Novelli sposi, ma “perfetti sconosciuti”
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Ciapa'l tram, Recensioni
Pubblicato Aprile 11, 2025

Al Menotti la regia di Emilio Russo porta in scena l'incomunicabilita' famigliare fotografata da Natalia Ginzburg già 60 anni fa
Al contrario di quanto ispira il titolo, Ti ho sposato per allegria è una commedia, del 1966, la prima di Natalia Ginzburg (1916-1991), che lascia amarezza e scontento. In scena al Teatro Menotti fino al 13 aprile (dal 4), infatti, sembra che la regia di Emilio Russo voglia enfatizzare proprio lo stato di vuoto che gira intorno a ciascun personaggio.
Tutti stretti nelle scene di Fabiana Di Marco, salotti o sala da pranzo, comunque interni famigliari, i protagonisti sembrano non avere alcun interesse a comunicare davvero reciprocamente: Giampiero Ingrassia, figlio di Ciccio, e’ molto convincente nel ruolo di Pietro, sposo di Giuliana, Marinella Bargilli. I due sono convolati a nozze in accordo reciproco, ma senza una vera ragione: un incontro casuale ad una festa la sera, e poco dopo il matrimonio, civile, “perché se non mi sposi tu chi mi sposa”. A metà degli anni Sessanta, però, già iniziava a crollare l’impalcatura di convenevoli e stereotipi sociali in cui incasellarsi per sentirsi riusciti come persone umane (casa, famiglia, lavoro): nello svolgersi dello spettacolo emerge evidentemente che i due protagonisti ben rappresentano questa insicurezza. Entrambi avrebbero forse vissuto meglio soli, o da single, come si dice secondo lo stereotipo attuale (che oggi esiste).
Assenza di riferimenti che raggiunge il climax nel secondo tempo, con l’invito a cena da parte della coppia di novelli sposi della madre di Pietro, bravissima Lucia Vasini, e la sorella, Claudia Donadoni: i due protagonisti sono messi a tappeto dalle continue insolenze della signora/suocera, che non considera neanche un matrimonio quello civile, e dalla curiosa apatia di Ginestra, la sorella di Pietro, Claudia Donadoni, anche assistente alla regia.
Unico ruolo che apre uno spiraglio sulla libertà cui anelano Pietro e Giuliana è la governante, Viola Lucio, giovane e brava attrice. Con il suo accento veneto caratterizza l’epoca (negli anni Sessanta molto spesso il personale domestico veniva da là), e nella sua necessità di riscatto sembra vicina a Giuliana che anche, come subito la madre di Pietro nota, è di classe sociale inferiore a loro. Le due nel primo atto sembrano intendersi molto da vicino in una conversazione che scambiano che quasi scivola in un’intesa sentimentale.
Per una confusione di intenti, di insicurezze e di delusioni che, seppur in una regia limpida e una recitazione impeccabile, risulta pesante e livida dietro alla luce apparente delle buone maniere e la convivialità, che infatti vengono sgretolate dagli stessi protagonisti.
DURATA: 1 ora e 30 minuti con intervallo
INFO: Teatro Menotti, via Ciro Menotti 11, Milano
Tel. 0282873611, www.teatromenotti.org, biglietteria@teatromenotti.org
ORARI SPETTACOLI: dal martedì al sabato ore 20, domenica ore 16.30. Lunedì riposo
PREZZI: intero – 32.00 € + 2.00 € prevendita, ridotto over 65/under 14 – 16.00 € + 1.50 € prevendita
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Altrè Milano
Uno, due, tre… via! Questo viene da pensare dopo essere passati Al Tre Milano ed aver conosciuto Andrea e Barbara, che da Bergamo solo un mese fa hanno sostutuito l’inutile e poco attraente self service Spacca (che gestivano), con loro enoteca con cucina, aperta fin dal mattino e tutto il giorno anche come caffè.
La voglia di lavorare non manca, tantomeno quella di portare la propria città, Bergamo, a Milano: una cantina ricca di etichette prevalentemente italiane e cercate una ad una preferendo piccoli produttori specializzati sui vari territori, la cucina (di cui si occupa Andrea) offre piatti tipicamente bergamaschi-bresciani, come i casoncelli, fino a ricette di pesce, come le linguine bio allo scoglio, e antipasti di salumi selezionati con gnocco fritto. Un luogo che ispira libertà e creatività, vedi anche i quadri alle pareti e l’ambiente caldo, accogliente, che in due sale dalla luce morbida, permette di rilassarsi e incontrarsi, con se stessi e con gli altri, lasciando cadere preconcetti e idee sclerotizzate. Un po’ come hanno fatto i due fondatori, che si sono coraggiosamente proposti Al Trè di via Gustavo Modena e già stanno incuriosendo Milano.
Indirizzo: Via Gustavo Modena 3, 20129
Telefono: 0236736833
BBQ
Da sempre a conduzione famigliare (lui milanese lei di origini argentine), questo ristorante insieme rustico e raffinato punta tutto sulla carne: filetto, tagliata, fiorentina, chateaubriand, tartar per citare i piatti imperdibili, sia per il sapore che per l’ottima qualità. Tra ottimi vini, si trova anche la cerveza Quilmes o la Buenos Aires, mentre, tra le pregiate carni perlopiù italiane, non manca l’entrecote di manzo argentino “Rioplatense”. In menù da assaggiare anche il Salame di Varzi (12 euro), o le tagliate (22 euro, 48 quella “All’antica”, per due persone), come i filetti (27 euro).
Indirizzo: via Pasquale Sottocorno 5, Milano
Telefono: 0276003571
Rosy e Gabriele
Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.
Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano
Telefono: 0229525930
Giolina
In un ambiente chic senza essere radical, sportivo e elegante nello stesso tempo, una schiera di ragazzi e ragazze servono ai tavoli quelle che chiamare solo “pizza” forse è troppo poco. Da Giolina, in zona Porta Venezia, il segreto probabilmente è la lievitazione della pasta, 48 ore: potete stare certi che non vi rimarrà sullo stomaco. Aperta dal gruppo Arbellini-Brisbane-Saturnino, gli stessi di Panini Durini, Marghe, Pizzium, fino a Locanda Carmelina, Giolina oltre al tempo di riposo della pasta mette al centro di ogni ricetta la qualità degli ingredienti. Credete di poter parlare di acciughe? Certo che no, sono Alici di Cetara. O di mozzarella? Non sia mai, qui si usa il Fior di latte d’Agerola. Ingredienti raffinati, per nomi di pizze nuovi anche se spesso ricalcano quelle più tradizionali. Ad esempio la Margherita qui si chiama Ghitina (8 euro) ed è preparata con pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino DOP, fior di latte d’Agerola, Parmigiano Reggiano DOP 30 mesi, olio extravergine di oliva biologico e basilico fresco. Da consigliare, per chi non ama la mozzarella sulla pizza c’è la Luisina, ovvero la Napoli rivisitata, 11.00 euro: Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino Dop, pomodorini del piennolo del Vesuvio Rossi Dop, alici di Cetara, capperi disidratati, polvere di olive caiazzane, origano di montagna, basilico fritto, olio evo aromatizzato all’aglio. Di fatto come ricette da assaggiare non esistono grandi alternative alla pizza, e non ne sono previste senza glutine per i celiaci. Certo, potreste assaggiare un antipasto: bruschette, friarielli, mozzarella di bufala e taglieri, con prezzi che vanno dai 3.50 agli 11 euro, anche se glutine o lattosio sono, anche qui, praticamente inevitabili. Da bere esiste una buona selezione di etichette e l’ottima birra Ichnusa, filtrata o meno. Da Giolina è presente anche una zona pre-ristorante (anche se non è molto frequentata): una sorta di bancone dove si può prendere un aperitivo. L’accessibilità è trattata come un argomento noto: per facilitare le carrozzine esiste una pedana spostabile da appoggiare sul gradino all’ingresso, unico presente. Il bagno è a norma ed è provvisto anche di un fasciatoio. Lo spazio tra i tavoli in sala consente tranquillamente il movimento di una carrozzina e i cibi si possono adeguare a esigenze particolari di masticamento. Non c’è un parcheggio disabili di Giolina, ma posto in zona dovrebbe trovarsi nelle vicinanze (c’è un mix di parcheggio residenti e a pagamento. C’è anche un parcheggio coperto a pochi metri dal ristorante). Vi arrivano vari tram (9, 19, 23, non sempre, ma anche agibili), l’autobus 54 e 61 (agibili). La metro più vicina è la Rossa, fermate di Palestro o Porta Venezia.