Da quasi garage a Teatro della Città di Rilevanza Culturale a livello Nazionale
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Stagioni
Pubblicato Luglio 14, 2025

Il Menotti, salvato nel 2020 dall'imprenditore Filippo Perego, con la direzione di Emilio Russo ottiene il riconoscimento che a Milano hanno solo il Parenti e l'Elfo Puccini: "Il mio paradigma? La lentezza"
Per Emilio Russo, classe 1956, Varese, regista e, dal 2010, direttore
artistico del Teatro Menotti, ex Cooperativa Compagnia Stabile del Teatro
Filodrammatici ora TieffeTeatro Milano, fare il direttore significa “mettermi
dalla parte del pubblico, anche come regista lo uso. Io sono anzitutto un
grande spettatore: se mi annoio vuol dire che qualcosa non va” ha confidato il direttore a Milanoateatro. Questo
significa anche scommettere, tentare, rischiare. “Per me il pubblico deve
stupirsi ogni volta, e conoscere -continua-. Può essere una conoscenza divertente,
melanconica, di vari tipi. Noi non dobbiamo far ri-conoscere: questo attore,
regista, spettacolo, so chi o cos’è, vado. Bisogna saper spiazzare: anche una
drammaturgia nota, come La Locandiera, Amleto, può, dovrebbe, fornire nuovi
stimoli: dobbiamo renderla in maniera che ancora stupisca il pubblico, lo
convinca, e ci creda”.
In un’epoca globalizzata, dove la comunicazione corre e
cambia continuamente, questa ricerca approfondita e specifica, dedicata allo
spettatore e alla valorizzazione del nuovo teatro oggi, ha come paradigma “la
lentezza: non voglio bruciare i tempi. Quando uno spettacolo è in scena deve
esserci la possibilità che la voce giri, che si riesca a organizzarsi per
venire a teatro. Che è un luogo dove possono avvenire tante cose, il più bello
di ogni città. L’accoglienza del pubblico si realizza aprendo la sala per
spettacoli diversi, e poi c’è il bar dove anche ci si trova prima per fornire
altre occasioni di incontro e approfondimento”.
Quello di Russo è modo di pensare autentico, profondo, un
metodo di regista e di direttore di teatro che va descritto perchè ha
contribuito alla recente nomina da parte del Ministero dei Beni Culturali del
Menotti come Teatro della Città di Rilevanza Culturale a livello Nazionale. A
Milano sono tre: il Teatro Franco Parenti, l’Elfo Puccini e ora anche il
Menotti. In Lombardia sono 4, compreso il CTB di Brescia, e in Italia sono 20.
“Perché il Ministero ha accettato di conferirci questo
riconoscimento? Perché c’è stata una grande crescita -ha spiegato il direttore
mercoledì scorso in conferenza-. Nel 2018-19 questo teatro stava per diventare
un garage. E’ stato salvato da Filippo Perego, l’imprenditore che
coraggiosamente, ancora in epoca covid, ha investito restaurando completamente
la sala, comprandola e evitando così che diventasse il garage del condominio
sotto cui si trova. Ora il teatro ha più di 50 anni: Perego ha gettato il cuore
oltre l’ostacolo e ci ha affidato la direzione. E’ una grossa responsabilità per
noi”. E si vede che lo pensa davvero: Russo ha una mentalità da imprenditore
culturale, e la qualità della sua offerta è il primo fine della sua ricerca.
Ecco che i numeri gli danno ragione: “dal 2019 a dicembre 2024 c’è un 112% di
crescita ogni settimana –spiega ai giornalisti-: il concetto di teatro pubblico
è fare in modo che la maggior parte di persone arrivi nelle nostre sale. Ma per
raggiungere questo scopo non siamo diventati un teatro commerciale”. Il
successo di Russo sta anche nella sua elasticità: “Non esistono solo i
finanziamenti pubblici- sostiene-. Siamo cresciuti molto anche grazie agli
sponsor. Siamo passati da niente nel 2019 a 70 mila euro da sponsor privati
oggi. I contributi del Ministero sono cresciuti da 416 mila a 536.573. Più
quelli che riceveremo come Teatro della Città”.
E così ecco un cartellone ricco di titoli, e di intenti:
oltre 40 spettacoli, tra teniture lunghe e non, tra la Sala Grande e lo Spazio
Atelier, una novità della scorsa primavera (spazio piccolo, dove solitamente
c’è il bar del Menotti, dedicato ad una programmazione più di concerti,
cabaret, one man show).
Per spettacoli di vario genere e provenienza, e con uno
scopo: raccontare il tempo di oggi. Non a caso la stagione si intitola Come il
tempo, ovvero come si intende la vita e il mondo: “molteplice, sempre in
movimento, di commissioni e relazioni”.
La stagione parte con una dichiarazione di sensibilità: Alessio Boni, l’11 e 12 ottobre, ne Il vetro della clessidra, recita tre
testi d Claudio Magris (Essere già stati e due racconti tratti da Tempo
curvo a Krems). Sullo sfondo di video realizzati da Zumani Film Studio si
udiranno anche le musiche dal vivo del violoncello di Chiara Trentin: racconti
con una vela melanconica sul tema del tempo e la consapevolezza della maturità
a cura di Paolo Valerio. Subito la stagione ci inserisce nel percorso tematico
dei conflitti, che raccoglie altri 10 spettacoli sotto il tiolo di Teatro
disarmato: “una dichiarazione poetica e politica per la pace, contro la guerra
e la sua disumana banalità”. Dal Trittico della Guerra di Gabriele Vacis, 14 e
19 ottobre, (Prometeo, Sette a Tebe, Amtigone), fino a Mattatoio n.5 di
Kurt Vonnegut, L’è el dì di mort, alegher con Enrico Ballardini e Marco Balbi,
Le Olimpiadi del ’36 di Federico Buffa, e Causa di beatificazione di
Massimo Sgorbani o Mephisto da Klaus Mann per la regia di Andrea Baracco,
riflessione sul compromesso e il potere: la memoria e la tragedia si intrecciano
cercando un senso.
Dato l’elogio alla lentezza e l’approfondimento di Emilio
Russo, perché non trovare stessi registi più volte in una stagione? Ecco
infatti che dal 3 all’8 febbraio ritroviamo Roberto Valerio che firma la regia,
in prima milanese, degli Innamorati di Carlo Goldoni, spettacolo che riporta
al presente per la leggerezza e l’inquietudine che sono così spesso insieme. Si
riflette sull’oggi anche ne La Tempesta per la regia di Alfredo Arias (25-30
novembre) e in Delitto e castigo (2-7 dicembre), per la regia di Andrea
Baracco.

Torna anche al Menotti il teatro di figura, mimo, o visivo: Davide
Iodice firma ideazione, drammaturgia, regia e scenografia di un Pinocchio che
è “un vero e proprio manifesto per e sulla disabilità”: la figura del burattino
di legno come un fratello simbolico dei ragazzi con sindrome di Down e autismo,
Williams e Asperger. Pinocchio è il diverso, con la sua carica anarchica e
dirompente. Ancora teatro di figura, ma con spazio alle nuove generazioni in
IF-Sulla Possibilità di un Incontro , spettacolo prodotto da Tieffe Teatro
dopo una selezione avvenuta in giugno tra esperti del settore e della stampa (c’era anche Milanoateatro),
in scena il 17 e 18 febbraio, e un significativo spazio nella programmazione è
dedicato ai grandi autori del secolo breve e ad autori come Stefano Benni con
la rilettura teatrale dell’iconico Il Bar Sotto Il Mare, regia di Emilio
Russo, dal 26 maggio al 7 giugno. Che
firma anche la regia di Ahi Maria! dall’11 al 21 e dal 27 al 31 dicembre: una
produzione Tieffe Teatro per uno spettacolo di teatro canzone in omaggio a Rino
Gaetano.
Info. www.teatromenotti.org,
tel: 02-82873611, via Ciro Menotti 11