Al Piccolo va in scena una critica al sistema teatrale attuale
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Marzo 15, 2025

Il drammaturgo e regista uruguaiano Gabriel Calderon porta allo Studio "Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III". Sua la regia, con una traduzione ad hoc per Milano
Spettacolo dinamico, e complimenti a Francesco Montanari per la sua memoria come attore per un testo complesso come Storia di un cinghiale. Qualcosa su Riccardo III, in scena a Milano da ieri, venerdì 14 marzo, fino al 6 aprile al Piccolo Teatro Studio Melato. Classe 1984, romano, è diplomato alla Silvio D’Amico e da almeno 16 anni è attivo in teatro (diretto da Lorenzo Salveti, Valerio Binasco, Michele Placido, Giorgio Albertazzi e molti altri, comunque orientato sul mondo dello spettacolo romano), cinema, tv, video musicali e webserie. Ora è l’unico inteprete della nuova produzione del Piccolo e Carnezzaria, gruppo di produzioni di arti performative la cui direzione artistica è affidata a Emma Dante e Aldo Grompone. In Storia di un cinghiale drammaturgia e regia sono di Gabriel Calderon, classe 1982, cofondatore, nel 2005, in Uruguay, della Compagnia Complot, con cui ha creato una trentina di spettacoli.
Storia di un cinghiale e’ un testo ricco, dinamico, vivace e di una certa complessità per la numerosa presenza di aggettivi, parole, immagini. Per il lavoro al Piccolo il regista si è complimentato con tutti i tecnici, macchinisti, operatori che lavorano in questo teatro: “una macchina teatrale incredibile -ha detto in conferenza stampa-. Tutti hanno cercato di capire me, un uruguaiano. Mi sono ritrovato in una grande squadra pronta per fare teatro”.

Ed è importante sottolinearlo, perché lo spettacolo è tutt’altro che semplice sia per la forma che per i contenuti. L’idea che muove tutto il lavoro è quella della metafora: come Riccardo III nella tragedia di Shakespeare è l’uomo ambizioso e crudele che decide di adottare ogni mezzo pur di arrivare al trono d’Inghilterra, così Montanari è un attore che per tutta la vita avrebbe voluto interpretare il personaggio di Riccardo III. La scena, di Paolo Di Benedetto, è quella di un palcoscenico dell’epoca, perfetto nel Teatro Studio (a forma circolare, esattamente come lo erano i teatri in Inghilterra nel XVI-XVII secolo): tra corde, sipario, ripiani in legno e scale, Montanari racconta la sua opportunità, la sua ambizione, la sua voglia di scalare le tappe e affrettare i tempi per diventare Riccardo III. “Una schizofrenia molto bella da un punto di vista di esercizio, di lavoro” dice Montanari. A suon di parole varie, precise, specifiche, nella metafora potere-azione, re-attore si affacciano le problematiche che infondo furono di Riccardo III, esistono nel mondo degli attori e anche in quello di tutti: competizioni, prese di potere, corruzione, la ricerca di scorciatoie.

“È uno spettacolo sull’identità personale, sociale: il teatro diventa un pretesto per parlare di questo”, spiega sempre Montanari. Oltre ad essere un omaggio a Shakespeare e al suo Riccardo III, infatti, la messinscena sembra un invito a considerare la vita come un momento di teatro: attraverso la parola, il gesto, l’azione, l’attore ci mostra il valore del momento nell’attimo in cui si verifica, prescindendo da ciò che ne rimarrà.
Nel bene, ma anche nel male: come Riccardo III usa la sua intera vita per raggiungere il potere, utilizzando mezzi leciti e soprattutto, non leciti, così l’attore, per arrivare ogni sera sul palco si destreggia tra malelingue, falsità, questioni economiche. E così lo spettacolo tesse una vera e propria critica al sistema teatrale attuale, così attaccato alla ricerca di finanziamenti e di denaro, e al gioco di ruoli, ovvero di funzioni che lavorano nei teatri (direttori artistici, registi, attori, e anche macchinisti, costumisti, truccatori). E a rivolgere un invito verso una maggiore consapevolezza per come si lavora da parte degli artisti, ma anche del pubblico rispetto a ciò cui assiste.
“Il mio regno per un cavallo”, dice Riccardo III, in realtà già sconfitto alla battaglia di Bosworth Field. “Il mio regno per uno spettatore intelligente”, dice l’attore. Ma forse anche lui è già sconfitto, a causa del suo stesso sistema e comportamento.
DURATA: 75 minuti
Piccolo Teatro Studio Melato, via Rivoli 6
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica ore 16.00.
Le recite dal 4 al 6 aprile sono sovratitolate in italiano e inglese.
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bar del Teatro Studio
Esiste in teatro un piccolo bar che offre principalmente caffè e bevande. si può fare un aperitivo tranquillo senza pretese.
Indirizzo: Via Rivoli, 6, 20121 Milano
Dumpling Mywei
Perfetto se cercate un posto poco dispendioso, allegro, semplice ma curato nei dettagli (ad esempio è quasi perfettamente accessibile). Locale quindi piccolo ma completo, si trova davvero a pochi metri dalle gradinate che portano al Teatro Strehler. Prima, 8 anni fa, qui c’era solo un bar, gestione cinese. Da due anni e mezzo la stessa famiglia ha convertito la sala in una piccola ravioleria cinese — o dumpling bar, per dirla all’Inglese. Il nome fonde il termine cinese Meiwèi — il cui significato è “delizioso” — con l’espressione inglese My way, a modo mio. Un luogo gestito e frequentato da giovani, per gustare, prima o dopo spettacolo, ravioli cinesi freschi preparati secondo l’antica tradizione, ma ogni volta sempre diversi. Aperti tutti i giorni dalle 11:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 23:30.
La Libera
Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile inglese, apre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il Liberato. Il menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.
Pandenus Bistrot
Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale. Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!
Indirizzo: via Mercato 24
Telefono: 028693391
Email: mercato@pandenus.it
Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/
Rovello18
E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.
Indirizzo: via Tivoli 2
Telefono: 0272093709
Email: rovello18@gmail.com
Website: https://www.rovello18.it/
Bistrot Degustazione alla Casa degli Artisti
Ospitalità perfetta al Bistrot “Degustazione” nella Casa degli Artisti: arriviamo tardi, senza prenotazione e a cucina quasi chiusa, ma si dimostrano comunque disponibili ad accoglierci. Prendiamo una buona tartar con un bicchiere di vino. Il locale è ampio, spazioso, con una parte in esterno. Esiste anche una terrazza dove si può mangiare, e il servizio è cortese, l’ambiente abbastanza famigliare, di persone che conoscono già il posto. Del resto il locale nasce in una struttura storica per Milano quale la Casa degli artisti, fondata nel 1908 come residenza per pittori e scultori e sovvenzionata dalla famiglia Bogani, mecenati milanesi. E’ poi diventata una casa occupata dagli anni ’70-’90 fino al restauro, voluto dal Comune e conclusosi nel fatidico febbraio2020. A causa del Covid 19 ha dovuto immediatamente richiudere: oggi per tutti, non solo per artisti, la Casa è un luogo d’incontro, e anche il Bistrot fa la sua parte per rendere la struttura accogliente sotto ogni punto di vista. La gestione è affidata a Future Fond, “affezionati al futuro”, impresa fondata da Lorenzo Castellini che “sviluppa progetti e reti in ottica di rigenerazione urbana”, in cui la campagna entra in città. Infatti, affacciato sul giardino pubblico Pippa Bacca, lo spazio “Degustazione” si distingue per il vivaio di erbe spontanee, aromatiche e officinali da ammirare e gustare sul posto. I tavoli all’aperto, sempre del Bistrot, valorizzano il fatto che la Casa degli Artisti sia un luogo di connessioni per tutti. Info. www.casadegliartisti.net, per prenotazioni via WhatsApp: 3427992990
Indirizzo: Corso Garibaldi 89/A o con ingresso da via Tommaso da Cazzaniga
Telefono: 3427992990
Website: https://degustazione.org