“Scene da un matrimonio” 2.0, ma nella consapevolezza dei grandi del passato
Di Giusi Di LauroCategoria Recensioni
Pubblicato Marzo 18, 2024
Parlare di crisi coniugali oggi e aggiungere qualcosa di nuovo: Raphael Tobia Vogel con la sua ultima regia al Parenti riesce. Bravi gli attori nella resa di un testo che fu dirompente nel 1973
Non c’è a Milano un teatro di produzione più milanese del Franco Parenti. Da intendere produzione in senso ampio, come un luogo del fare teatro, qui ci si incontra tra persone che lavorano nel teatro e per il teatro, tra allievi e appassionati, dove non si temono le public relations, tra vip e abbonati, tutti accolti in un foyer che è già scena, il dentro e il fuori segnalato dai macchinisti che sono già attori o non ancora. E come capita nei luoghi autentici si compiono dei riti e venerdì scorso ce n’è stato uno, atteso dalla comunità del Pierlombardo: “verso il futuro”, una parola lanciata dal palco proprio da lei, l’Andrée Ruth Shammah, la fondatrice e ideatrice dal 1972.
Lo scorso giovedì 14 marzo nella Sala Grande ha preso la parola prima dello spettacolo e ha dichiarato che avremmo assistito a un debutto, “quello di mio figlio, come tutti sapete”, a dissipare il pudore che capita ai genitori d’arte quando anche i figli scelgono la stessa strada. Così Raphael Tobia Vogel, regista già apprezzato in altre produzione al Parenti, ma “confinato” nelle sale più piccole e sperimentali, con Scene da un matrimonio, fino al 24 marzo, si è preso la Sala Grande, per la prima volta e affrontando un classico.
Pensato per la tv svedese nel 1973 (scritta e diretta da Ingmar Bergman) e diventato un film l’anno dopo, sempre diretto da Bergman, con Liv Uhlman e Erland Josephsopn, in Italia giunge nel pieno del feroce dibattito sulla riforma del diritto di famiglia e il referendum sul divorzio. Fu dirompente. Il testo raccontava di una coppia che si dice finalmente la verità, e per questa è disposta a scelte dolorose, radicali come un divorzio, e iniziare altri percorsi rischiosi come altre storie d’amore ancora più disastrose. Non ci sono redenzioni facili e disponibili. La scena dell’azione è confinata tra le pareti di casa, tra sofà scozzesi e carte da parati marroni, la cinepresa inquadra primi piani, occhi, dettagli.
Qui, per una versione 2024, il compito era complicato, in prima battuta perché di tinelli con persone che parlano è pieno, strapieno, il nostro visivo di tutti giorni. Ascoltare questo raccontarsi di crisi coniugali non fa più scandalo, anzi è diventato un modo per attirare voyeur in smart-living, sempre annoiati. Apri un social e sai tutto. O niente.
La scelta quindi vuole dirci subito che qui siamo a teatro, abbiamo varcato quella soglia, il linguaggio fondamentale è questo: la recitazione, le luci, la scenografia, la musica. Con accenni, non invadenti, ai nostri nuovi dispositivi video e smartphone. Welcome in the theatre.
E ci si gode tutto, in primis la recitazione, con attori molto bravi. Il protagonista maschile, Giovanni, è interpretato da Fausto Cabra, definito il più talentoso della scena teatrale contemporanea. Riesce a recuperare la grandezza del palco con una presenza fisica molto agita, aiutandosi con diversi cambi di abito in scena. Il ritmo della battuta strappa diverse volte anche la complicità del pubblico. Interpreta un uomo pasticcione e in confusione, che nei momenti di rabbia riesce finalmente a dire qualcosa alla sua compagna e soprattutto a se stesso.
La protagonista femminile, Marianna, è interpretata da Sara Lazzaro, attrice nota al pubblico tv per Doc e The Young Pope, interprete anche in produzioni internazionali. Ha dalla sua la parte più difficile, culturalmente. Perché se i turbamenti del marito sembrano tollerabili, il suo disorientamento sembra solo un caso di nevrosi femminile. E la recitazione, sottile e tirata sembra andare in quella direzione, a lei il carico della tensione che regge poi la trama.
Non sfuggirà, ai più abituati al teatro, dove Bergman avesse preso spunto per questa figura di donna: certo c’è, ad aiutarlo, la nota autobiografica della compagna di allora Liv Uhlman, ma è la Nora di Casa di bambola che esce fuori, come un omaggio anche forzato. Bergman doveva rivelare da dove partisse, come allievo dei grandi maestri scandinavi Ibsen e poi Strindberg. La Lazzaro è quindi più Nora delle ultime Marianne viste in tv con Monica Guerritore o nella versione hollywoodiana con Jessica Chastain.
Tutta una serie di passaggi di testimone quindi, autobiografici e storici. E poi non dite che a Milano non succede niente ed è solo comunicazione.
DURATA: 2 ore e 20 minuti
INFO: Teatro Franco Parenti, via Pierlombardo 14 – tel: 02- 59995206 – biglietteria@teatrofrancoparenti.it, www.teatrofrancoparenti.it
ORARI: giovedì 14 Marzo – 21:00; venerdì 15 Marzo – 19:45; sabato 16 Marzo – 19:45; domenica 17 Marzo – 16:15; martedì 19 Marzo – 20:00; mercoledì 20 Marzo – 19:00; giovedì 21 Marzo – 20:15; venerdì 22 Marzo – 19:45; sabato 23 Marzo – 19:45;domenica 24 Marzo – 19:45
PREZZI: dai 38€ ai 18€ (+ eventuale diritto di prvendita)
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Parenti Bistrot
Prima dello spettacolo offre aperitivo alla carta, servizio bar e cena placé. Dopo è possibile cenare o bere un cocktail (il menù offre piatti classici come Spaghetti di Gragnano, pomodori del Piennolo e basilico, 12 euro, o Risotto alla milanese con gremolada essicata, 14 euro, cotoletta ala milanese, 24 euro, fritto di calamari e fiori di zucca, 16 euro).
Indirizzo: Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo, 14, 20135 Milano
Telefono: 393440101739
Email: prenotazioni@gudmilano.com
Salt Food Atelier
Un nome e un programma. O meglio un sale, il “Maldon”. Il logo di “Salt”, il ristorante in via Pierlombardo 23, è infatti il rombo che rappresenta i cristalli di sale pregiati della città inglese dove viene prodotto, situata sull’estuario del fiume Blackwater. E’ quasi l’unica nota anglosassone che si trova nell’elegante sala vicina al Parenti, che ha anche un ampio spazio esterno: il ristorante offre infatti una gustosa cucina italiana, piatti gustosi e ricette varie. E pensare che lo chef, Steven Walters, è inglese, o meglio scozzese di Edimburgo, ecco da dove ha origine la passione per il Maldon. “Ho conosciuto la mia futura moglie fuori da una discoteca nella mia città, ci siamo innamorati”. Ora tutta la famiglia (bambino e genitori di lui, “solo mio fratello e mia sorella sono rimasti in Scozia”) si è trasferita a Milano. Si può dire che il locale goda della straordinaria affabilità, cortesia e gentilezza di Steven, qualità che si riscontrano anche nell’arredamento, contemporaneo, ma semplice e raffinato, e le ricette proposte gli corrispondono. Al giovedì sera musica live. Prezzi nella norma.
Indirizzo: via Pier Lombardo 23
Telefono: 3425113260
VINO Enoteca con mescita
Ubicato praticamente davanti al teatro Franco Parenti. E’ un locale piccolo, che si riempie facilmente, arredato in modo rustico ma elegante. Pochi tavolini in esterno. Presenta una buona scelta di vini e si possono consumare piatti anche veloci come taglieri. Non chiedete solo un bicchiere di vino con le patatine perchè berrete soltanto.
Indirizzo: Via Pier Lombardo, 9, 20135 Milano
Telefono: 0228098239
Website: https://www.enotecavinomilano.it/