I “Giorni felici” dell’Elfo sono giorni tollerati: manca approfondimento.
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Marzo 23, 2024
La drammaturgia beckettiana apre ampi spiragli di riflessione sul mondo di oggi, che nella lettura registica di Frongia non vengono affrontati in modo esaustivo
Il problema non è l’attrice, Elena Russo Arman, e nemmeno l’attore, Roberto Dibitonto. E’ forse il regista, Francesco Frongia: il loro Giorni felici, fino al 21 aprile al teatro Elfo Puccini, si limita ad essere una buona esecuzione, scolastica e attendibile, della drammaturgia di Samuel Beckett (nella traduzione di Gabriele Frasca). La montagnetta in cui Winnie-Arman è bloccata, inconsapevolmente, e da cui vive tutte le sue giornate, c’è. Wille, Dibitonto, si aggira schiacciato e represso, come nell’originale. Tutto funziona, anche le scene e i costumi di Ferdinando Bruni, che rispecchiano esattamente la drammaturgia: Winnie che non molla, o almeno cerca di non mollare, le sue quotidiane abitudini nel prendersi cura di sé, utilizzando gli oggetti che tira fuori uno ad uno dalla borsa, risultando a suo modo fresca e curata seppur nella difficile condizione in cui si trova, bloccata in una montagna di terra. Tutto funziona, quindi, ma niente aggiunge.
E questo è il problema di questo spettacolo: un testo tanto pronto, perfetto, e con alle spalle regie di storica importanza per la storia del teatro (il pensiero va subito alla Winnie di Giulia Lazzarini diretta da Giorgio Strehler per il Piccolo Teatro nel 1981-‘82, più angosciante e ricca di sfumature, meno certa delle sue poche convinzioni, quindi più completa) per essere ricordato dovrebbe davvero colpire per una capacità interpretativa che vada oltre l’esecuzione.
Mentre questa, per l’Elfo, è la prima produzione della drammaturgia beckettiana: Winnie e Willie sono, nel testo dell’autore irlandese, due esseri rimasti, due ultime specie in un mondo (il nostro) che si sta estinguendo. Dice Frongia: “Se un giorno il mondo per come lo conosciamo dovesse smettere di esistere, che senso avrebbe avuto la nostra vita? Cosa vuol dire esistere, per chi esistiamo, per cosa ci affanniamo? Il mondo non è fatto dalle possibilità e, men che meno, dalle scelte che compiamo. Il mondo è quello che è, l’unica cosa che possiamo fare è prenderne atto”. È forse la capacità di accettazione che la Arman rende esplicitamente che toglie allo spettacolo la sua forza espressiva: è inutile, in un momento storico come quello attuale in cui, al contrario, i motivi per cui esistono gravi problemi riguardati guerre e ambente sono chiari e espliciti: l’uomo. E bisognerebbe al contrario prenderne atto. “Giorni felici ci mette anche di fronte all’inevitabilità del tempo, ammesso che esista e non sia anch’esso un’invenzione -dice ancora il regista-. Winnie ricorda e riflette sulla fortuna di aver avuto una vita che le permette, ora che è bloccata, di sopportare la condanna di vivere. Che bel mondo deve essere stato quello dove ha vissuto la nostra Winnie!”. Uno spettacolo che, insomma, per il teatro in cui si trova e per il modo in cui è reso, risulta un po’ troppo poco approfondito, soprattutto in questo periodo storico.
Durata: 90 minuti
Info. Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano
Orari spettacolo: martedì ore 21 | mercoledì e giovedì ore 20 | venerdì ore 20.30
sabato 19.30 | domenica ore 16.30
Prezzi: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bistro Olinda
Propone piatti semplici, da poter consumare se necessario in poco tempo, anche vegetariani e vegani, oltre alle nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana o le incursioni di ricette etniche. I dolci sono fatti in casa, la scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali. Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano per ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.
Indirizzo: Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Website: https://www.olinda.org
Litle Italy
Proprio alle spalle del teatro, a tre minuti di distanza, è una trattoria che fa parte di una catena di locali sparsi tra Milano e l’hinterland. Ma la conduzione risulta familiare, cordiale ed efficiente. Ambiente semplice, due piani di sale e salette arredate con gusto semplice e senza il diffuso show off meneghino. Piatti frutto del mix di culture gastronomiche della casa, cilentane, toscane e salentine, con un pizzico di Basilicata ( i peperoni cruschi) offre una gamma di gustose pizze, fritti, fiori di zucca ripieni, melanzane imbottite, carni e pesce… ma non manca il tocco lombardo con l’immancabile risotto e la cotoletta orecchio di elefante (pure in versione imbottita con mortadella e altro). Prezzi intorno ai 20-25 euro , calice di vino o birra compresi.
Indirizzo: via Alessandro Tadino, 41
Website: https://littleitalymilano.com/
Non solo Lesso
Una sala relativamente piccola e una sotto, scendendo una scala di una decina di gradini massimo. Arredamento accogliente, predomina il legno scuro nei tavoli, i portabottiglie sparsi per il locale, cassettiere e credenze: la parola “tradizione” è la prima che salta in mente entrando da “Non solo lesso”, in via Redi angolo via Jan. Fuori folle di persone si rincorrono tra le vetrine di Buenos Aires, qui, nelle corte vie appena dietro il corso, si respira subito un clima accogliente e rilassato. Breker, il proprietario, viene dalle terre percorse dal fiume Brenta, in Veneto: una vera e propria oasi con paesaggi incantevoli, sia naturalmente che per la ricchezza di ville storiche, monasteri, chiese. Ecco che, nel suo ristorante, la cucina rispecchia tutte queste caratteristiche: una cucina verace, di ingredienti genuini e ricette di tradizione “che si trovano un po’ in tutto il nord Italia” dice Beker. Ecco quindi trionfare il lesso (o bollito, 26 euro per testina, lingua, guancia, coda, cappello di prete, biancostato, geretto, cotechino, gallina serviti con salsa verde, mostarda, rafano, senape), che dà il titolo al ristorante, ma anche da provare il brasato, cotto per più di 3 ore, con la puree (ottima, 20 euro). Se i secondi trionfano (spezzatino, polpettone, cinghiale, straccetti ad esempio, sui 18, più cotoletta o ossobuco alla milanese 26 e 25 euro), da provare, tra i primi, la crema di zucca, 10 euro, i ravioli valtellinesi o le caramelle alla piacentina, 13.
Ristorante Batong
Una sala abbastanza piccola a pochi minuti dal Teatro Elfo Puccini. Si trova in Galleria Buenos Aires 14, ma da un lato si affaccia su strada con ampie vetrate. Un gruppo di giovani camerieri, ragazze e ragazzi, simpatici. Tanti clienti cinesi, segno che la cucina è autenticamente asiatica. Infatti il Ristorante Batong è un unicum tra i locali che propongono piatti orientali a Milano: il menù qui è di piatti provenienti dallo Yunnan, regione nell’estremo sud ovest della Cina. Confina con Vietnam, Laos, Birmania e Tibet: ecco perchè si possono gustare qui ricette innovative oltre ai classici involtini primavera o ravioli al vapore (pur presenti). Imperdibili ad esempio gli spaghetti di riso in brodo piccante con carne di maiale macinata (10 euro). Molti sono i piatti con carne, meno di pesce e c’è anche una scelta di ricette vegetariane.
Chiuso al mercoledì
Indirizzo: Galleria Buenos Aires 14
Telefono: 022043712
Email: ristorante.batong@gmail.com
Rosy e Gabriele
Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.
Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano
Telefono: 0229525930