Gli ‘Spettri’ di Ibsen incantano all’Elfo Puccini, grazie ad Andrea Jonasson anzitutto, ma anche per la qualità di tutti gli attori in scena
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Recensioni
Pubblicato Marzo 10, 2023
Uno spettacolo che riesce a restituire il dramma interiore di tutti i personaggi in un lavoro collettivo di equilibrio e maestria
“Ogni volta che mi incontrerò in un’anima degna di essere riprodotta, non risparmierò né un pensiero, né una fuggevole intenzione appena mascherata dalla parola. Non risparmierò nemmeno il piccolo nascosto nel seno della madre”. Così scrive Henrik Ibsen, il massimo drammaturgo norvegese (1828-1906) all’amico e collega Bjornson come segno di sfogo dopo l’accoglienza sfavorevole da parte della critica che aveva ricevuto “Peer Gynt”, il poema dialogato del 1867 che racconta le vicende di un folletto perdigiorno. Un cambio di passo verso un teatro che indaga i drammi degli esseri umani in modo assolutamente dichiarato, e che trova la sua esplicitazione prima in “Casa di bambola” (1879) e subito dopo in “Spettri” (1881). Spettacolo che fece scandalo all’epoca, e che è in scena in questi, e pochi, giorni (7-12 marzo) all’Elfo Puccini per la regia di Rimas Tuminas, lituano, nell’adattamento in italiano di Fausto Paravidino e con una straordinaria Andrea Jonasson, l’attrice e moglie di Giorgio Strehler, nel ruolo di Helene Alving.
In una casa grande, isolata nella campagna norvegese, vive appunto Helene con la sua giovane tuttofare Regine (una brava Eleonora Panizzo). Il marito, il Capitano Alving, è morto, Helene gli ha fatto costruire un orfanotrofio per salvaguardarne la memoria. Il dramma inizia quando si è prossimi alla cerimonia d’inaugurazione di questo, e si entra dritti nelle anime di ogni personaggio. Nel grande salotto essenziale e buio in cui si svolge tutta la vicenda (scene e costumi di Adomas Jacovskis) arriva il pastore Manders, Fabio Sartor, che è vicino a ad Helene per l’apertura imminente dell’orfanotrofio, ma, e lo si scopre piano piano durante lo svolgimento del dramma, è anche legato a lei per una precedente storia d’amore. A cui entrambi hanno scelto di rinunciare. C’è il padre di Regine, Jakob Engstrand, falegname (Giancarlo Previati), un uomo semplice e buono, che si scoprirà non essere il vero padre della ragazza (che è invece il Capitano Alving, il quale prima di morire conduceva una vita dissoluta). Da Parigi, dove vive facendo l’artista, è appena arrivato Osvald (Gianluca Merolli), il figlio del Capitano Alving e Helene, a cui, sempre il padre, aveva trasmesso la sifilide: il dramma inizia quindi presentando a poco a poco i personaggi, facendo entrare il pubblico in questo salotto vissuto da anime più che da esseri viventi. Un grande specchio sul fondo della scena sembra racchiuderle tutte: all’ombra del defunto Capitano è come se tutto il dramma mettesse al centro, più che la vita, gli spiriti interiori dei personaggi, e quindi anche il loro non vissuto, i loro rimpianti, i propri dolori per ciò che la vita ha tolto o più facilmente non ha dato.
Uno spettacolo in cui emerge in modo preponderante la bravura degli attori, tutti. Ognuno riesce a far trapelare la propria vita interiore che brucia dentro e li immobilizza in situazioni da cui non si riesce a fuggire. L’unica che ha il coraggio di andarsene è Regine, mentre il dramma si stringe pian piano come un cappio intorno ad Helene e Osvald madre e figlio, fino alla morte di Osvald (Merolli davvero convincente nella descrizione della malattia, tra movimenti, espressioni e parola). Vedere la Jonasson in scena, disperata per la malattia e la solitudine del ragazzo “mia unica ragione di vita”, è un’emozione forte per la sua bravura e capacità. E speriamo che torni a recitare in Italia, dato che più volte ha dichiarato che, finita la sua vita con Strehler, i teatri italiani non l’hanno più cercata.
Informazioni
Teatro Elfo Pccini, corso Buenos Aires 33, Milano
Durata: 1ora e 30 minuti
Orari: Mart/sab. ore 20.30; dom. ore 16.00
Prezzi: intero € 34 / <25 anni >65 anni € 18 / online da € 16,50 –
Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bistro Olinda
Propone piatti semplici, da poter consumare se necessario in poco tempo, anche vegetariani e vegani, oltre alle nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana o le incursioni di ricette etniche. I dolci sono fatti in casa, la scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali. Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano per ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.
Indirizzo: Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Website: https://www.olinda.org
Rosy e Gabriele
Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.
Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano
Telefono: 0229525930
Ristorante Batong
Una sala abbastanza piccola a pochi minuti dal Teatro Elfo Puccini. Si trova in Galleria Buenos Aires 14, ma da un lato si affaccia su strada con ampie vetrate. Un gruppo di giovani camerieri, ragazze e ragazzi, simpatici. Tanti clienti cinesi, segno che la cucina è autenticamente asiatica. Infatti il Ristorante Batong è un unicum tra i locali che propongono piatti orientali a Milano: il menù qui è di piatti provenienti dallo Yunnan, regione nell’estremo sud ovest della Cina. Confina con Vietnam, Laos, Birmania e Tibet: ecco perchè si possono gustare qui ricette innovative oltre ai classici involtini primavera o ravioli al vapore (pur presenti). Imperdibili ad esempio gli spaghetti di riso in brodo piccante con carne di maiale macinata (10 euro). Molti sono i piatti con carne, meno di pesce e c’è anche una scelta di ricette vegetariane.
Chiuso al mercoledì
Indirizzo: Galleria Buenos Aires 14
Telefono: 022043712
Email: ristorante.batong@gmail.com
Litle Italy
Proprio alle spalle del teatro, a tre minuti di distanza, è una trattoria che fa parte di una catena di locali sparsi tra Milano e l’hinterland. Ma la conduzione risulta familiare, cordiale ed efficiente. Ambiente semplice, due piani di sale e salette arredate con gusto semplice e senza il diffuso show off meneghino. Piatti frutto del mix di culture gastronomiche della casa, cilentane, toscane e salentine, con un pizzico di Basilicata ( i peperoni cruschi) offre una gamma di gustose pizze, fritti, fiori di zucca ripieni, melanzane imbottite, carni e pesce… ma non manca il tocco lombardo con l’immancabile risotto e la cotoletta orecchio di elefante (pure in versione imbottita con mortadella e altro). Prezzi intorno ai 20-25 euro , calice di vino o birra compresi.
Indirizzo: via Alessandro Tadino, 41
Website: https://littleitalymilano.com/
Non solo Lesso
Una sala relativamente piccola e una sotto, scendendo una scala di una decina di gradini massimo. Arredamento accogliente, predomina il legno scuro nei tavoli, i portabottiglie sparsi per il locale, cassettiere e credenze: la parola “tradizione” è la prima che salta in mente entrando da “Non solo lesso”, in via Redi angolo via Jan. Fuori folle di persone si rincorrono tra le vetrine di Buenos Aires, qui, nelle corte vie appena dietro il corso, si respira subito un clima accogliente e rilassato. Breker, il proprietario, viene dalle terre percorse dal fiume Brenta, in Veneto: una vera e propria oasi con paesaggi incantevoli, sia naturalmente che per la ricchezza di ville storiche, monasteri, chiese. Ecco che, nel suo ristorante, la cucina rispecchia tutte queste caratteristiche: una cucina verace, di ingredienti genuini e ricette di tradizione “che si trovano un po’ in tutto il nord Italia” dice Beker. Ecco quindi trionfare il lesso (o bollito, 26 euro per testina, lingua, guancia, coda, cappello di prete, biancostato, geretto, cotechino, gallina serviti con salsa verde, mostarda, rafano, senape), che dà il titolo al ristorante, ma anche da provare il brasato, cotto per più di 3 ore, con la puree (ottima, 20 euro). Se i secondi trionfano (spezzatino, polpettone, cinghiale, straccetti ad esempio, sui 18, più cotoletta o ossobuco alla milanese 26 e 25 euro), da provare, tra i primi, la crema di zucca, 10 euro, i ravioli valtellinesi o le caramelle alla piacentina, 13.