D’Elia interpreta Van Gogh, e la sua libertà

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Marzo 16, 2024

Corrado D'Elia in "Van Gogh", credit @MTMTeatoLeonardo
Corrado D'Elia in "Van Gogh", credit @MTMTeatoLeonardo

Al Teatro Leonardo torna l'attore milaese con uno dei suoi Album, ovvero le storie di vita di artisti, scienziati, musicisti o anche noti protagonisti di romanzi

Una Prima già piena come fosse girato il passaparola per due settimane: questo è ormai l’effetto Corrado D’Elia, tanto pubblico e una critica che, a parte i giornalisti che lo seguono fedelmente già dagli anni del Teatro Libero in via Savona, a volte lo snobba ritenendolo troppo poco di “ricerca”. Tanto studio, per l’attore e regista, che si esercita e compone anche in greco antico, sua passione (tanto per dire quanto è poco innovativo o troppo impreparato). Sempre in scena, tra tournee, repliche dei suoi spettacoli e prime. Come ieri, 14 marzo, al Teatro Leonardo, per Io, Vincent Van Gogh, fino al 24 marzo, spettacolo già vincitore del Premio Europeo per il Teatro e la Drammaturgia Tragos – Sezione Autore Contemporaneo, nella sua 17° edizione. Un altro suo Album, ovvero le biografie di artisti o personaggi che hanno fatto la storia o la storia della letteratura: con Ludwig Van Beethoven, Steve Jobs, Amadeus, Don Chicotte, Moby Dick, tutti scritti da D’Elia, ecco anche il lavoro dell’attore-regista sul pittore olandese.

Mentre il pubblico entra in sala si sentono rumori di vento, di campagna. Si abbassano le luci, il palco diventa un insieme astratto di colori, di luci e di contrasti. In mezzo c’è lui, D’Elia, seduto su una sedia con il microfono in mano: come spesso succede nei suoi monologhi, anche se esistono scene e luci (Chiara Salvucci e Christian Laface, assistente alla regia Sabrina De Vita), è lui, con la sua voce soprattutto, a movimentare l’intero spettacolo. Sorprendentemente, infatti, quando in scena da solo, D’Elia non necessiterebbe di altro che la sua voce. Perché tanti sono i ritmi, le oscillazioni e gli umori che trasmette: il suo stesso entusiasmo e la sua energia sono trascinanti. Esercizi di memoria giornalieri, per tenere a mente tutti gli spettacoli che contemporaneamente porta in scena nei vari teatri di tutt’Italia, ieri neanche una sbavatura per Van Gogh. Forse, a volte, un filo di stanchezza appena percettibile per chi lo ha visto in scena innumerevoli volte. Molta poesia, comunque, nel dipingere la necessità fisiologica di colore, di ambienti aperti, di vita, dell’artista: “io non disegno le forme, ma vorrei disegnare le anime”. E il ruolo di Theo, il fratello, che lo aiuta, lo ascolta, lo sostiene quanto possibile. Finchè Van Gogh non arriva al taglio dell’orecchio: già si era sparato in una delle sue lunghe e quotidiane lunghe passeggiate in campagna, e Theo era venuto a soccorrerlo.

E’ più grande l’arte o la vita? Non ho la risposta”. Ma che bisogno c’è di cercarla? In Van Gogh sono la stessa cosa, questo ci dice chiaramente lo spettacolo: gli stimoli del quotidiano, che per tutti sono sopportabili, diventano per l’artista le sue pennellate nervose piene di colore. Come se vivesse e vedesse l’esterno con la stessa intensità con cui lo restituisce sulle sue tele. È un troppo difficile da reggere, e la sua libertà spaventa, gli altri: finisce in ospedale psichiatrico, troppo bianco. “Io sarò sempre in un campo di grano”: D’Elia comunica con intensità e verità l’impazienza, la vitalità, l’ansia e la fantasia irrefrenabile di Van Gogh, trasmettendoci, con questa figura l’esempio di chi vive senza compromessi.

DURATA: 60 minuti

INFO. Teatro Leonardo, via Ampere 1, www.mtmteatro.it, biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.4

ORARI: da giovedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30 intero € 30,00 – convenzioni € 24,00 – ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno)

PREZZI. € 24,00 – Under 30 e Over 65 € 17,00 – Università € 17,00 – scuole di Teatro € 19,00 – scuole civiche Fondazione Milano, Piccolo Teatro, La Scala e Filodrammatici € 11,00 – Scuole MTM € 10,00 – ridotto DVA € 15,00 tagliando Esselunga di colore ROSSO

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Al’Less

    Una cucina di stile rustico e nutriente, con grande preferenza di piatti a base di carne e con la specialità del lesso (a partire dal bollito misto, con tutti i principali tagli di carne e tutte le salsine classiche come il bagnetto vedre piemontese, la mostarda, il rafano, la pearà veronese). Ma non aspettatevi lo stile di una cascina in campagna: arredi vintage scovati chissà dove, colori e luminosità del locale riportano alla peculiarità che rende il ristorante unico: come per il menù, si reinterpreta a tradizione in modo moderno e innovativo.

    Indirizzo: Viale Lombardia, 28, 20131 Milano

    Telefono: 3455499830

    Website: https://www.alless.it/

  • Baia Chia

    Il primo pensiero che viene in mente mentre si è al Baia Chia, ristorante di cucina sarda in via Antonio Bazzini 37, è “qui tornerò”. Ambiente relativamente piccolo (meglio prenotare), una cinquantina di posti in due salette, in cui tutto è affidato alle mani di Donatella, campidanese, che gestisce con poche parole e molta attenzione. Con lei il figlio, un ragazzo intelligente e sensibile, curioso del mondo che ogni sera entra nel suo locale. D’altra parte chi scopre il Baia Chia sente di aver trovato non solo l’autentica cucina sarda, ma anche lo stesso spirito un po’ schivo, percettivo e aperto-ma-con-riserva dell’Isola. Abbiamo assaggiato (tra la prima volta e le altre in cui siamo tornati) un ottimo antipasto di calamaretti fritti, per passare ai culurgiones (ravioli al sugo di pomodoro ripieni di patate e menta), e  poi il misto di antipasti sardi, la fregola (una sorta di cous cous in versione sarda), e come dessert, la classica seada (raviolo con formaggio fuso ricoperto di miele), accompagnata da un bicchiere di mirto. Da provare, poi, anche le cozze alla vernaccia e il frittino di calameretti. Non sono parchi nel versare vino, se lo prenderete al calice, consigliamo l’ottimo Vermentino di Gallura. Prezzi decisamente ragionevoli (sui 30 euro a testa).

    Indirizzo: via Antonio Bazzini 37

    Telefono: 022361131

    Email: baiachiaristorante@hotmail.it

  • La Cuccuma

    A pochi minuti a piedi dal Leonardo, è l’ideale per un dopo teatro e non solo perché la cucina chiude a Mezzanotte (e se ci sono gruppi possono anche proseguire), ma anche perché è un ristorante-pizzeria che esiste da 50 anni, e l’esperienza si percepisce subito: gentilezza e cortesia del personale, freschezza degli ingredienti per ricette ischitane-napoletane (del resto “cuccuma” è il nome della moka partenopea). Noi abbiamo assaggiato spigola al forno coi carciofi (per 2) e melanzane, e un fritto napoletano di antipasti. Più un bicchiere di vino (71 euro) Quando lo abbiamo provato c’era seduta affianco a noi una tavolata napoletana, come a conferma della qualità. L’architettura interna ricorda quella di una nave, e la conduzione è famigliare.

    Indirizzo: Via Giovanni Pacini 26, 20131, Milano

    Telefono: 022664945

    Email: info@lacuccuma.it

    Website: http://www.lacuccuma.it/

  • Trattoria Sole

    Si chiama “Trattoria Sole” perché si scorge lo stabile che ora ospita il ristorante in questione in un fotogramma del film di De Sica “Miracolo a Milano” (del 1951): la scena è quella del raggio luce che scalda per pochi secondi la folla povera e infreddolita. Aarredi vintage cercati con cura e rigore, per sprofondare in quella Milano periferica di cui racconta il film, per gustare ricette della tradizione milanese ma non solo: fusilli al pesto, riso freddo con tonno e capperi, o fusilli con crema al radicchio rosso. Per passare al roast-beef con olio e rosmarino, o alla torta rustica con merluzzo, broccoli e zucchine. Insomma la tradizione lombarda si unisce a quella regionale italiana con spazio per tocchi di fantasia e ispirazioni da tutto il mondo.

    Indirizzo: Via Carlo Valvassori Peroni, 41, 20133 Milano

    Telefono: 022364182

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