“Prima” al Piccolo, metafora delle prove di uno spettacolo. E dei tentativi per vivere.
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Maggio 5, 2023
La nuova produzione del regista francese Pascal Rambert si svilupperà nelle prossime stagioni con altri due capitoli: Durante e Dopo. Il teatro corrisponde alla Vita. Per uno spettacolo che risulta fin troppo articolato
La rappresentazione potrebbe finire dopo che Anna Della Rosa dice al suo fidanzato (interpretato da Marco Foschi) “Sono io che ti ho riempito di ciò che volevo che fossi”: siamo a un 10-15 minuti dalla conclusione, ma nelle parole dell’attrice milanese è racchiuso forse il senso ultimo di Prima, la nuova produzione del Piccolo Teatro che ha debuttato lo scorso 29 aprile al Grassi dove prosegue fino al 28 maggio. I cinque interpreti, infatti, Anna Bonaiuto, Leda Kreider e Sandro Lombardi, oltre ai due già citati, ricreano in scena il ritmo, il carattere, le emozioni, la fatica e la concentrazione che sono necessari ad ogni attore per dare vita ad uno spettacolo. Metafora poi delle stesse identiche dinamiche che regolano la vita di ciascuno ogni giorno. E quindi il fidanzato di Anna-attrice è un personaggio che lei nello spettacolo idealizza, ma è anche un amore non corrisposto con la stessa intensità nella sua vita come donna.
Pascal Rambert, drammaturgo e regista francese, di Nizza, classe 1962, è artista associato del Piccolo e Prima è il capitolo di apertura della trilogia che ha pensato nell’arco di tre stagioni per raccontare quello che accade Prima, Durante e Dopo la messa in scena di uno spettacolo, che corrispondono ad altrettante fasi della vita. Una scenografia, firmata dallo stesso regista insieme a Anaïs Romand, che ha creato anche i costumi, che svuota il palco da ogni quinta o decorazione: uno spazio vuoto, in cui prende forma l’idea dello spettacolo. Il testo, sempre di Rambert, è stato tradotto da Chiara Elefante e certo, descrive degli attori in fase di prova mentre vogliono rappresentare in tre dimensioni la Battaglia di San Romano, l’affresco di Paolo Uccello (XV secolo, 1435-40. E’ composto da tre tavole che celebrano la vittoria dei fiorentini sui senesi nel 1432, quella centrale è alla Galleria degli Uffizi a Firenze). Ma è, ancor di più, una collana di frasi che esprimono l’esistenza stessa, in particolare la solitudine, l’ansia di invecchiare e la difficoltà ad innamorarsi che è comune a tante, tante persone.
Improvvisamente, a tratti, la scenografia si trasforma: il palco vuoto sopradescritto si riempie e popola di cavalli in legno spinti da altri attori, e si rievocano le vicende di una compagnia teatrale impegnata nella messa in scena del testo ispirato alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Lo spettacolo è, insomma, un continuo passaggio di livelli: si passa dalla rievocazione del quadro, alle prove di una sceneggiatura, alla realtà-finzione di attori che hanno anche una vita privata di amori e contraddizioni dentro e fuori la scena.
Uno spettacolo criptico, in cui, come se non bastasse, nell’incontro scena-realtà di manifestano varie forme di amore umano (tra una donna matura e un uomo molto più giovane, un amore omossessuale, uno tra due coetanei etero corrisposto ma non realizzabile e uno tra due coetanei etero non corrisposto). Come il trittico di Paolo Uccello anche questo spettacolo esprime una scena popolata e multiforme e contrastata. Del resto, come ha detto Rambert in conferenza stampa, “se è vero che il teatro influenza la vita, è altrettanto vero che il modo in cui un attore dà vita al personaggio che gli viene assegnato è parte di quella grande battaglia – estetica e sentimentale – che si svolge sulle tavole del palcoscenico”. Una messinscena-simbolo, in cui gli attori hanno un ruolo rilevante e che sono stati scelti con grande dedizione dal regista in persona. Ciononostante, e non è colpa degli interpreti, l’intero marchingegno risulta un po’ troppo articolato, percettibilmente lungo (anche se dura poco più di un’ora) e pesante: a tratti se ne percepisce più il peso della struttura, che i sentimenti e i concetti poetici che lo dovrebbero muovere.
Durata: 120 minuti senza intervallo
Info: Teatro Grassi, via Rovello 2, 02.21126116 – www.piccoloteatro.org
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
La Brisa
E’ l’ideale per chi vuole assaggiare cucina lombarda rivisitata. Locale molto caratteristico con anche un giardino rigoglioso. Prezzi medio alti. Chiuso sabato tutto il giorno e la domenica a pranzo.
Indirizzo: Via Brisa, 15, 20123 Milano
Telefono: 0286450521
Website: https://www.ristorantelabrisa.it/
La Libera
Nel 1979 Italo Manca, ex marinaio di lungo corso, sempre elegante con i suoi grandi baffi, sigaro cubano Curchill e completi di stile inglese, apre (allora con il proprietario della Trattoria Vittoria) “La Libera”, una birraria con cucina, ossia una trattoria dove gustare piatti prevalentemente a base di birra, accompagnati dalle migliori birre del nord europa. Ancora oggi è possibile trovare in alcuni momenti in menu lo storico risotto alla birra, Il Liberato. Il menù propone specialitá regionali lombarde a base di carne e di pesce. Italo Manca è ancora proprietario della Libera, oggi con Gino Narducci.
Pandenus Bistrot
Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale. Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!
Indirizzo: via Mercato 24
Telefono: 028693391
Email: mercato@pandenus.it
Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/
Armani Caffé e Ristorante
Inaugurato nel 2000 a pochi metri dal Teatro Manzoni, in via Croce Rossa 2, lo spazio è stato rinnovato in tutte le sue aree ed è aperto dal mattino fino a sera tarda. Il personale è molto giovane, cortese e disponibile ad ogni ora per aiutare gli avventori nella vasta scelta di possibilità che il luogo offre, seppur con naturalezza. Al mattino, infatti, si preparano prime colazioni con dolci e pasticceria di produzione propria. Per continuare con una ricca scelta di piatti per un pranzo veloce, gustoso e ricercato (il menù è poi disponibile tutto il giorno, anche in orari non classici), e la sera l’Armani Caffè Ristorante è un luogo di ritrovo per l’aperitivo (con 7 euro si può gustare un buon vino accompagnato da olive verdi king size e mandorle salate, altrimenti per i gruppi si possono chiedere delle alzatine con finger food). Dopo le 19 il locale prosegue con la cena, di piatti di cucina italiana (linguine con le vongole, bottaarga e limone, 28 euro. O risotto ai funghi, 30). Ciò che davvero colpisce, a parte la qualità del servizio, è la famigliarità dell’ambiente, che è accogliente e frequentato da molti milanesi. Non è, come ci si potrebbe aspettare, un locale solo per “gente del mondo della moda” e turisti.
Indirizzo: Via dei Giardini, 2, 20121 Milano
Telefono: 0262312680
Website: https://www.armani.com/it-it/experience/armani-restaurant/emporio-armani-caffe-ristorante-milan
Rovello18
E’ un locale che sfrutta il fatto che arrivino in prevalenza turisti stranieri. Noi, tutti milanesi o comunque abitanti a Milano, eravamo in quattordici per un pre-teatro (è molto vicino allo Strehler): abbiamo prenotato specificando che avremmo scelto antipasti o primi leggeri. Non abbiamo pagato alla romana: ho speso 20 euro per una ridicola porzione di minestrone freddo e due bicchieri di bianco. Allora: servizio veloce, cucina più che mediocre e soprattutto imbroglioni. Assurdo il prezzo pagato rispetto al piatto scelto e soprattutto alla irrisoria quantità che mi hanno servito (il corrispondente di un bicchier d’acqua pieno). La zona di Brera-Garibaldi è sempre più sgradevole per chi abita in città, troppo turistica.
Indirizzo: via Tivoli 2
Telefono: 0272093709
Email: rovello18@gmail.com
Website: https://www.rovello18.it/
2 commenti
Tiago Soarez Loureiro
Eccelent articolo Marta!
Marta Calcagno Baldini
grazie Tiago!
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