Torna al Teatro Leonardo ‘La Locandiera’ diretta da Corrado D’Elia: spettacolo senza tempo. Come il potere della donna

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Febbraio 11, 2023

Il regista è anche in scena nel ruolo de il Cavaliere di Ripafatta. 90 minuti a dimostrazione del fatto che la forza di persuasione femminile non è un diritto acquisito con la storia, anzi.

Esasperandone l’aspetto Pop, Corrado D’Elia, al Teatro Leonardo da ieri al 19 febbraio, altro non fa che restituire la vera essenza de “La Locandiera”, la drammaturgia di Carlo Goldoni scritta nel 1753: se, infatti, per la commedia settecentesca l’opera sconvolse e fu ritenuta un capolavoro per l’indagine approfondita nell’animo femminile, per dipiù di una donna borghese e in quanto tale straordinariamente, per l’epoca, incastrata tra vita famigliare e lavorativa, oggi questa analisi non sortirebbe lo stesso effetto dirompente che ebbe allora. Infondo siamo tutte, chi più chi meno, donne che lavorano e che si districano tra vita sociale e famigliare.

Per restituire la stessa visione della donna, quindi, D’Elia supera la naturalezza e l’essenzialità ora storica che Goldoni richiedeva per il suo teatro e affida il testo originale (o quasi) a dei personaggi-maschera non più della società settecentesca, ma astratti, senza epoca: il Conte di Alba Fiorita, Daniele Ornatelli, e il Marchese di Forlimpopoli, Gianni Quilico, sono viste nella regia come due figure di contorno, quasi immobilizzate nel proprio status sociale. Ortensia, Tino Danesi, e Dejanira, Andrea Tibaldi, le due dame che arrivano alla Locanda di Mirandolina, Chiara Salvucci, a complicare una situazione già movimentata, sono per D’Elia due uomini travestiti, il che aumenta l’aspetto surreale della vicenda isolando la protagonista ulteriormente nel suo ruolo di unica a tenere le fila di un gruppo sempre più sbandato.

Credit @ClaudiaBianco

E proprio qui sta il messaggio che la Locandiera di D’Elia vuole trasmettere: qualsiasi epoca sia quella di riferimento, la figura della donna è quella che, con arguzia e sensualità, maggiormente è in grado di far funzionare gli ingranaggi di una complessa macchina. Che può essere quella di una locanda, come di qualsiasi altra attività: la Salvucci è un’efficace Mirandolina, decisa a rivendicare la propria autonomia e orgoglio a qualsiasi costo. Anche apparendo svenevole, soprattutto agli occhi del Cavaliere di Ripafatta, Corrado D’Elia, che inizialmente dice di odiare tutte le donne: tra favori e lusinghe Mirandolina saprà conquistarlo, per poi però sposarsi con Fabrizio, il cameriere che senza mancia non uscirebbe mai di scena, Marco Brambilla, quello a cui il padre di Mirandolina l’aveva già promessa sposa.

E, attenzione, questo non è certo uno spettacolo sul woman power, né di rivendicazione femminile: togliendo alla commedia ogni riferimento storico, quello che emerge è che la forza di persuasione tipica delle donne non è un diritto acquisito con la storia, anzi.

Teatro Leonardo, via Andrea Maria Ampere 1

ORARI: martedì-sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30DURATA: 90 minuti

INFO: tel. 02-86454545, biglietteria@mtmteatro.it, www.mtmteatro.it

intero 25,00€ – convenzioni 20,00€, ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) 20,00€, Under 30 e Over 65 – 15,00€, scuole di teatro e Università 15,00€, ridotto bicicletta € 15,00, ridotto DVA 12,50€, scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€, tagliando Esselunga di colore ROSSO, prevendita 1,80€

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Trattoria Sole

    Si chiama “Trattoria Sole” perché si scorge lo stabile che ora ospita il ristorante in questione in un fotogramma del film di De Sica “Miracolo a Milano” (del 1951): la scena è quella del raggio luce che scalda per pochi secondi la folla povera e infreddolita. Aarredi vintage cercati con cura e rigore, per sprofondare in quella Milano periferica di cui racconta il film, per gustare ricette della tradizione milanese ma non solo: fusilli al pesto, riso freddo con tonno e capperi, o fusilli con crema al radicchio rosso. Per passare al roast-beef con olio e rosmarino, o alla torta rustica con merluzzo, broccoli e zucchine. Insomma la tradizione lombarda si unisce a quella regionale italiana con spazio per tocchi di fantasia e ispirazioni da tutto il mondo.

    Indirizzo: Via Carlo Valvassori Peroni, 41, 20133 Milano

    Telefono: 022364182

  • Ampere 57

    un’accoglienza estremamente gentile e ricca di attenzioni per un ristorante che sembrerebbe invece uno di quelli in cui il cliente può venire trascurato essendo di grandi dimensioni. Il proprietario è lo stesso dell’officina situata proprio accanto, ecco perchè tutto il ristorante è arredato con fotografie, gigantografie e quadri di macchine d’epoca o Vespe anni Cinquanta.

    Indirizzo: Via Andrea Maria Ampère, 57, 20131 Milano

    Telefono: 0236521125

    Website: https://ristoranteampere57.it/

  • Al’Less

    Una cucina di stile rustico e nutriente, con grande preferenza di piatti a base di carne e con la specialità del lesso (a partire dal bollito misto, con tutti i principali tagli di carne e tutte le salsine classiche come il bagnetto vedre piemontese, la mostarda, il rafano, la pearà veronese). Ma non aspettatevi lo stile di una cascina in campagna: arredi vintage scovati chissà dove, colori e luminosità del locale riportano alla peculiarità che rende il ristorante unico: come per il menù, si reinterpreta a tradizione in modo moderno e innovativo.

    Indirizzo: Viale Lombardia, 28, 20131 Milano

    Telefono: 3455499830

    Website: https://www.alless.it/

  • Baia Chia

    Il primo pensiero che viene in mente mentre si è al Baia Chia, ristorante di cucina sarda in via Antonio Bazzini 37, è “qui tornerò”. Ambiente relativamente piccolo (meglio prenotare), una cinquantina di posti in due salette, in cui tutto è affidato alle mani di Donatella, campidanese, che gestisce con poche parole e molta attenzione. Con lei il figlio, un ragazzo intelligente e sensibile, curioso del mondo che ogni sera entra nel suo locale. D’altra parte chi scopre il Baia Chia sente di aver trovato non solo l’autentica cucina sarda, ma anche lo stesso spirito un po’ schivo, percettivo e aperto-ma-con-riserva dell’Isola. Abbiamo assaggiato (tra la prima volta e le altre in cui siamo tornati) un ottimo antipasto di calamaretti fritti, per passare ai culurgiones (ravioli al sugo di pomodoro ripieni di patate e menta), e  poi il misto di antipasti sardi, la fregola (una sorta di cous cous in versione sarda), e come dessert, la classica seada (raviolo con formaggio fuso ricoperto di miele), accompagnata da un bicchiere di mirto. Da provare, poi, anche le cozze alla vernaccia e il frittino di calameretti. Non sono parchi nel versare vino, se lo prenderete al calice, consigliamo l’ottimo Vermentino di Gallura. Prezzi decisamente ragionevoli (sui 30 euro a testa).

    Indirizzo: via Antonio Bazzini 37

    Telefono: 022361131

    Email: baiachiaristorante@hotmail.it

  • La Cuccuma

    A pochi minuti a piedi dal Leonardo, è l’ideale per un dopo teatro e non solo perché la cucina chiude a Mezzanotte (e se ci sono gruppi possono anche proseguire), ma anche perché è un ristorante-pizzeria che esiste da 50 anni, e l’esperienza si percepisce subito: gentilezza e cortesia del personale, freschezza degli ingredienti per ricette ischitane-napoletane (del resto “cuccuma” è il nome della moka partenopea). Noi abbiamo assaggiato spigola al forno coi carciofi (per 2) e melanzane, e un fritto napoletano di antipasti. Più un bicchiere di vino (71 euro) Quando lo abbiamo provato c’era seduta affianco a noi una tavolata napoletana, come a conferma della qualità. L’architettura interna ricorda quella di una nave, e la conduzione è famigliare.

    Indirizzo: Via Giovanni Pacini 26, 20131, Milano

    Telefono: 022664945

    Email: info@lacuccuma.it

    Website: http://www.lacuccuma.it/

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