La paura come forma di potere, ai tempi di Shakespeare come oggi

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Aprile 4, 2023

Tutti i protagonisti in posa nella casa-chalet in cui si svolge lo spettacolo credit @Luigi De Palma
Tutti i protagonisti in posa nella casa-chalet in cui si svolge lo spettacolo credit @Luigi De Palma

Il "Riccardo III", per la regia dell'ungherese Kriszta Székley, mette in scena la tirannia del protagonista, interpretato da Paolo Pierobon, ma forse soprattutto mostra l'adeguamento al potere che sovrasta di tutti gli altri, bravi, attori: scelte dell'uomo per sopravvivere

Il pubblico era in estasi dopo la replica a cui abbiamo assistito de “Riccardo III” all’Elfo Puccini, dove è stato in scena pochi giorni purtroppo (28 marzo-2 aprile). Milanoateatro era lì, per uno spettacolo che avrebbe potuto riempire la sala ogni sera (purtroppo sempre più frequente è l’abitudine di tenere in cartellone un lavoro per pochi giorni): la regista, Kriszta Székely, nata a Budapest nel 1982, ha saputo evidenziare con estrema profondità le dinamiche umane che si insediano quando è la paura a governare.

Dal 2016 la Székely insegna recitazione all’Università di Teatro e Cinema di Budapest, ed è Presidente dell’Associazione dei registi ungheresi. Nel 2020 ha firmato la sua prima regia per l’Elfo, “Zio Vanja” di Čechov con Paolo Pierobon, con il quale torna a collaborare per la nuova produzione, di Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Bolzano / ERT – Teatro Nazionale, di un titolo shakespeariano. L’attore trevigiano è il protagonista, Riccardo III, di cui restituisce perfettamente la pericolosa pazzia che viene dalla sua disperazione interiore. Ma anche Matteo Alì, Stefano Guerrieri, Manuela Kustermann, Lisa Lendaro, Nicola Lorusso, Alberto Boubakar Malanchino, Elisabetta Mazzullo, Nicola Pannelli, Marta Pizzigallo, Francesco Bolo Rossini e Jacopo Venturiero vanno citati uno ad uno. Il lavoro con la regista ha creato in ciascun personaggio una spiccata e immediatamente riconoscibile autonomia e caratterizzazione, e non c’è un attimo per trare il fiato.

Credit @Luigi De Palma

Credit @Luigi De Palma

L’epoca è quella attuale: abiti eleganti, benessere che ricorda le corti dei ricchi industriali o parlamentari di oggi (“Grande Bellezza” o “Il divo”, per creare due climi paralleli nel cinema), costumi di Dóra Pattantyus. In un cast di attori che riescono ciascuno ad avere una propria precisa identità e partecipano con praticamente uguale intensità alla resa dello spettacolo. Sono pochi gli elementi che bastano a Riccardo III per esprimere tutta la sua immane crudeltà, creando intorno a lui un’assenza data dalla paura. Tutti cercano di rendersi innocqui ai suoi occhi, assecondandolo, diventando trasparenti. Come la scena, di Botond Devich, vuota: un tavolo, poi neanche più quello. La morte sembra l’unica certezza.  

Una scena del Ricardo III, a sinistra si vedono i cadaveri avvolti in un sacco nero.  Credit @Luigi De Palma

Credit @Luigi De Palma

Immediati i riferimenti all’attuale situazione in Ucraina: per la folle decisione di uno, là dove ci potrebbe essere ricchezza, costruzione, agio e collaborazione, si decide per la distruzione. E, una volta che la partita è cominciata, accorgersi dell’errore diventa improponibile. Si va avanti, accecati dalle proprie convinzioni fasulle. E più Riccardo III delira, più appoggio riceve dalla sorella, dalla moglie, dalla madre. Sperano, istintivamente, che accontentandolo si plachi. Che riduca la sua smania di morte. E invece i cadaveri, avvolti da un telo nero, si accumulano sulla scena. Fino al limite estremo: quelli dei due nipotini di Riccardo. Davanti a queste ultime morti qualche personaggio cerca di uscire di scena, di districarsi dalle strette maglie di crudeltà che ha creato. Ma quasi nessuno lo abbandona: la verità è che Riccardo III non sarà mai solo nel suo bisogno di odiare. E questo, forse, è l’aspetto più pericoloso a cui la Székely ci porta a guardare.

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Bistro Olinda

    Propone piatti semplici, da poter consumare se necessario in poco tempo, anche vegetariani e vegani, oltre alle nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana o le incursioni di ricette etniche. I dolci sono fatti in casa, la scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali. Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano per ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.

    Indirizzo: Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano

    Website: https://www.olinda.org

  • Rosy e Gabriele

    Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.

    Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano

    Telefono: 0229525930

  • Ristorante Batong

    Una sala abbastanza piccola a pochi minuti dal Teatro Elfo Puccini. Si trova in Galleria Buenos Aires 14, ma da un lato si affaccia su strada con ampie vetrate. Un gruppo di giovani camerieri, ragazze e ragazzi, simpatici. Tanti clienti cinesi, segno che la cucina è autenticamente asiatica. Infatti il Ristorante Batong è un unicum tra i locali che propongono piatti orientali a Milano: il menù qui è di piatti provenienti dallo Yunnan, regione nell’estremo sud ovest della Cina. Confina con Vietnam, Laos, Birmania e Tibet: ecco perchè si possono gustare qui ricette innovative oltre ai classici involtini primavera o ravioli al vapore (pur presenti). Imperdibili ad esempio gli spaghetti di riso in brodo piccante con carne di maiale macinata (10 euro). Molti sono i piatti con carne, meno di pesce e c’è anche una scelta di ricette vegetariane.

    Chiuso al mercoledì

    Indirizzo: Galleria Buenos Aires 14

    Telefono: 022043712

    Email: ristorante.batong@gmail.com

  • Litle Italy

    Proprio alle spalle del teatro, a tre minuti di distanza, è una trattoria che fa parte di una catena di locali sparsi tra Milano e l’hinterland. Ma la conduzione risulta familiare, cordiale ed efficiente. Ambiente semplice, due piani di sale e salette arredate con gusto semplice e senza il diffuso show off meneghino. Piatti frutto del mix di culture gastronomiche della casa, cilentane, toscane e salentine, con un pizzico di Basilicata ( i peperoni cruschi) offre una gamma di gustose pizze, fritti, fiori di zucca ripieni, melanzane imbottite, carni e pesce… ma non manca il tocco lombardo con l’immancabile risotto e la cotoletta orecchio di elefante (pure in versione imbottita con mortadella e altro). Prezzi intorno ai 20-25 euro , calice di vino o birra compresi.

    Indirizzo: via Alessandro Tadino, 41

    Website: https://littleitalymilano.com/

  • Non solo Lesso

    Una sala relativamente piccola e una sotto, scendendo una scala di una decina di gradini massimo. Arredamento accogliente, predomina il legno scuro nei tavoli, i portabottiglie sparsi per il locale, cassettiere e credenze: la parola “tradizione” è la prima che salta in mente entrando da “Non solo lesso”, in via Redi angolo via Jan. Fuori folle di persone si rincorrono tra le vetrine di Buenos Aires, qui, nelle corte vie appena dietro il corso, si respira subito un clima accogliente e rilassato. Breker, il proprietario, viene dalle terre percorse dal fiume Brenta, in Veneto: una vera e propria oasi con paesaggi incantevoli, sia naturalmente che per la ricchezza di ville storiche, monasteri, chiese. Ecco che, nel suo ristorante, la cucina rispecchia tutte queste caratteristiche: una cucina verace, di ingredienti genuini e ricette di tradizione “che si trovano un po’ in tutto il nord Italia” dice Beker. Ecco quindi trionfare il lesso (o bollito, 26 euro per testina, lingua, guancia, coda, cappello di prete, biancostato, geretto, cotechino, gallina serviti con salsa verde, mostarda, rafano, senape), che dà il titolo al ristorante, ma anche da provare il brasato, cotto per più di 3 ore, con la puree (ottima, 20 euro). Se i secondi trionfano (spezzatino, polpettone, cinghiale, straccetti ad esempio, sui 18, più cotoletta o ossobuco alla milanese 26 e 25 euro), da provare, tra i primi, la crema di zucca, 10 euro, i ravioli valtellinesi o le caramelle alla piacentina, 13.

    Indirizzo: via Redi angolo via Jan

    Telefono: 0236533440

    Website: http://www.nonsololesso.it/

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