In Triennale la “chiave del genio” di Fiorucci spiegata in una mostra

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Oltre il sipario

Pubblicato Novembre 6, 2024

La retrospettiva che ha aperto ieri mattina va nel profondo della carriera dell'imprenditore milanese. Secondo Boeri "era capace di accogliere tutto, dando un posto e una collocazione".

Non aspettatevi di entrare in quel bazar colorato e strabordante che era il Fiorucci di corso Vittorio Emanuele a Milano, luogo di ritrovo oltre che negozio: la mostra in Triennale, Elio Fiorucci, che apre al pubblico oggi, 6 novembre, fino al 16 marzo 2025, a cura di Judith Clark con progetto di allestimento di Fabio Cherstich, mette in luce quello che potrebbe essere il lato apparentemente B di Elio Fiorucci, l’imprenditore milanese classe 1935 che fino al 2015, anno della sua morte, ha saputo condizionare con un pizzico di allegria, colore, vivacità, ironia, il costume e i gusti dei milanesi anzitutto, ma non solo.

L’allestimento rigoroso accompagna il visitatore con severa attenzione nel discernimento delle varie fasi della carriera dell’imprenditore, cool hunter, fondatore dell’omonimo marchio. Per una mostra che non mette in evidenza il clima multiforme e allegro che si respirava appena scese le scale dello store di piazza San Babila: profumi, colori, persone accalcate che curiosavano e uscivano anche senza comprare. Andare da Fiorucci era un modo per ritrovarsi e ogni volta andare a tuffarsi in un altro mondo. Si sottolineano, invece, le tappe di vita artistica eprofesionale che hanno portato l’uomo e, per così dire, il marchio, a diventare ciò che oggi sono.

Nel suo allestimento, quindi, l’esposizione in Triennale restituisce più il lavoro necessario da parte dell’imprenditore milanese per poter far sognare tutti, che l’effetto sulle persone. “Era una persona molto precisa -conferma Stefano Boeri, architetto e presidente della Triennale dal 2018. È stato lui a volere questa mostra-. Fiorucci sapeva unire il caos estetico dei linguaggi più diversi, ma poi era minuzioso, molto pignolo, molto attento. Non c’era una parte del suo negozio che non fosse studiata, guardata. E questo rappresenta la chiave del suo genio: insieme capace di accogliere tutto, ma dare poi a tutto un posto e una collocazione”.

Un discernimento e un’attenzione applicati nell’intento, riuscito, a partire dagli anni Settanta, di rivoluzionare il costume, la moda e la scena dell’arte contemporanea in Italia. Grandi tavoli, ampi, disposti in mezzo alle lunghe sale-corridoio della Triennale, espongono in ordine cronologico vari aspetti della sua biografia e articolata carriera. E, a ben vedere, la mente salda che sta dietro a tutta questa fantasia liberata emerge fin dalla prima parte della mostra: si trova allestito un banco di scuola. Non è davanti ad una lavagna, ma ad una finestra: da ragazzino, spiega la voce fuori campo di Fiorucci recuperata dalla curatrice nelle sue ricerche, la famiglia era scappata da Milano a causa della guerra e le bombe. ”La finestra al posto della lavagna evoca l’idea che in Elio il sogno, il viaggio e la ricerca di un’atmosfera giocosa sono da sempre presenti”, spiega Cherstich. Sul banco la riproduzione del tema “Come desidero e come immagino il mio avvenire” che Fiorucci Elio, così dice l’intestazione, scrisse ancora adolescente. Si può leggere tutto, e si capisce che era un bambino già coi piedi per terra: “Da come desidero a come immagino che sarà il mio avvenire penso che ci sia molta diversità, perché difficilmente nella vita si riesce a realizzare ciò che si desidera”. E continua: “Io desidererei poter avere nella mia vita tutte quelle soddisfazioni che dovrebbe dare un lavoro fatto per proprio conto. Un commercio ad esempio, con tutte le sue soddisfazioni per gli affari ben riusciti e tutte le apprensioni per quelli incerti”. E conclude: “immagino che il mio avvenire sarà quello di commerciante. Non importa se non riuscirò pienamente nella mia professione. Continuerò a lottare, a sperare, perché penso che sia in questo la vera gioia di questo lavoro”. E conclude: “Il commerciante non è che un giocatore, non sa staccarsi dal tavolo da gioco anche se perde”.  

Ecco quindi una mostra che si aggrappa a questa consapevolezza e la rende la chiave di lettura per interpretare una personalità che ha saputo comunicare con tutti quelli che sono entrati in un suo negozio, a Milano soprattutto: “non è una biografia pettegola -specifica Judith Clark-. Certo, è una mostra cronologica sulla sua vita, ma mi sono permessa di divagare con approfondimenti su momenti importanti per Fiorucci”. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non ci sono tanti documenti su Fiorucci nel Mondo: “abbiamo collaborato soprattutto con la famiglia -continua la curatrice-, e le collezioni private. Abbiamo voluto far cantare gli oggetti: non sono necessari troppi dettagli, ognuno di voi ha sicuramente i suoi ricordi in ciò che è esposto”.

Una mostra che si rivolge a tutti: non è necessario essere esperti d’arte o di design per conoscere Fiorucci e rivivere la sua straordinaria ed esuberante fantasia. Milano dedica a questa figura l’esposizione più grande e ricca di opere e documenti mai realizzata, restituendone le varie dimensioni creative e la forza della sua fantasia, che ha saputo rivoluzionare la moda anzitutto, ma anche il costume e in arte l’arte contemporanea a partire dagli anni Settanta. Puntare sul “passaparola”, la passione per le pin-up, per il kitsch, per la favola: unire e accostare citazioni d’arte (i Putti) a spunti letterari (“Il Piccolo Principe”), passando da Andy Wahrol a Bianca Neve e i Sette Nani senza colpo ferire. Sembra infondo che la passione di Fiorucci fossero le persone e tutto ciò che di coinvolgente possono creare, e questa mostra permette di arrivare a questa essenza.

Ecco perchè Boeri, questa mattina in conferenza, si è augurato che “il progetto di questa esposizione non finisca qui: abbiamo istituito la mail eliofiorucci@triennale.org proprio per accogliere i ricordi e i cntributi dei visitatori, per continuare ad animare questa mostra nel tempo”.

6 novembre 2024–16 marzo 2025

Triennale Milano: viale Alemagna 6, 20121, Milano

Orari: martedì–domenica 10.30–20.00 (ultimo ingressoalle19.00)

Info. www.triennale.org, tel. 02-724341

Biglietti: intero: 15 euro / ridotto 12 euro / studenti 7.50 euro. Biglietto giornaliero per visitare tutte le mostre di Triennale Milano: 25 euro

2 commenti

  • Nadia brasca

    Bellissimo articolo. Brava Marta mi sa che dovrai organizzare almeno 2 gruppi. Tutti questi arzilli li fai rivivere. I loro tempi d’oro.

    • Marta Calcagno Baldini

      cara Nadia, grazie! organizzeremo in effetti con Milanoateatro una visita guidata alla mostra. se saremo in troppi faremo due gruppi!

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