Idee preziose e attuali, manca (per ora) coesione e ritmo tra gli attori
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Gennaio 13, 2025
Con "La Collezionista" l'Elfo Puccini torna a riflettere sull'arte contemporanea attraverso il teatro come era successo con "Rosso", pièce ispirata alla biografia di Mark Rothko
“I nuovi artisti parlano sempre delle stesse cose: crisi, clima. Ma dove è finito il sogno?”. Questo si chiede La collezionista, interpretata da Ida Marinelli nell’omonimo spettacolo per la regia di Marco Lorenzi che ha debuttato in prima nazionale lo scorso 9 gennaio al Teatro Elfo Puccini, che anche lo produce con A.M.A. Factory, e dove è in scena fino al 2 febbraio. Siamo in una galleria d’arte, scene di Marina Conti, ed è quasi del tutto svuotata. Nello spazio, non potrebbe essere che bianco, si muove insoddisfatta la Marchesa, come anche si chiama Ida Marinelli, nonché appunto la Collezionista. Non trova, negli artisti ora contemporanei, la motivazione e lo spirito autentico della generazione precedente. “L’arte può unire –dice-, ma soprattutto fa discutere: Duchamp, Picasso, scappavano dalla Guerra”. Il loro lavoro esprimeva una vera esigenza di dialogo, di ricerca, di costruzione di un nuovo mondo.
Questa l’ossatura, il senso primo della drammaturgia di Magdalena Barile: la Collezionista è, nello stesso tempo, la marchesa Luisa Casati Stampa, nobildonna milanese (1881-1957), musa e collezionista, appunto, d’arte che acquistò e visse a ca’ Venier dei Leoni a Venezia. E anche la newyorkese Peggy Guggenheim (1898-1979), che nel 1948 acquistò lo stesso palazzo e qui vi trasferì tutta la sua collezione d’arte. La Collezionista-Marchesa è, insomma, una figura rappresentativa di un’epoca e di un momento storico, in cui i valori e ideali trovavano davvero una necessità autentica d’espressione nell’arte. Peccato, però, che la Luisa-Peggy immaginata oggi, viva circondata da personaggi anonimi che, eppure, si ritengono indispensabili: il suo assistente Marcel, due artisti immaginari, la giornalista con il suo cameramen. E così ciò che passa sotto gli occhi della Marchesa non è mai abbastanza ricco di interesse, di senso, di valore. Niente la ripaga. “Io ho dato molto a Venezia, mi aspetto qualcosa in cambio”.
Non è la prima volta che l’Elfo Puccini porta in teatro l’arte contemporanea: Rosso, di John Logan, pièce ispirata alla biografia di Mark Rothko, aveva segnato ripetuti successi dal 2012 al 2023. Eppure, ciò che questo spettacolo riesce a lasciare in bocca è il senso di insoddisfazione, ma non per analogia e condivisione di sentimenti con la protagonista. Anzi, la limitatezza del mondo dell’arte contemporanea di oggi e il suo parlarsi addosso sarebbero aspetti più che legittimi da evidenziare. Anche la mancanza, spesso, di un’ autentica necessità espressiva da parte degli artisti. Il vero problema, derivato forse dal fatto che Milanoateatro ha assistito alla Prima, è una certa lentezza di tutti gli attori (con Ida Marinelli anche Barbara Mazzi, Yuri D’Agostino e Angelo Tronca), guidati da una sintonia didattica più che autentica, che è arrivata agli spettatori come una generale mancanza di coesione e scorrimento, agilità. Lo spettacolo, che pure crea molta aspettativa per le tematiche che vuole evidenziare, è risultato perlopiù retorico e ingarbugliato su se stesso.
DURATA: 1 ora e 15 minuti
INFO: Teatro Elfo Puccini, Sala Fassbinder, corso Buenos Aires 33, Milano
Tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
ORARI: mart. e sab. ore 19.30 | merc. e giov. ore 20 | ven ore 20.30 | dom 16.30
PREZZI: intero € 38/34 | <25 anni € 15 | >65 anni € 20 | online da € 16,50
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bistro Olinda
Propone piatti semplici, da poter consumare se necessario in poco tempo, anche vegetariani e vegani, oltre alle nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana o le incursioni di ricette etniche. I dolci sono fatti in casa, la scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali. Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano per ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.
Indirizzo: Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Website: https://www.olinda.org
Litle Italy
Proprio alle spalle del teatro, a tre minuti di distanza, è una trattoria che fa parte di una catena di locali sparsi tra Milano e l’hinterland. Ma la conduzione risulta familiare, cordiale ed efficiente. Ambiente semplice, due piani di sale e salette arredate con gusto semplice e senza il diffuso show off meneghino. Piatti frutto del mix di culture gastronomiche della casa, cilentane, toscane e salentine, con un pizzico di Basilicata ( i peperoni cruschi) offre una gamma di gustose pizze, fritti, fiori di zucca ripieni, melanzane imbottite, carni e pesce… ma non manca il tocco lombardo con l’immancabile risotto e la cotoletta orecchio di elefante (pure in versione imbottita con mortadella e altro). Prezzi intorno ai 20-25 euro , calice di vino o birra compresi.
Indirizzo: via Alessandro Tadino, 41
Website: https://littleitalymilano.com/
Non solo Lesso
Una sala relativamente piccola e una sotto, scendendo una scala di una decina di gradini massimo. Arredamento accogliente, predomina il legno scuro nei tavoli, i portabottiglie sparsi per il locale, cassettiere e credenze: la parola “tradizione” è la prima che salta in mente entrando da “Non solo lesso”, in via Redi angolo via Jan. Fuori folle di persone si rincorrono tra le vetrine di Buenos Aires, qui, nelle corte vie appena dietro il corso, si respira subito un clima accogliente e rilassato. Breker, il proprietario, viene dalle terre percorse dal fiume Brenta, in Veneto: una vera e propria oasi con paesaggi incantevoli, sia naturalmente che per la ricchezza di ville storiche, monasteri, chiese. Ecco che, nel suo ristorante, la cucina rispecchia tutte queste caratteristiche: una cucina verace, di ingredienti genuini e ricette di tradizione “che si trovano un po’ in tutto il nord Italia” dice Beker. Ecco quindi trionfare il lesso (o bollito, 26 euro per testina, lingua, guancia, coda, cappello di prete, biancostato, geretto, cotechino, gallina serviti con salsa verde, mostarda, rafano, senape), che dà il titolo al ristorante, ma anche da provare il brasato, cotto per più di 3 ore, con la puree (ottima, 20 euro). Se i secondi trionfano (spezzatino, polpettone, cinghiale, straccetti ad esempio, sui 18, più cotoletta o ossobuco alla milanese 26 e 25 euro), da provare, tra i primi, la crema di zucca, 10 euro, i ravioli valtellinesi o le caramelle alla piacentina, 13.
Ristorante Batong
Una sala abbastanza piccola a pochi minuti dal Teatro Elfo Puccini. Si trova in Galleria Buenos Aires 14, ma da un lato si affaccia su strada con ampie vetrate. Un gruppo di giovani camerieri, ragazze e ragazzi, simpatici. Tanti clienti cinesi, segno che la cucina è autenticamente asiatica. Infatti il Ristorante Batong è un unicum tra i locali che propongono piatti orientali a Milano: il menù qui è di piatti provenienti dallo Yunnan, regione nell’estremo sud ovest della Cina. Confina con Vietnam, Laos, Birmania e Tibet: ecco perchè si possono gustare qui ricette innovative oltre ai classici involtini primavera o ravioli al vapore (pur presenti). Imperdibili ad esempio gli spaghetti di riso in brodo piccante con carne di maiale macinata (10 euro). Molti sono i piatti con carne, meno di pesce e c’è anche una scelta di ricette vegetariane.
Chiuso al mercoledì
Indirizzo: Galleria Buenos Aires 14
Telefono: 022043712
Email: ristorante.batong@gmail.com