Quando non basta neanche l’American Dream: al Piccolo Massimo Popolizio è regista e attore di “Uno sguardo dal ponte”. La prevaricazione sembra schiacciare ogni sogno.

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Maggio 15, 2023

Massimo Popolizio nei panni di Eddie Carbone e la nipote Caterina, Gaja Masciale credit@yasukokageyama
Massimo Popolizio nei panni di Eddie Carbone e la nipote Caterina, Gaja Masciale credit@yasukokageyama

Il testo di Arthur Miller, da cui Sidney Lumet ha tratto l'omonimo film del 1962, nella ripresa teatrale supera la stessa trama, pur rimanendone fedele, e arriva dritta al cuore nel descrivere la prigione in cui la gelosia può far cadere le persone

Uno spettacolo che accompagna nelle vicende umane dei protagonisti con una sensibilità che le rende vicine e reali. Eppure siamo nell’America del 1950, precisamente a New York: fino al 21 maggio al Piccolo Teatro Strehler, Massimo Popolizio (anche interprete) firma la regia di “Uno sguardo dal ponte” (produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale), il dramma del 1955 di Arthur Miller (con la traduzione di Masolino D’Amico) ambientato proprio in quegli stessi anni nelle comunità di immigrati italiani a Brooklin.

Si entra nella casa di Eddie Carbone, Popolizio, portuale newyorchese, che vive con la moglie Beatrice, Valentina Sperlì, e la nipote diciottenne Caterina, Gaja Masciale, della quale è morbosamente geloso essendosene invaghito. Ad introdurci nello studio delle vite dei protagonisti è Alfieri, Michele Nani, un anziano avvocato nato in Italia ma da diversi anni in America: quanto può intrappolare la famiglia, con le sue continue pretese e esigenze, e quanto può ostacolare la realizzazione piena della vita di una persona? In questo spettacolo, in cui anche i suoni, di Alessandro Saviozzi, le luci, di Gianni Pollini, e la scenografia, di Marco Rossi, assumono tutti un ruolo preponderate, la libertà ha un prezzo altissimo. E, aspetto che forse maggiormente colpisce, il fatto di aver raggiunto l’America non ne è garanzia: dentro i minimi spazi domestici di una povera casa nel quartiere di Brooklyn vive la famiglia di Carbone come si trovasse nei Bassi napoletani. Eppure sembra un equilibrio raggiunto quello che regna tra Caterina, Eddie e Beatrice, sebbene già dalle prime scene si intuisca che il rapporto tra Carbone e la nipote va guardato oltre agli abbracci naturali, affettuosi e spontaneamente provocanti che la ragazza rivolge allo zio. I problemi, già sottesi, emergono quando arrivano ospiti in casa anche Marco, Raffaele Esposito, e Rodolfo, Lorenzo Grilli, parenti immigrati clandestinamente negli Stati Uniti: Eddie non riesce a sopportare che tra la nipote e Rodolfo nasca un reciproco interesse e si convince che il giovane sia omosessuale e stia cercando di farsi sposare per ottenere la cittadinanza americana.

Andando aldilà della trama e anche delle precedenti interpretazioni cinematografiche (“Uno sguardo dal ponte” è anzitutto un film del 1962 diretto da Sidney Lumet, basato sull’omonimo dramma del 1955 di Arthur Miller), questo spettacolo, nel suo essere altresì rispettoso del contesto di immigrati americani in cui nasce e si sviluppa, riesce a toccare davvero l’anima, e a commuovere: grazie alla recitazione encomiabile degli attori, e grazie alla perfetta interazione delle musiche, le luci e le scene, quella che si srotola davanti agli occhi del pubblico è la prigionia di Caterina, che cerca nella musica e nella radio una valvola di sfogo, che vorrebbe un lavoro, un amore, una vita tutta sua. Vinceranno le passioni o le ossessioni?

Piccolo Teatro Strehler: largo Greppi

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.

Durata: 90 minuti senza intervallo

Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Bar del Piccolo Teatro Strehler

    L’aperitivo è possibile. Il servizio è professionale, e si offrono anche panini e toast oltre alla combinazione vino, patatine e noccioline (6 euro). Il Teatro Strehler però non è il luogo migliore per godersi un aperitivo pre spettacolo. Essendo infatti il bar molto vicino alla sala, è possibile accedervi solo quando questa viene aperta al pubblico. Inoltre non ci sono tavolini con sedie, si può stare solo al bancone o su tavoli alti per appoggiare il bicchiere. Ad ogni modo siamo a due passi da Corso Garibaldi dove non manca la scelta di luoghi per aperitivo e cena.

    Indirizzo: Largo Greppi, 1, 20121 Milano

  • La Libera

    Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile ingleseapre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il LiberatoIl menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.

    Indirizzo: Via Palermo, 21, 20121 Milano

    Telefono: 028053603

    Website: https://lalibera.it/it/menu/

  • Pandenus Bistrot

    Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E  perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale.  Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!

    Indirizzo: via Mercato 24

    Telefono: 028693391

    Email: mercato@pandenus.it

    Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/

  • Dumpling Mywei

    Perfetto se cercate un posto poco dispendioso, allegro, semplice ma curato nei dettagli (ad esempio è quasi perfettamente accessibile). Locale quindi piccolo ma completo, si trova davvero a pochi metri dalle gradinate che portano al Teatro Strehler. Prima, 8 anni fa, qui c’era solo un bar, gestione cinese. Da due anni e mezzo la stessa famiglia ha convertito la sala in una piccola ravioleria cinese — o dumpling bar, per dirla all’Inglese. Il nome fonde il termine cinese Meiwèi — il cui significato è “delizioso” — con l’espressione inglese My way, a modo mio. Un luogo gestito e frequentato da giovani, per gustare, prima o dopo spettacolo, ravioli cinesi freschi preparati secondo l’antica tradizione, ma ogni volta sempre diversi. Aperti tutti i giorni dalle 11:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 23:30.

    Indirizzo: Via Rivoli, 2, 20121 Milano

    Telefono: 3737538973

    Website: https://www.myweibar.it/

  • Rovello18

    E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.

    Indirizzo: via Tivoli 2

    Telefono: 0272093709

    Email: rovello18@gmail.com

    Website: https://www.rovello18.it/

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