La Fondazione Rovati come centro nevralgico di nuovi progetti culturali

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Oltre il sipario

Pubblicato Ottobre 7, 2024

Lorenzo Bartolini, "Carità educatrice", credit @walterpadovani
Lorenzo Bartolini, "Carità educatrice", credit @walterpadovani

Dalla mostra "Il volto e l'allegoria", per cui ha inaugurato anche uno speciale programma per le visite accessibili, al progetto appena presentato "Etruschi del Novecento" con il Mart di Rovereto

Lorenzo Bartolini è uno scultore toscano (Prato, 1777) che, forte di un apprendistato in botteghe dove impara a lavorare l’alabastro e si esercita in disegni d’ornato, a ventidue anni parte per Parigi: in pochi anni acquisisce un grande prestigio nella capitale francese, tanto che già nel 1807 viene nominato professore all’Accademia di Carrara e diventa uno degli scultori ufficiali di Napoleone Bonaparte. Cosa conquista il mondo della nobiltà parigina, milanese e italiana del suo lavoro (anche per la contessa Rosa Trivulzio Poldi scolpisce Fiducia in Dio), oltre che inglese, russa e spagnola? Lo si vede alla Fondazione Luigi Rovati, che il 25 settembre ha inaugurato la mostra Il volto e l’allegoria. Sculture di Lorenzo Bartolini, a cura di Carlo Sisi, fino al 16 febbraio.

Arrivando al Piano Nobile si ha subito un’idea chiara dell’esposizione che si sta per visitare, come sempre ospitata e immersa nella preziosa collezione Rovati che è esposta a rotazione nella nuova sede di Corso Venezia 52: la prima scultura che si trova è La Carità educatrice, in marmo, nella versione realizzata nel 1846. L’opera originaria venne commissionata a Bartolini dal granduca Ferdinando III di Toscana nel 1817. La scultura rappresenta, fra naturalismo e allegoria, la figura di una donna che porta in braccio un bimbo appena nato, e contemporaneamente tiene amorevolmente, ma severamente, a bada un bambino in piedi che le poggia contro la veste: senza perdere la calma e mantenendo il viso vicino alla testa del bebè, è concentrata sul maggiore: col dito gli indica di prestare attenzione alla breve pergamena che il fanciullo tiene tra le mani. Un ritratto dolce, certo, ma anche una già viva rappresentazione della donna multitasking allora come oggi, ovvero che in uno stesso momento riesce a soddisfare vari e diversi ruoli, madre e educatrice. E’ bella, è curata nella veste e nella capigliatura, ma in quel momento non è al suo aspetto fisico che sta pensando: è concentrata nel momento che sta vivendo. E il saper andare nella profondità dell’analisi sociale del suo tempo è ciò che rese e rende Bartolini uno scultore prezioso: “due sculture di Lorenzo Bartolini venute recentemente alla ribalta del pubblico e degli studiosi, hanno suggerito di allestire intorno ad esse una mostra che tocca due temi, il volto e l’allegoria, squisitamente romantici ma nello stesso tempo affini per vari aspetti a quelli dell’arte contemporanea oggetto delle traiettorie, fra archeologia e contemporaneità, proposte dalla Fondazione Luigi Rovati” ha spiegato Carlo Sisi all’apertura della mostra.

Come si può vedere nella seconda sala, Lo Spazio Bianco: 5 busti di nobildonne dell’epoca, realmente esistite, vengono rappresentate precisamente nel volto, frutto della ricerca anche della fisionomia psicologica di ciò che Bartolini scolpisce, e nella capigliatura, che è un chiaro simbolo di trasformazione culturale del tempo. Attraverso la realizzazione minuziosa delle pettinature del momento Bartolini vuole testimoniare la cultura sociale in voga. La resa, infatti, elegante e minuziosa del gioco dei capelli e dell’acconciatura dei ritratti femminili in mostra – busti in marmo e in gesso, insieme a una selezione di riproduzioni fotografiche di altri ritratti scultorei dell’artista – diviene nella poetica di Bartolini una propria specifica estetica, autonoma nel generare linee e forme. Nella Sala Armi è ricostruita la complessità del percorso creativo dell’artista che si muove tra queste dimensioni, passando dalla forma del modello ai prototipi, fino ad arrivare all’opera.

Per una mostra che ha un chiaro intento anche educativo alla bellezza, per tutti. Al punto che con l’esposizione Il volto e l’allegoria la Fondazione Luigi Rovati, insieme a Cooperativa La Meridiana, hanno presentato i risultati della fase sperimentale del progetto Stare bene insieme: al via il percorso di visita in autonomia al museo per persone affette da malattie neurodegenerative. Si tratta una nuova possibilità di visita museale rivolta alle persone con patologie neurodegenerative e ai loro accompagnatori, realizzato in collaborazione con la Cooperativa La Meridiana. “La visita museale si svolge in autonomia -spiega la Fondazione- non è una visita guidata di gruppo. Care giver e persona accompagnata possono gestire la visita secondo le proprie necessità e interessi”. E continua: “I percorsi si snodano sui due piani museali e sono illustrati da libretti guida accompagnati da video esplicativi di tutte opere selezionate nei percorsi. I testi vengono redatti nuovamente per essere più comprensibili come contenuti, carattere, colori”. E attenzione: “Apprendere non è il fine: lo scopo è far provare sensazioni, che peraltro poi i protagonisti di queste visite poi ricordano“. E, come sempre, alzando un coperchio si scopre un mondo: “Questi programmi non sono così diffusi. Le realtà che operano nel campo si conoscono, ma non collaborano. Non sappiamo spiegare perché. Spesso i progetti vengono avviati, danno ottimi risultati, ma poi nn trovano finanziamenti e non hanno continuità”. Dopo una fase di studio della letteratura e la stesura del protocollo di ricerca, a novembre 2023 è stato presentato il progetto. Dopo aver coinvolto 12 diadi costituite da persone con demenza seguite presso le strutture della Cooperativa Meridiana e dai loro caregiver, da gennaio ad aprile 2024 si è svolta la fase di sperimentazione dei percorsi di visita al Museo d’arte per un totale di 35 visite. Lavorando a stretto contatto con la Cooperativa La Meridiana, Fondazione Luigi Rovati ha raccolto i dati sul benessere generato dalla visita museale, sul gradimento dell’esperienza e il feedback sull’efficacia dei percorsi di visita proposti. La successiva analisi dei dati ha mostrato come l’esperienza sia stata positiva per entrambi i componenti della diade, creando anche momenti di socialità esterni al museo nei relativi gruppi di appartenenza (la RSA o la comunità familiare).

Ancora troppo pochi hanno capito che il sostegno moderno e contemporaneo al mondo della disabilità è il futuro, così come non sono tanti i musei in cui si incrociano epoche storiche e categorie artistiche, che è il segno distintivo della Collezione Rovati. Partendo dal nucleo originario della collezione, di arte etrusca, infatti, si arriva ad opere commissionate ad artisti contemporanei. Come la prossima mostra, presentata in Fondazione venerdì 4 ottobre, Etruschi del Novecento, che vede la nuova e dinamica collaborazione tra il Mart di Rovereto e la Fondazione Luigi Rovati. “Abbiamo accettato con entusiasmo questa collaborazione con il Mart che consolida la nostra costante ricerca di dialoghi fra il mondo etrusco e gli artisti che nel tempo ad essa si sono ispirati” ha commentato Giovanna Forlanelli, Presidente della Fondazione Luigi Rovati. A cura di Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Giulio Paolucci, Alessandra Tiddia, aprirà prima al Mart (7 dicembre 2024 − 16 marzo 2025), per poi arrivare a Milano in Fondazione (2 aprile 2025 − 3 agosto 2025).

Si tratta di un grande progetto espositivo sulla fortuna che ebbe la cultura etrusca sui moderni e sui contemporanei, che coinvolge due città e oltre 200 opere esposte: un dialogo tra grandi capolavori dell’arte moderna e reperti archeologici a cui si aggiungono decine di documenti, libri, fotografie, riviste: si racconterà di come la civiltà etrusca abbia influenzato, a più riprese, la cultura visiva del secolo breve. A partire dai ritrovamenti archeologici e dai tour etruschi, organizzati a cavallo tra il XIX e il XX secolo, fino alla Chimera di Mario Schifano, eseguita durante una performance a Firenze nel 1985, in occasione dell’inaugurazione del cosiddetto anno degli etruschi. Una vera e propra “febbre etrusca” ha attraversato tutto l Novecento, come l’ha definita Vittorio Sgarbi: “da Martini a Serafini, e che indica un percorso non classico, ma espressionistico, deformante dell’arte del Novecento, una vera e propria estetica della deformazione senza tempo”.

INFO. Fondazione Luigi Rovati, corso Venezia 52

www.fondazionelugirovati.org, museogentile@fondazioneluigirovati.org

Tel. 02-38273001

ORARI. Aperto da mercoledì a domenica, ore 10.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00). Chiuso lunedì e martedì, 24 e 25 dicembre.

APERTURE STRAORDINARIE. Il Museo d’arte apre eccezionalmente nei seguenti giorni festivi: 1° novembre, 7 – 8 dicembre, 5 – 6 gennaio ore 10.00-18.00 (ultimo ingresso ore 17.00); 26 dicembre e 1° gennaio ore 12.00-18.00 (ultimo ingresso ore 17.00).

INGRESSI. 16 € Intero, 12 € Ridotto, 8 € Teen (da 11 a 18 anni)

Ingresso gratuito: bambini fino a 10 anni, persone con disabilità con un accompagnatore

Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese

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