Registi 34enni credono che l’epica vada contestualizzata (e quindi semplificata?)
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Febbraio 10, 2025

Pier Lorenzo Pisano dirige "Semidei" al Piccolo Teatro Studio Melato: un'epica cinica, in cui eroi e dei vivono l'inutilità del loro stesso combattere
Teatro pieno praticamente solo di giovani liceali venerdì 7, un giorno dopo la prima di Semidei, la nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano in scena allo Studio fino al 23 febbraio. Solo perché il tema della nuova drammaturgia e regia di Pier Lorenzo Pisano ha come argomento il ciclo della guerra di Troia narrata da Omero nell’Iliade? Napoletano, classe 1991, il giovane regista e scrittore è già vincitore del Premio Solinas, Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli, Premio Hystrio e del 56º Premio Riccione. Con Il buio non fa paura, suo romanzo d’esordio, è risultato tra i finalisti del Premio Calvino nel 2020. Senza dimenticare che quest’anno è Regista Associato del Piccolo.
Può essere quindi che tutti quei ragazzi non fossero lì perché indotti o accompagnati dai professori, ma perché conoscevano l’artista, non tanto più grande di loro e volessero vedere la sua visione dei poemi omerici. O meglio delle leggende minori che accompagnano l’Iliade e l’Odissea, meno note ai più ma non, come Pisano, a chi è “cresciuto a pane e mito”, come ha specificato alla conferenza stampa di presentazione dello spettacolo. Perché è su questo pressoché sconosciuto, ma esistente, repertorio epico si concentra tutto lo spettacolo Semidei: si tratta di episodi che contestualizzano l’Iliade, aggiungono dettagli che avvicinano ancor di più al pubblico i personaggi, uomini o dei che siano.
La dea Teti, madre di Achille (Pia Lanciotti, che interpreta anche Ecuba,), che è adornata di palloncini colorati anche a forma di fenicottero, riceve una sfuriata da parte del figlio (Eduardo Scarpetta, anche Neottolemo) che è pronto a partire, ma certo si sentirebbe molto più tranquillo a non avere il tallone come punto debole. Sarebbe bastato immergere anche quello, come si può soprassedere ad una simile mancanza? E poi il dialogo tra Ulisse (Francesco Alberici, anche Ettore) e Penelope (Claudia Gambino, anche Andromaca), con il piccolo Telemaco, e tra Ettore e Andromaca, con Astianatte in fasce (i due bebè sono ben simboleggiati da una cima arrotolata a forma di neonato). Menelao (Pierluigi Corallo, anche Zeurìs) è molto credibile nella sua consapevolezza di inferiorità rispetto al fratello Agamennone. Come lo è quest’ultimo quando, sdraiato sulla spiaggia, attrezzato di braccioli, occhiali da sole e specchio per abbronzarsi meglio, dice di non voler tornare in Grecia a riabbracciare i figli: ormai ha cambiato vita. Siamo passati dall’altra parte della storia: ora la guerra è finita, gli eroi potrebbero tornare a casa.

E i due momenti sono strettamente connessi, non c’è un fine primo tempo, non c’è un divisorio: in una scenografia, di Giuseppe Stellato, che rappresenta una sorta di spiaggia, sono gli attori ad animarla portandoci a capire che i protagonisti vivono in scena due momenti dei dieci lunghi anni di combattimento: quello appena prima di partire per la battaglia, e, dopo la distruzione della città, appena prima del lungo e difficile ritorno a casa. Ciò che colpisce è che tutti i protagonisti su questa spiaggia, che sia prima o dopo la guerra, hanno sempre un tono ironico, pop, più da fiction che da tragedia: indossano costumini aderenti anni sessanta. Che, a guerra finita, diventano un’armatura che in realtà somiglia ad un cumulo di detriti.
È il peso di una guerra lunga, che sembra aver stancato entrambe le parti in causa. E questo è il senso dello spettacolo: invitarci a prendere atto che, allora come oggi, per quanto eroiche possiamo descrivere certe imprese umane, tutto finisce. “Anche oggi usiamo storie analoghe che creano meccanismi simili a quelli che furono dell’epica -spiega il regista-. Pensiamo a Guerre Stellari e molti altri: sono storie efficaci, che continuiamo ad elaborare”. Intenti che hanno un senso e a ragione Pisano attualizza il senso profondo dell’epica. Nella sua lettura, però, a suo stesso dire il paragone immediato con l’oggi si misura sulla saga e, nello stesso tempo, con la fiction. E il tono dello spettacolo è in effetti pop, ironico, leggero. Lo spettacolo risulta gradevole e gli attori sono molto abili anche nel sovrapporre i propri ruoli senza mai creare sbavature o complicazioni. Il rischio che questa produzione corre, forse, è quello di una eccessiva semplificazione, soprattutto per chi è solito considerare l’Iliade e l’Odissea come scritture quasi sacre per la loro antichità e valore che hanno nel restituirci la società di allora.
DURATA: 105 minuti senza intervallo
INFO: Piccolo Teatro Studio Melato, via Rivoli 6, tel. 02.21126116 – www.piccoloteatro.org
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bar del Teatro Studio
Esiste in teatro un piccolo bar che offre principalmente caffè e bevande. si può fare un aperitivo tranquillo senza pretese.
Indirizzo: Via Rivoli, 6, 20121 Milano
Bistrot Degustazione alla Casa degli Artisti
Ospitalità perfetta al Bistrot “Degustazione” nella Casa degli Artisti: arriviamo tardi, senza prenotazione e a cucina quasi chiusa, ma si dimostrano comunque disponibili ad accoglierci. Prendiamo una buona tartar con un bicchiere di vino. Il locale è ampio, spazioso, con una parte in esterno. Esiste anche una terrazza dove si può mangiare, e il servizio è cortese, l’ambiente abbastanza famigliare, di persone che conoscono già il posto. Del resto il locale nasce in una struttura storica per Milano quale la Casa degli artisti, fondata nel 1908 come residenza per pittori e scultori e sovvenzionata dalla famiglia Bogani, mecenati milanesi. E’ poi diventata una casa occupata dagli anni ’70-’90 fino al restauro, voluto dal Comune e conclusosi nel fatidico febbraio2020. A causa del Covid 19 ha dovuto immediatamente richiudere: oggi per tutti, non solo per artisti, la Casa è un luogo d’incontro, e anche il Bistrot fa la sua parte per rendere la struttura accogliente sotto ogni punto di vista. La gestione è affidata a Future Fond, “affezionati al futuro”, impresa fondata da Lorenzo Castellini che “sviluppa progetti e reti in ottica di rigenerazione urbana”, in cui la campagna entra in città. Infatti, affacciato sul giardino pubblico Pippa Bacca, lo spazio “Degustazione” si distingue per il vivaio di erbe spontanee, aromatiche e officinali da ammirare e gustare sul posto. I tavoli all’aperto, sempre del Bistrot, valorizzano il fatto che la Casa degli Artisti sia un luogo di connessioni per tutti. Info. www.casadegliartisti.net, per prenotazioni via WhatsApp: 3427992990
Indirizzo: Corso Garibaldi 89/A o con ingresso da via Tommaso da Cazzaniga
Telefono: 3427992990
Website: https://degustazione.org
Dumpling Mywei
Perfetto se cercate un posto poco dispendioso, allegro, semplice ma curato nei dettagli (ad esempio è quasi perfettamente accessibile). Locale quindi piccolo ma completo, si trova davvero a pochi metri dalle gradinate che portano al Teatro Strehler. Prima, 8 anni fa, qui c’era solo un bar, gestione cinese. Da due anni e mezzo la stessa famiglia ha convertito la sala in una piccola ravioleria cinese — o dumpling bar, per dirla all’Inglese. Il nome fonde il termine cinese Meiwèi — il cui significato è “delizioso” — con l’espressione inglese My way, a modo mio. Un luogo gestito e frequentato da giovani, per gustare, prima o dopo spettacolo, ravioli cinesi freschi preparati secondo l’antica tradizione, ma ogni volta sempre diversi. Aperti tutti i giorni dalle 11:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 23:30.
La Libera
Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile inglese, apre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il Liberato. Il menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.
Pandenus Bistrot
Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale. Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!
Indirizzo: via Mercato 24
Telefono: 028693391
Email: mercato@pandenus.it
Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/
Rovello18
E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.
Indirizzo: via Tivoli 2
Telefono: 0272093709
Email: rovello18@gmail.com
Website: https://www.rovello18.it/