Piccolo Teatro: la nuova stagione interpreta la modernità

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Ottobre 17, 2022

il Piccolo ha presentato una stagione che riflette sui problemi contemporanei, tra nuove produzioni, ospitalità e spettacoli che ritornano."Non c'è teatro senza la realtà" dice Claudio Longhi, direttore

Il Teatro Strehler ha cominciato la propria stagione 2022/23 partendo in anticipo sulle aperture di sipario di tutte le sale, e in un certo senso anche delle sue. Dal 9 al 14 settembre scorsi si è tenuta infatti la prima edizione del festival “Immersioni“, per la direzione artistica di Andrea Capaldi, un’evoluzione del festival di drammaturgia contemporanea “Tramedautore” ideato da Angela Calicchio. Gli spettacoli di “Immersioni” infatti nascono diverse residenze artistiche in vari quartieri della periferia milanese (Baggio, Calvairate, Niguarda e Giambellino-Lorenteggio). Ecco quindi drammaturgie multiformi, polifoniche, che utilizzano anche videoart e landscapes sonore e che sono nate in un esperimento di drammaturgia partecipata. Significa che nei quattro quartieri individuati si sono avventurati 8 gruppi di artisti (Bruna Bonanno e GianMarco Porru, Corpora costituito da Chiara DonadoniGiulia Sangiorgio e Eliana Rotella, e poi Virginia Landi con Ida Treggiari, e Pablo Tapia Leyton) e qui hanno iniziato un percorso di indagine, ispirazione e evoluzione dei luoghi stessi, in una vicinanza con gli abitanti volta a creare performances in grado di dare nuove visioni e ispirazioni al quartiere in cui hanno operato. L’attenzione si è quindi spostata dal tema della drammaturgia, che trattava “Tramedautore”, al mutamento più ampio del linguaggio teatrale oggi in tutte le sue componenti: lo spettacolo I Di/Versi della compagnia Balletto Civile, un lavoro di ricerca tra società e atto poetico a partire dai madrigali di Monteverdi; la rassegna dedicata agli audio entertainment Voci immerse a cura di Audible (Milano Bandita; Seveso. La Chernobyl d’Italia; Due indagini a confronto); il Premio Carlo Annoni 2022, e la presentazione del testo vincitore della call ConTest Amleta – Associazione di promozione sociale per la lotta contro le disparità di genere nel mondo dello spettacolo.

Nuovi modi di fare teatro e tematiche attuali in questo primo festival d’inizio stagione sono anche la chiave di tutta la programmazione del Piccolo per il 2022/23. Non a caso il titolo che raccoglie gli spettacoli e le attività in programma è “La misura delle cose”. Significa, come ha detto Claudio Longhi, direttore de Piccolo, che “. questa stagione è costruita sul dialogo tra artisti e il loro rapporto con la realtà, perchè il teatro è strumento di riflessione. Non c’è teatro senza la realtà. La concretezza del tempo è la misura di partenza del teatro”. Un intento troppo ambizioso e che rischia di diventare retorico? Vedremo.

Intanto promette bene “Reportes de guerre”, lo spettacolo di Sebastien Foucault che il 27 settembre sarà in scena al Teatro Gassi: per scriverlo è andato ad incontrare i giornalisti che seguirono i combattimenti a Sarajevo, Mostar, Tuzla e Sebrenica. Ispiratosi in particolare ai reportage radiofonici di Françoise Wallemacq, corrispondente belga della RTBF, Sébastien Foucault dà vita a una performance sulla responsabilità del raccontare. Tema non solo attuale, ma anche da poco frequentato soprattutto riguardo a argomenti come le guerre balcaniche. In costante equilibrio fra giornalismo e teatro, la pièce porta in scena la stessa Wallemacq, insieme all’ex giornalista bosniaca Vedrana Božinović – che seguì l’assedio di Sarajevo e in seguito diventata attrice – e a Michel Villée, ex addetto stampa di MSF Belgio, ora burattinaio. Dicono dal Piccolo: “Oltre ai ricordi personali, i tre protagonisti evocano sul palco le testimonianze dei giornalisti locali e internazionali che documentarono la guerra, insieme all’esperienza di testimoni oculari al tempo intervistati da Françoise Wallemacq e ritrovati trent’anni dopo”. Dal 28 settembre al 16 ottobre torna “M. Il figlio del secolo”, spettacolo di e con Massimo Popolizio tratto dal romanzo di Antonio Scurati: lo spettacolo attraversa i sei anni che seguono la grande Guerra (1919-1925), ponendo l’attenzione su quel “paese opaco” che consentì l’instaurarsi della dittatura. Anche “Hamlet” per la regia di Antonio Latella, al Teatro Studio dall’1 al 30 ottobre, è un ritorno (entrambi gli spettacoli furino segnati al loro debutto dalle conseguenze dell’emergenza sanitari), premio Ubu come miglior spettacolo nel 2021. Se le cose si possono misurare anche con l’ironia ecco De Filippo che  torna allo Strehler (18 – 30 ottobre) con una delle sue opere meno note, “Ditegli sempre di sì”: Carolina Rosi, Tony Laudadio e una compagnia di altri dieci attori giocano sul confine tra salute e malattia mentale, guidati da Roberto Andò. Non è matta, ma soffre di una malattia mentale tipica del nostro tempo Maria Grazia, Gioia Salvatori, protagonista di “Darwin inconsolabile (un pezzo per anime in pena)” scritto e diretto da Lucia Calamaro, al Grassi dal 25 ottobre al 6 novembre. Immancabile l’”Arlecchino servitore di due padroni” che torna, a 75 anni dal debutto per la regia di Giorgio Strehler, al Teatro Grassi dal I al 22 dicembre nella mess’inscena di Ferruccio Soleri, 92 anni, che, dalla stagione 2018/19 ha passato il testimone a Enrico Bonavera. Torna anche “Lo schiaccianoci” della Compagnia Marionettistica Carlo Colla&Figli dal 28 dicembre al 6 gennaio al Teatro Grassi. Sempre a dicembre (Studio, 1 – 22 dicembre) Liv Ferracchiati, artista associato, si avvicina a Ibsen per indagare, con la sua personale “HEDDA.GABLER. come una pistola carica”, il cortocircuito tra convenzioni sociali e desiderio di libertà. In scena, Francesco Alberici, Liv Ferracchiati, Giulia Mazzarino, Renata Palminiello, Alice Spisa, Petra Valentini, Antonio Zavatteri. Ancora alla ricerca di verità storiche, tra realtà e autofinzione, “Ritratto dell’artista da morto (Italia ’41 – Argentina ’78)”, Davide Carnevali (artista associato, nella doppia veste di autore e regista) e Michele Riondino (in scena), portano allo Studio una coproduzione internazionale sul dramma delle sparizioni nelle dittature del Novecento (16 marzo – 6 aprile). Il testo, pubblicato in Italia da Einaudi e già presentato alla Münchner Biennale nel 2018, sarà riproposto in una nuova versione in francese alla Comédie de Caen, Comédie de Reims e Théâtre de Liège, coproduttori del progetto, nella Stagione 2023/24. Ancora attualità nel lavoro di Christiane Jatahy, Leone d’oro all’ultima Biennale di Venezia e artista associata, arriva alla conclusione della sua “Trilogia degli orrori. Depois do silêncio” (Studio, 16 – 18 maggio), sostenuto da una lunga e prestigiosa cordata internazionale, che vede il Piccolo tra i coproduttori, affronta direttamente la dittatura di Bolsonaro e la tragedia ambientale della deforestazione dell’Amazzonia. Dopo “La scortecata”, in scena al Grassi nell’aprile 2019 , Emma Dante torna a confrontarsi con Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile e lo fa, questa volta allo Studio (11 – 23 aprile), con “Pupo di zucchero”, celebrazione della morte e festa della vita.

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Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Pandenus Bistrot

    Chissà se Ramazzotti ci è andato da quando il suo ex Resentin, il locale in via Mercato 24, è stato rilevato nel 2018 dalla società Hotel Pandenus, controllata a sua volta dalla holding Bretzel proprietaria del marchio fondato da Filippo Lecardane. Il Resentin aveva chiuso nel 2014, ma Ramazzotti era rimasto proprietario dei muri cedendo l’attività a Crocetta, il locale (di un suo amico) noto in città per i suoi veramente ottimi panini in corso di Porta Romana 67. Da quando la gestione è della catena che attualmente ha locali anche in Gae Aulenti, Melzi d’Eril, Largo La Foppa, piazza Vetra, corso Concordia e via Tadino, chiaramente ha perso un po’ dell’autenticità e del sapore del rapporto vero tra cliente e gestore. Si tratta più di un’amministrazione tecnica che sta molto, molto, troppo (?) attenta alle entrate più che a cercare una affiliazione con chi si reca nel locale. Al punto che, quando ci siamo andati, abbiamo perso ben due volte tempo a dimostrare che il gruppo non aveva intenzione di truffare il ristorante senza pagare alcune quote. Con foto e scannerizzazioni di scontrini, risalendo anche ad errori del locale (che una volta aveva stampato un prezzo superiore a quello effettivamente consumato) abbiamo dovuto dimostrare la nostra onestà di clienti. E  perdipiu’ il controllo interno della sicurezza è totalmente assente: la seconda delle due sere in cui siamo andati al Pandenus di via Mercato una signora del nostro gruppo ha subito il furto della sua borsa. La gestione non ha dimostrato alcun interesse nell’aiutarla nella ricerca, ne’ si è assunta la minima responsabilità dell’accaduto. Come se il furto non fosse avvenuto nel loro locale.  Ovviamente, data la sfiducia dimostrata verso di noi come ladri e, paradossalmente, il furto subito proprio da una persona del nostro gruppo, non torneremo mai più. Peccato, perché la cucina, che in via Mercato ha come chef Enrico Bartolini, propone buoni piatti di ricette tradizionali italiane. Compresa la pizza, il risotto giallo e pastasciutta di vario tipo. A prezzi che, tra l’altro, sono perfettamente nella norma per un locale del centro. Non viene neanche in mente di alzarsi senza pagare!

    Indirizzo: via Mercato 24

    Telefono: 028693391

    Email: mercato@pandenus.it

    Website: https://www.pandenus.it/it/store/pandenus-via-mercato-24/

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