Giampaolo Gambi non ha dubbi, “Volevo fare la showgirl”: una chiacchierata a tutto tondo con l’attore napoletano che sarà al Lirico il 13 aprile

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Interviste

Pubblicato Aprile 7, 2023

L'attore Giampaolo Gambi, credit @GiampaoloGambi
L'attore Giampaolo Gambi

La sua casa è il teatro, ma non i teatranti snob: conosce tutto il repertorio napoletano dal 1500 ad oggi eppure la televisione non gli sta stretta. "Tutti i pregiudizi vengono sconfitti dall'amore'. Parte del ricavato della serata sarà devoluto alla Fondazione Ieo-Monzino

Napoletano classe 1979, “ma adottato da Milano” come lui stesso dice, Giampaolo Gambi viene soprattutto dal teatro: lo zio da parte materna è Gennaro De Sica, il partenopeo, ma celebre in tutta la Penisola, insegnante dei principi dell’antica Scuola italiana di canto (è stato lui stesso allievo di due insigni cantanti del Novecento, il baritono Carlo Tagliabue e il tenore Ernst Häfliger). Un diploma a Pordenone in Commmedia dell’Arte, una laurea in economia e commercio e una formazione di anni, con poi spettacoli e tournée, con Quelli di Grock (2002-2012), a Milano. Il grande pubblico lo conosce perchè lo si è visto tutti i giorni su “Detto Fatto“, il programma che fornisce soluzioni e consigli su moda, cucina, fai da te, animali e mondo green in onda su Rai2 nel primo pomeriggio fino al maggio 2022 e condotto da Bianca Guaccero. Ha partecipato anche alla fiction “Un medico in famiglia” nel 2007, “Don Matteo” nel 2008 e varie altre.

Giovedì 13 aprile, ore 21, Gambi sarà in scena al Teatro Lirico Giorgio Gaber con il suo ultimo spettacolo “Volevo fare la showgirl”, sua drammaturgia dello scorso ottobre (il Lirico, edificato nel 1779, è stato appena restaurato e intitolato a Giorgio Gaber. Accoglie 1517 spettatori).

Parte del ricavato della serata sarà devoluta all’Istituto Ieo Monzino di cui Gambi è ambassador, a sostegno della ricerca dello IEO-Istituto Europeo di Oncologia, e del Centro Cardiologico Monzino.

“Ma adesso, pochi mesi dopo, l’ho già riscritto- dice, intervistato da Milanoateatro in occasione del prossimo debutto-. L’ho aggiornato”.

Lo spettacolo infatti racconta tutti gli ultimi stereotipi sulle paure degli italiani, che secondo te oggi sono “terrorizzati dal politicamente corretto”. Cosa significa?

Bisogna cambiare i parametri: basta col nord-sud, con l’uomo-donna, moglie-marito. Gli argomenti della satira e del cabaret devono evolversi: ormai a Milano si sfondano di fritti e a Napoli mangiano i poke! Insomma, questo spettacolo è un viaggio in un mondo da cui vorrei fornire gli strumenti al mio pubblico per comprendere il senso di certi cambiamenti sociali attuali”.

A quali soprattutto ti riferisci? Quali sono le paure nel 2023?

“Si affrontano temi come l’essere ‘fluidi’, la parità di genere, ma andando a cercare la ragione del maschilismo che ha dominato tutti questi secoli: e se Dio avesse mandato una donna al posto di Gesù? E da qui la famiglia: secondo me oggi prescinde dal sesso, uomo-donna!

Tratti solo tematiche, o meglio stereotipi, così profondi?

“Certo che no, parlo anche del padel, una vera e propria ossessione. Come lo yoga, i vegani… insomma ho scelto di affrontare il mondo di oggi e mostrare come è cambiato”.

Esprimi giudizi?

“No, sono leggero e non prendo posizioni su alcun argomento, e mai sono volgare”.

Cosa fa scattare la risata secondo te?

“Credo che la comicità scatti sempre dal paradosso: stacco gli occhi dalle cose e li appiccico addosso a me, quindi guardo con gli occhi degli altri. E a ciò unisco la mia fisicità, la mia energia, il mio essere carnale. E riesco a passare dal registro comico a quello più emozionale: nello spettacolo ci si commuove anche. Infondo Volevo fare la showgirl è un inno all’amore: tutti i pregiudizi che affronto vengono sconfitti dall’amore. Questo è il segreto”.

Ci sarà la musica?

“Sì, sarò con una band di 4 elementi: lo spettacolo è un one man-showgirl show accompagnato da canzoni classiche e internazionali, miste, suonate dal vivo.

Del resto la canzone ha avuto un ruolo importante nella tua formazione

“Sì certo, il mio zio materno Gennaro De Sica mi portava alle sue lezioni. Io ero seduto magari dietro le quinte e lui mi faceva un cenno di saluto dalla scena. E poi mia madre canta molto bene, e mio padre balla: io il repertorio della canzone napoletana lo conosco tutto: dal 1500-1600 ad oggi. E mia sorella Letizia è una cantante jazz.

Restando nelle tue origini e formazione: dopo una scuola e attività in teatro, anche molto fisico e quasi acrobatico, ora fai più cabaret e stand-up comedy: sono due specialità molto diverse. Cosa è successo nel frattempo, la tv ti ha sedato?

No, nel mio caso la tv ha fatto il contrario: mi ha fatto capire che posso mettere il mio talento al servizio della tv. Chi viene dal teatro può fare questo ragionamento, non il contrario. Non sono lo stesso linguaggio, ma non è un problema: basta saperlo. E comunque quello teatrale poi è un ambiente molto snob, sofferente. Io voglio anche divertirmi. Soffrivo in teatro, quel mondo non mi rappresenta. Io uso la tv come un cavallo di Troia: mi serve per portare la gente in teatro. Ho un pubblico che mi viene a vedere sempre in teatro avendomi scoperto in tv.

E quindi in che mezzo ti senti più a casa, tv o teatro?

La casa per me è il teatro: è il luogo delle certezze. Qualsiasi cosa possa accadere sul palco, la controllo. Non temo l’imprevisto, sono mai agitato, mai teso. È casa per me il palcoscenico. Ad esempio: ero a Roma, Castel S. Angelo, 6-7 anni fa: ero in scena di notte. Mentre recito passa un topo enorme, una pantegana. Attraversa tutto il palcoscenico: ho inserito questo evento nello spettacolo e l’ho tirato avanti per tutta la serata. Ho l’istinto di un cane sotto il tavolo da pranzo: non mi faccio scapare una briciola, tutto è un’opportunità. Un’altra volta ero al Festival d’Avignone con Quelli di Grock: era una matinèe. Salta la luce in tutto il quartiere: capiamo che è il moment di cantare una canzone che era parte dello spettacolo subito, in quel momento. Alla fine della canzone torna la luce! Insomma, per me la diretta, il rapporto col pubblico è fondamentale. E deve avvenire con rispetto: ci sono attori troppo aggressivi con le persone in platea.

Ma tu come attore e autore, puoi dire tutto e parlare di tutto?

Io devo raccontare ogni cosa che accade. Anche ciò che si teme di dire. Il fatto è come le dici le cose: deve esserci misura, non esagerazione, ma coraggio. Si deve poter dire tutto, ma con coscienza. Negli anni Sessanta e Settanta attori come Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello furono censurati e cacciati dalla Rai per aver alluso in trasmissione ironicamente al fatto che Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica, nel sedersi in un palco della Scala accanto al Generale De Gaulle, in visita in Italia, cadde in terra perché qualcuno, pensando di facilitarlo, invece tirò la sedia un po’ troppo. Oggi questi problemi non ci sono assolutamente più! Voglio dire tutto, ma farlo in maniera intelligente.

E vuoi anche toglierti qualche sassolino dalla scarpa con i tuoi spettacoli?

Non sopporto la monotonia di alcuni attori comici di oggi. Già è difficile portare la gente in teatro, e per questo gli spettacoli ormai stanno fuori uno o due giorni.

Chiude persino Zelig

Sì, ma quello perché è stato gestito male. Un vero peccato. Io ci ho lavorato per 5 anni, dal 2010 al 2015: il pubblico c’era è ancora oggi ci sarebbe.

E al Lirico? Eri mai stato prima d’oggi?

Certo, come spettatore. E usavamo una sala di questo teatro per le prove di Taxi a due piazze lo spettacolo che è stato in scena al Teatro Nazionale dal 14 al 26 febbraio scorsi. Per quanto mi riguarda essere al Lirico è un punto di arrivo: era il teatro di Giorgio Gaber!

Un commento su Milano, che come hai detto ti “ha adottato”?

È una città generosa, offre mille possibilità. E ama il teatro: per un attore è importante. Pensa che in Porta Venezia, dove ho vissuto per 22 anni, c’è una pubblicità di questo spettacolo! Per me il Lirico a Milano è un punto d’arrivo.

INFO: Teatro Lirico Giorgio Gaber, via Larga 14

www.teatroliricogiorgiogaber.it, www.admanagementsrl.it

TEL. 02-0064081 – Tasto 2 per Teatro Lirico. SMS o WhatsApp 345-3677167

DURATA: 1ora e 40 minuti

BIGLIETTI: dai 32 euro ai 13 (visibilità ridotta)

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