Teatro Elfo Puccini, “La Numero 13”: lo spettacolo in cui tra Arte, Vita e Morte i confini sono labili

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Recensioni

Pubblicato Aprile 17, 2023

La Crippa nello studio-scenografia mentre lo sta dipingendo di giallo

Cristina Crippa diretta da Elio De Capitani interpreta l'artista raccontata da Pia Fontana, scrittrice scomparsa: una donna che cerca la verità su se stessa e la morte della sua bambina in un monologo-confessione

Una scrittrice, Pia Fontana (scomparsa nel 2009). Un’artista, senza nome, interpretata da Cristina Crippa. Un regista, Elio De Capitani. Una scena quasi vuota, popolata solo da impalcature mobili per dipingere sul muro in altezza, illuminata da Nando Frigerio. Siamo nello studio d’arte della protagonista de “La numero 13”, fino al 29 aprile al Teatro Elfo Puccini per una produzione, andata già in scena nel 2002 e nel 2009, del Teatro dell’Elfo in collaborazione con Outis – Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea. In questa descrizione di presenze poco definite la vera protagonista è un’anima, quella della giovane nipotina dell’artista morta a soli 13 anni.

La pittrice entra in scena e si va a sdraiare, stremata, sulla più bassa delle impalcature. Parla della sua visita, quotidiana, al Cimitero Monumentale, a trovare la tomba della nipote. E da qui inizia una confessione non tanto al pubblico quanto, forse, a se stessa, per capire e riverlar(si) chi sia quella bambina. Una semplice nipote con cui si è instaurato un rapporto particolarmente profondo? O è la sua stessa figlia? E chi è la sorella, madre della piccola, amata e sempre perfetta? È l’alter ego dell’artista, o è davvero la copia ideale (o idealizzata) di quella imperfetta? Una confessione, quindi, o meglio una libera esternazione dei propri sentimenti, in cui entrano prepotentemente il Cimitero Monumentale di Milano, con il suo silenzio, e la tomba della ragazzina, su cui veglia la scultura di un Angelo. A cui l’artista è solita recarsi e nelle cui vicinanze siede per ore, a contemplarla.

A questo raccoglimento fa eco il perbenismo della società, che non capisce la mentalità svincolata dalla forma di un’artista, che sceglie di non sposarsi e di non avere figli.

Mentre la pittrice si confessa, dipinge le pareti del suo studio di giallo, per cancellare il bianco accecante che le copre e in cui vede “indifferenza ed estinzione”. Pareti colorate, quindi, per portare nuova luce.

Finchè, metro dopo metro, è anche la confessione a illuminarsi diversamente: “non hai nessuna sorella, è tutto nella tua testa.” E la morte della ragazzina sarebbe un suicidio motivato dal soffocamento dell’amore della madre.

Eppure, vedendo lo spettacolo, non si capisce precisamente quale sia la verità, il reale punto di vista con cui guardare. Se quello bianco, pre-esistente, o quello giallo, che la pittrice ci propone con la sua confessione. Un monologo che lascia in sospeso, che parla di un dolore poco chiaro e quindi di difficile condivisione. Un’ora sola, ma dalla cui mancanza di appigli in certi momenti si vorrebbe fuggire.

INFO. Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano

Tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021

DURATA: 70 minuti

ORARI: Mart/sab. ore 19.30; dom. ore 15.30

PREZZI: intero € 34 / <25 anni >65 anni €18 / online da € 16,50

Consigli per prima o dopo lo spettacolo

  • Bistro Olinda

    Propone piatti semplici, da poter consumare se necessario in poco tempo, anche vegetariani e vegani, oltre alle nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana o le incursioni di ricette etniche. I dolci sono fatti in casa, la scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali. Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano per ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.

    Indirizzo: Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano

    Website: https://www.olinda.org

  • Rosy e Gabriele

    Troverete la storica pizzeria degli attori e persone dello spettacolo. I due originari fondatori del ristorante (Rosy e Gabriele) ora sono in pensione, ma 11 anni fa, hanno lasciato il locale a chi già lavorava con loro da 37 anni. Qui la cucina è aperta fino a tardi (il ristorante chiude all’1), in un ambiente movimentato, allegro e in cui lavorano veri professionisti del servizio ai tavoli, da sempre in sala con camicia bianca e papillon nero. Gestiscono l’arrivo di clienti con o senza prenotazione con maestria e simpatia. Si possono mangiare classici piatti milanesi come risotto o cotoletta, ma la specialità è la pizza, presente in varie ricette. Sarete serviti in un’unica sala da pranzo conviviale dal sapore anni ’70-’80, come il paniere d’altri tempi che contiene amaretti, dolcetti alle mandorle e caramelline al limone o alla menta che viene servito a fine pasto se si sceglie di non prendere il dolce.

    Indirizzo: Via Giuseppe Sirtori, 26, 20129 Milano

    Telefono: 0229525930

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