giornalista caporedattoredatttore attualità di Vogue Italia per anni e braccio destro di Franca Sozzani, il regista di questa nuova attualizzazione dell’Albergo, tra originalità e tradizione. Una decina di stanze in tutto, curate, ricche di dettagli estetici che mischiano abilmente varie epoche, l’Albergo poi si vive anche per gli originali spazi comuni, compreso il giardino, e l’esperta accoglienza delle ragazze che preparano la prima colazione italiana di prodotti tipici e anche attenta alle esigenze varie (senza glutine, affettati, uova).

    Info. http://www.hotellafelicina.com/

     

     

    info@hotellafelicina.com

     

     

    prenotazioni al + 39 3272949780

    Indirizzo: Piazza colonna 14, 50038 SCARPERIA E SAN PIERO, MUGELLO (FIRENZE)

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    Email: info@hotellafelicina.com

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1 commento

  • Andrea Sacerdoti

    Interessante recensione !
    Luoo certo da visitare comunque

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