Al Leonardo “cretini” che ribaltano i ruoli e fanno emergere le verità nascoste
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Settembre 21, 2023
La commedia di Veber torna e apre la stagione del teatro di Città Studi con attori di grande efficacia e talento, in particolre Max Pisu insuperabile nel ruolo di Pignon, il "cretino"
Il Teatro Leonardo apre la stagione con uno spettacolo dello scorso anno. Che resta in cartellone per un mese. Un controsenso? Apparentemente sì, ma, ad approfondire, si capisce il valore di questa operazione. La commedia, in scena da ieri (20 settembre) fino al 22 ottobre, è “La cena dei cretini” di Francis Veber, il francese giornalista, romanziere, sceneggiatore per teatro e cinema. Protagonisti nientemeno che Nino Formicola (anche regista) e Max Pisu, insuperabile nel ruolo di François Pignon, contabile al Ministero delle Finanze e appassionato costruttore di modellini con i fiammiferi. Formicola, che nel duo comico “Gaspare e Zuzzurro” era il primo, vuole ricordare con questo spettacolo Andrea Brambilla (Zuzzurro), collega, amico nonché cognato mancato nell’ottobre 2013. E il Leonardo replica questa produzione quindi a inizio stagione anche per celebrare l’amicizia tra Formicola e Brambilla.
Del resto la commedia, nella efficace traduzione di Filippo Ottoni, è l’ideale per una serata in compagnia, leggera ma di grande profondità e sensibilità umana. Non sarà un caso che il teatro ieri, alla Prima, fosse popolato di gruppi di giovani e di amici: uno studio dimostra addirittura che l’80% dei nativi digitali (Generazione Z, nati tra il 1997 e il 2012) sceglie una serata a teatro come cornice per un primo appuntamento.
La scena si svolge tutta nel salotto di casa di Pierre, Formicola, importante editore parigino: sta preparandosi per uscire. È la serata di una delle “Cene dei cretini” che organizza con il suo gruppo di amici pseudo intellettuali e snob. Appositamente, di sera in sera, coinvolgono un estraneo al gruppo che a sua insaputa viene invitato per diventare lo zimbello della tavolata. Perché magari ha una passione che il gruppo ritiene degna di essere segretamente derisa, o svolge un lavoro secondo loro in grado di farli divertire. Pierre sta aspettando l’arrivo Pignon per un aperitivo a casa sua prima di recarsi insieme alla cena. A parte i ruoli complementari, Alessandra Schiavoni (moglie di Pierre), Pietro De Pascalis e Claudio Intropido, personaggi che aiutano lo svolgersi della vicenda nel secondo tempo, l’intero spettacolo è soprattutto un delicato quanto implacabile confronto tra Pierre e François, con particolare efficacia di quest’ultimo: l’aperitivo presto diventa un momento per far capire ai due che la sfida è tra loro. Decidono di restare a casa, ma scoperchiano con il loro stare fermi a parlare innumerevoli altre vite.
E così questo salotto diventa un ring, dove confrontandosi spuntano verità nascoste. Pierre si crede superiore intellettualmente a François, e inizialmente è divertito della sua posizione sbeffeggiatrice. Ma presto, tra mogli che all’improvviso tornano a casa e amanti che suonano al campanello, legali che conoscono verità insospettabili e amici che intervengono cercando di dare manforte a Pierre, i ruoli si ribaltano. Il “cretino”, con la sua innocenza, spontaneità e fiducia nel prossimo, scoperchia i calcoli degli altri per un finale inaspettato in cui trionfa a verità e la libertà. Per più di due ore di spettacolo (intervallo compreso), ma in cui non si riesce a staccare gli occhi e la mente, tra le risate, dal palco.
Durata: 120 minuti (abbondanti) più intervallo.
Orari: mercoledì/sabato, ore 20.30. Domenica, ore 16.30.
Biglietto: intero, 30 euro (e varie tipologie di riduzioni. Dai 10 ai 24 euro).
Teatro Leonardo, via Ampere 1
www.mtmteatro.it, biglietteria@mtmteatro.it, tel. 02-86.45.45.45
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Baia Chia
Il primo pensiero che viene in mente mentre si è al Baia Chia, ristorante di cucina sarda in via Antonio Bazzini 37, è “qui tornerò”. Ambiente relativamente piccolo (meglio prenotare), una cinquantina di posti in due salette, in cui tutto è affidato alle mani di Donatella, campidanese, che gestisce con poche parole e molta attenzione. Con lei il figlio, un ragazzo intelligente e sensibile, curioso del mondo che ogni sera entra nel suo locale. D’altra parte chi scopre il Baia Chia sente di aver trovato non solo l’autentica cucina sarda, ma anche lo stesso spirito un po’ schivo, percettivo e aperto-ma-con-riserva dell’Isola. Abbiamo assaggiato (tra la prima volta e le altre in cui siamo tornati) un ottimo antipasto di calamaretti fritti, per passare ai culurgiones (ravioli al sugo di pomodoro ripieni di patate e menta), e poi il misto di antipasti sardi, la fregola (una sorta di cous cous in versione sarda), e come dessert, la classica seada (raviolo con formaggio fuso ricoperto di miele), accompagnata da un bicchiere di mirto. Da provare, poi, anche le cozze alla vernaccia e il frittino di calameretti. Non sono parchi nel versare vino, se lo prenderete al calice, consigliamo l’ottimo Vermentino di Gallura. Prezzi decisamente ragionevoli (sui 30 euro a testa).
Indirizzo: via Antonio Bazzini 37
Telefono: 022361131
Email: baiachiaristorante@hotmail.it
Trattoria Sole
Si chiama “Trattoria Sole” perché si scorge lo stabile che ora ospita il ristorante in questione in un fotogramma del film di De Sica “Miracolo a Milano” (del 1951): la scena è quella del raggio luce che scalda per pochi secondi la folla povera e infreddolita. Aarredi vintage cercati con cura e rigore, per sprofondare in quella Milano periferica di cui racconta il film, per gustare ricette della tradizione milanese ma non solo: fusilli al pesto, riso freddo con tonno e capperi, o fusilli con crema al radicchio rosso. Per passare al roast-beef con olio e rosmarino, o alla torta rustica con merluzzo, broccoli e zucchine. Insomma la tradizione lombarda si unisce a quella regionale italiana con spazio per tocchi di fantasia e ispirazioni da tutto il mondo.
Indirizzo: Via Carlo Valvassori Peroni, 41, 20133 Milano
Telefono: 022364182
Al’Less
Una cucina di stile rustico e nutriente, con grande preferenza di piatti a base di carne e con la specialità del lesso (a partire dal bollito misto, con tutti i principali tagli di carne e tutte le salsine classiche come il bagnetto vedre piemontese, la mostarda, il rafano, la pearà veronese). Ma non aspettatevi lo stile di una cascina in campagna: arredi vintage scovati chissà dove, colori e luminosità del locale riportano alla peculiarità che rende il ristorante unico: come per il menù, si reinterpreta a tradizione in modo moderno e innovativo.
La Cuccuma
A pochi minuti a piedi dal Leonardo, è l’ideale per un dopo teatro e non solo perché la cucina chiude a Mezzanotte (e se ci sono gruppi possono anche proseguire), ma anche perché è un ristorante-pizzeria che esiste da 50 anni, e l’esperienza si percepisce subito: gentilezza e cortesia del personale, freschezza degli ingredienti per ricette ischitane-napoletane (del resto “cuccuma” è il nome della moka partenopea). Noi abbiamo assaggiato spigola al forno coi carciofi (per 2) e melanzane, e un fritto napoletano di antipasti. Più un bicchiere di vino (71 euro) Quando lo abbiamo provato c’era seduta affianco a noi una tavolata napoletana, come a conferma della qualità. L’architettura interna ricorda quella di una nave, e la conduzione è famigliare.
Indirizzo: Via Giovanni Pacini 26, 20131, Milano
Telefono: 022664945
Email: info@lacuccuma.it
Website: http://www.lacuccuma.it/