Poca retorica: Shakespeare bisogna saperlo rendere

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Maggio 7, 2024

"Il Mercante di Venezia", credit @SimoneDiLuca
"Il Mercante di Venezia", credit @SimoneDiLuca

Al Teatro Manzoni ha debuttato ieri sera il "Mercante di Venezia" prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, il Centro Teatrale Bresciano e il Teatro De Gli Incamminati: non basta la presenza di Branciaroli. Scarsi gli altri attori e manca una lettura registica convincente.

Aldilà se il Mercante di Venezia di William Shakespeare (1564-1616) rappresentato per la prima volta a Londra nel 1568, sia un testo antisemita o meno, il punto fondamentale è che si tratta di una drammaturgia. E quindi, anche se Shakespeare è l’autore forse più chiaro nella caratterizzazione dei suoi personaggi, anche se i suoi testi non contengono quasi didascalie perché tutto emerge dai dialoghi, a teatro la parola da sola non basta. Dovrebbero ricordarlo il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, il Centro Teatrale Bresciano e il Teatro De Gli Incamminati che insieme presentano Il Mercante di Venezia, produzione del 2022 ora in scena al Teatro Manzoni da ieri, 7 maggio, fino al 19.

Milanoateatro lo aveva visto appena reiniziata la tournée di quest’anno al Teatro Donizetti di Bergamo. E già eravamo rimasti perplessi. Eppure lo spettacolo gira da anni e in scena, nei panni del terribile usuraio Shylock, nientemeno che Franco Branciaroli. Circondato, però, da una sequenza di attori che, sarà per la regia e l’adattamento di Paolo Valerio o meno, non hanno capacità di resa di un testo così complesso nel senso di ricco di sfumature. A partire da Antonio, Piergiorgio Fasolo, il mercante veneziano che si rivolge a Shylock per farsi da garante per l’amico Bassanio, Stefano Scandaletti, che necessita di un prestito di tremila ducati per armare una nave e raggiungere Belmonte, dove spera di cambiare il proprio destino. Passando per Porzia, Valentina Violo, che, travestita da avvocato, riesce a salvare Antonio dal dover donare una libbra della sua carne vicina al cuore in cambio della restituzione mancata del prestito al Mercante.

La vicenda è nota: quando Antonio chiede il prestito a Shylock questi pretende, in caso di mancata restituzione, una libbra di carne del mercante prelevata vicina al cuore. Non vuole altro denaro, quindi. Pretende una obbligazione ancora più spietata, chiaramente per sete di vendetta: che questo senso di riscatto sia razziale o personale non è un tema dello spettacolo, al contrario di quanto Valerio cerca di sostenere: “noi siamo convinti che il Mercante di Venezia non sia un testo antisemita, al contrario di quanto hanno sostenuto Harold Bloom, il critico letterario che la definisce un’opera ‘profondamente antisemita’. Per noi Shylock è soltanto un ebreo cattivo, come esistono umani crudeli di ogni religione”.

Se riduciamo la critica di questo spettacolo alla valutazione sulla quantità di pregiudizio razziale che Shakespeare ha usato o meno nello scriverlo, semplicemente distogliamo l’attenzione dalla vera valutazione di questo. Primo perchè, quando Shakespeare scrisse l’opera, l’argomento dell’odio di razza era affrontato secondo parametri diversi da oggi. Secondo perchè i problemi di questo spettacolo sono altri.

In una scenografia, di Marta Crisolini Malatesta, che cerca di dividere su due piani la scena in modo da caratterizzare meglio di quale vicenda si stia trattando in ogni parte (oltre a quella di Shylock e Antonio come sempre in Shakespeare, gli intrecci sono innumerevoli), si consuma una tragedia che non è in grado di emozionare a causa della recitazione troppo didattica, forzata e ben poco empatica degli attori. Non sono accattivanti, non si ascoltano tra loro, restituiscono poca partecipazione e creano un basso coinvolgimento. A Bergamo hanno anche mancato di coordinarsi nei movimenti in alcuni passaggi e tentennato su alcune battute (ma forse perchè la sera erano reduci da una giornata con doppia esibizione). A Milano la sala è più piccola e invita a una maggiore attenzione e raccoglimento, gli attori almeno non hanno sbagliato e tutto sommato la qualità era migliore. Anche se, ancora, ben poco coinvolgente. Il pubblico del Manzoni ha anche generosamente incoraggiato gli attori con un paio di applausi spontanei, ma questa è una sala molto generosa in genere: erano addirittura pochi rispetto alla media.

Branciaroli è un tema a se stante: ha tutta l’aria di essere lì proprio per fare lui da garante, alla qualità del lavoro presentato. Sembra annoiato e non coinvolto, costretto a tornare in scena con questo spettacolo per contratto. La sua esperienza gli consente di apparire nelle sue scene (per la verità neanche tante) e mantenere la barra dritta. Per tutte le altre il risultato è piuttosto deludente e pare una regia di livello amatoriale.

DURATA: 150 minuti

INFO.

Teatro Manzoni, via Manzoni 42. Tel 02-7636901, www.teatromanzoni.it, info@teatromanzoni.it

Orari: feriali, ore 20.45. Domenica, ore 15.30. sabato 18 maggio, ore 15.30 e 20.45

Prezzi biglietti: prestige, 36.50 euro. Poltronissima, 33 euro. Poltrona, 25 euro. Poltronissima under 16 anni, 16 euro.

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Armani Caffé e Ristorante

    Inaugurato nel 2000 a pochi metri dal Teatro Manzoni, in via Croce Rossa 2, lo spazio è stato rinnovato in tutte le sue aree ed è aperto dal mattino fino a sera tarda. Il personale è molto giovane, cortese e disponibile ad ogni ora per aiutare gli avventori nella vasta scelta di possibilità che il luogo offre, seppur con naturalezza. Al mattino, infatti, si preparano prime colazioni con dolci e pasticceria di produzione propria. Per continuare con una ricca scelta di piatti per un pranzo veloce, gustoso e ricercato (il menù è poi disponibile tutto il giorno, anche in orari non classici), e la sera l’Armani Caffè Ristorante è un luogo di ritrovo per l’aperitivo (con 7 euro si può gustare un buon vino accompagnato da olive verdi king size e mandorle salate, altrimenti per i gruppi si possono chiedere delle alzatine con finger food). Dopo le 19 il locale prosegue con la cena, di piatti di cucina italiana (linguine con le vongole, bottaarga e limone, 28 euro. O risotto ai funghi, 30). Ciò che davvero colpisce, a parte la qualità del servizio, è la famigliarità dell’ambiente, che è accogliente e frequentato da molti milanesi. Non è, come ci si potrebbe aspettare, un locale solo per “gente del mondo della moda” e turisti.

    Indirizzo: Via dei Giardini, 2, 20121 Milano

    Telefono: 0262312680

    Website: https://www.armani.com/it-it/experience/armani-restaurant/emporio-armani-caffe-ristorante-milan

  • Bar del Teatro Manzoni

    Dalla recente nomina di Ernesto Mauri come nuovo Presidente del Teatro (il Direttore rimane Alessandro Arnone) tutto lo stabile è stato valorizzato da migliorie diffuse da ogni parte. Il bar è stato ampiamente rinnovato: nuove proposte per trascorrere i momenti prima dello spettacolo in una atmosfera elegante e ospitale, degustando un aperitivo o assaporando un piatto. La gestione del bar è stata infatti affidata al Fioraio Bianchi Caffè, l’elegante ex fioraio di via Montebello 7. Una scelta di cibi che affonda le sue radici nelle tradizioni, reinterpretandole con sensibilità contemporanea (dalle ore 19.30 al prezzo di 15 € o 25 €). Dalla stagione 2022/23 è possibile acquistare le formule Eat & Drink pre-spettacolo anche online nell’ambito del processo di acquisto dei tuoi biglietti per lo spettacolo. Si seleziona lo spettacolo di proprio interesse, i posti in sala e poi dalla schermata di riepilogo si può aggiungere l’opzione Eat & Drink preferita. Si riceverà insieme ai biglietti dello spettacolo il coupon da presentare al Bar del Teatro per usufruire dell’aperitivo o cocktail rinforzato.

    Indirizzo: Via Alessandro Manzoni, 40, 20121 Milano

    Telefono: 348.8663820

    Email: banqueting@fioraiobianchicaffe.it

  • GERRY’S BAR NELL’HOTEL DE MILAN

    Il Grand Hotel et de Milan (tutti lo chiamano l’Hotel de Milan), si sa, è un salotto nel cuore di Milano. Riservato a chi ha preso una stanza nello storico albergo in cui alloggiava Giuseppe Verdi, certo, ma anche, grazie al suo Gerry’s Bar aperto alla Città, un ambiente perfetto per una tazza di tè, un aperitivo, spuntini leggeri durante tutta la giornata. E’ anche un pre o post-teatro aperto fino a tardi la sera. Ristrutturato di recente, mantiene il suo arredamento di pregio, pur non sacrificando la sua atmosfera unica. E’ il luogo ideale dove trovarsi nel caos cittadino per un momento di tranquillità. Per gruppi bisogna riservare una sala a parte.

    Indirizzo: via Alessandro Manzoni 29, 20121, Milano

    Telefono: 02723141

    Email: info@grandoteldemilan.it

    Website: https://www.grandhoteletdemilan.it/it

  • Parco

    Propone piatti della tradizione culinaria giapponese. E’ un locale storico, nato nel 1998, tra i primi sushi bar milanesi a far apprezzare le specialità della cucina orientale, in una location accogliente e suggestiva dal gusto vintage.

    Indirizzo: Piazza Cavour, 7, 20121 Milano

    Telefono: 0229001875

    Website: https://parcosushicavour.it/

  • Swiss Corner

    E’ un locale abitualmente frequentato da molti lavoratori della zona e giovani. Offre aperitivo al tavolo con varie proposte tipiche ma buone (a parte le patatine anche piccoli panini, verdure e pizzette). Si può chiedere senza glutine o vegetariano.

    Indirizzo: Via Palestro, 2, 20121 Milano

    Telefono: 0276390698

    Website: https://www.swisscornermilano.it/

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