Pinocchio è tutt’altro che una favola per bambini
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Ciapa'l tram, Recensioni
Pubblicato Febbraio 5, 2025

O almeno così pare per la Compagnia Teatro del Carretto, ospite fino a domenica al Teatro Menotti: artigianalità ed esperienza per una resa artistica e originale
La Compagnia Teatro Del Carretto, ospite al Teatro Menotti da ieri a domenica 9 febbraio, tiene a sottolineare con il suo storico spettacolo, Pinocchio, (lo portano in scena dal 2006) che quella inventata da Carlo Colllodi nel 1883 non è necessariamente una storia rivolta ai giovani (anche se l’autore lo aveva concepito come romanzo per ragazzi). Va specificato prima che si decida di andare con tutta la famiglia durante il weekend pensando a un momento di svago intelligente: meglio di no, data la forza con cui è evidenziata la complessa e cruda prova a cui è sottoposta la -giustficabile- immaturità del piccolo Pinocchio.
La Compagnia, che ha sede a Lucca, con questo spettacolo ha girato dagli Stati Uniti alla Russia e ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra cui il Premio E.T.I., gli Olimpici del Teatro, assegnato allo scenografo Graziano Gregori, e il Premio del pubblico come miglior spettacolo al XIX Baltic House International Theatre Festival di San Pietroburgo.
Maria Grazia Cipriani e Graziano Gregori sono i fondatori del Teatro del Carretto, compagnia che va introdotta per comprendere al meglio le specificità di questo Pinocchio: il loro linguaggio è visionario, fantasioso, supera i confini della lingua e della cultura propria di ogni luogo o territorio, pur non tradendola. Il loro Pinocchio parla toscano, ma la storia non è narrata solo dal dialogo. La scena di Graziano Gregori è un palcoscenico completamente vuoto, solo circondato da una serie di assi nere che si possono aprire e chiudere, svelando dettagli e mondi ogni volta inattesi. Più che una narrazione continuativa, una serie di situazioni rese con pochi elementi artistici e subito la mente vola là, all’avventura di volta in volta evocata: l’incontro col Gatto e la Volpe, il Paese dei Balocchi, la trasformazione in asino, Mangafuoco, la malignità di Lucignolo. Il naso che cresce e l’esigenza di dire bugie per salvarsi non è preponderante, lo è invece l’aiuto della Fata Turchina: ciò che colpisce è che l’immaturità e l’azzardo di Pinocchio corrispondono alla sua fiducia e curiosità per la Vita. Sarà questa la sua arma segreta che alla fine lo fa uscire vincente, al contrario si Lucignolo, che anche diventa Asino, e tale rimane. Pinocchio va fino infondo anche nella disavventura, ed eccolo asino da circo del Paese dei Balocchi: umiliazione, fatica, vivere al massimo la situazione anche da animale. E così, grazie all’indispensabile aiuto della Fata Turchina, che lo trae in salvo dai diversi pericoli, si raggiunge il lieto fine.
Il repertorio del Teatro del Carretto include, tra gli altri, Biancaneve, Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Iliade, Odissea, Bella e la Bestia, Le Troiane, Metamorfosi, Amleto, Giovanna al rogo, Le Mille e una notte e Ultimo Chisciotte.
DURATA: 1ora e 30 minuti
4-9 febbraio, Teatro Menotti Via Ciro Menotti 11, Milano – tel. 0282873611 – biglietteria@teatromenotti.org, www.teatromenotti.org
ORARI SPETTACOLI: Dal martedì al sabato ore 20, Domenica ore 16.30, Lunedì riposo
PREZZI: Intero – 32.00 € + 2.00 € prevendita, ridotto over 65/under 14 – 16.00 € + 1.50 € prevendita
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bar Teatro Menotti
Dopo che Filippo Perego ha acquistato il Teatro Menotti scampandolo dal diventare il parcheggio degli eleganti appartamenti che sono appena nati con la riqualificazione di tutto lo stabile in cui c’è anche questa Sala, al piano terra è stato ricavato un bar. L’estetica è semplice: solo tavolini e un bancone infondo. Se la gestione fosse ancora quella del genitore e figlio che fino a poco fa con gentilezza e eleganza portavano, per 7 euro, al tavolo un buon calice di Falanghina a giusta temperatura, accompagnato da patatine, pizzette e focaccine ottime e salumi (e senza la smania di avere subito il pagamento), l’aperitivo sarebbe stato ancora consigliato. Ora la gestione è passata a Gattò, il ristorante di cucina napoletana e francese (loro stessi si definiscono così) in via Castel Morrone. Il problema è che, non essendoci una sala in più e neanche un vero piano di lavoro, il ristorante arriva in teatro con piatti già preparati precedentemente e freddi. Ad esempio per uno spiedino di tre mozzarelline (micro) e un crodino, chiedono 13 euro. Andando in cassa autonomamente a ordinare, pagare e riportandosi da sè le scelte al tavolo. Un altro trattamento, di minore qualità e a prezzo quasi raddoppiato.
Indirizzo: via Ciro Menotti 11
Giolina
In un ambiente chic senza essere radical, sportivo e elegante nello stesso tempo, una schiera di ragazzi e ragazze servono ai tavoli quelle che chiamare solo “pizza” forse è troppo poco. Da Giolina, in zona Porta Venezia, il segreto probabilmente è la lievitazione della pasta, 48 ore: potete stare certi che non vi rimarrà sullo stomaco. Aperta dal gruppo Arbellini-Brisbane-Saturnino, gli stessi di Panini Durini, Marghe, Pizzium, fino a Locanda Carmelina, Giolina oltre al tempo di riposo della pasta mette al centro di ogni ricetta la qualità degli ingredienti. Credete di poter parlare di acciughe? Certo che no, sono Alici di Cetara. O di mozzarella? Non sia mai, qui si usa il Fior di latte d’Agerola. Ingredienti raffinati, per nomi di pizze nuovi anche se spesso ricalcano quelle più tradizionali. Ad esempio la Margherita qui si chiama Ghitina (8 euro) ed è preparata con pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino DOP, fior di latte d’Agerola, Parmigiano Reggiano DOP 30 mesi, olio extravergine di oliva biologico e basilico fresco. Da consigliare, per chi non ama la mozzarella sulla pizza c’è la Luisina, ovvero la Napoli rivisitata, 11.00 euro: Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop, pomodorini del piennolo del Vesuvio Rossi Dop, alici di Cetara, capperi disidratati, polvere di olive caiazzane, origano di montagna, basilico fritto, olio evo aromatizzato all’aglio. Di fatto come ricette da assaggiare non esistono grandi alternative alla pizza, e non ne sono previste senza glutine per i celiaci. Certo, potreste assaggiare un antipasto: bruschette, friarielli, mozzarella di bufala e taglieri, con prezzi che vanno dai 3.50 agli 11 euro, anche se glutine o lattosio sono, anche qui, praticamente inevitabili. Da bere esiste una buona selezione di etichette e l’ottima birra Ichnusa, filtrata o meno. Da Giolina è presente anche una zona pre-ristorante (anche se non è molto frequentata): una sorta di bancone dove si può prendere un aperitivo. L’accessibilità è trattata come un argomento noto: per facilitare le carrozzine esiste una pedana spostabile da appoggiare sul gradino all’ingresso, unico presente. Il bagno è a norma ed è provvisto anche di un fasciatoio. Lo spazio tra i tavoli in sala consente tranquillamente il movimento di una carrozzina e i cibi si possono adeguare a esigenze particolari di masticamento. Non c’è un parcheggio disabili di Giolina, ma posto in zona dovrebbe trovarsi nelle vicinanze (c’è un mix di parcheggio residenti e a pagamento. C’è anche un parcheggio coperto a pochi metri dal ristorante). Vi arrivano vari tram (9, 19, 23, non sempre, ma anche agibili), l’autobus 54 e 61 (agibili). La metro più vicina è la Rossa, fermate di Palestro o Porta Venezia.
Rosy e Gabriele
Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.
Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano
Telefono: 0229525930
S’incantu
ACCERTARSI CHE SIA APERTO. Che il ristorante sia ora in mano a una vera professionista si intuisce già dall’accoglienza: arriviamo in seconda serata, dopo teatro (dal Menotti sono circa 7 minuti a piedi), e Veronica è seduta con altre giovani donne fuori sui tavolini esterni. Non c’è problema, la cucina del S’incantu è ancora aperta, possiamo accomodarci. Ci accompagna tra i tavoli, con tovaglia bianca, poltroncine arancioni e parquet scuro. Colpiscono i piatti, tutti decorati con fantasie colorate in sintonia con il resto dell’ambiente. “Mettetevi tranquilli, rilassatevi, ora è un momento per voi”. E così, dopo poco, ci porta il menù e cominciamo la nostra piccola avventura nelle terre e l’ottima cucina della Sardegna. Veronica, infatti, è di Muravera (Cagliari). Famiglia di ristoratori, a Milano hanno gestito già molti ristoranti (il Sapori di Mare, il Quarta Carbonaia e altri). Certo, la nostalgia della propria isola rimane, ma la serietà tipica di questo popolo ha il sopravvento. E se si sceglie di seguire un progetto, si fa bene. Ecco che infatti ci vengono serviti dopo un tempo di attesa breve un piatto di ottima fregola sarda e uno di spaghetti con la bottarga. Il Vermentino di Sardegna è d’obbligo, il tutto per il prezzo di 50 euro in due (25 a testa). Da tornare.
Tel. 02-83558231, info@sincantumilano.it
Chiuso solo il lunedì (aperto pranzo e cena dal martedì alla domenica)
Indirizzo: via Gustavo Modena 28
Telefono: 0283558231
Email: info@sincantumilano.it
Website: https://www.instagram.com/sincantu.milano.ristorante/