Milano al centro dell’Europa: è Palazzo Reale che ospita la mostra ‘Bosh e un altro Rinascimento’

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Oltre il sipario

Pubblicato Novembre 9, 2022

Grazie agli studi e l'intervento dei 3 curatori si sostiene in mostra che lo stile onirico del pittore olandese non fu l'unico di quel periodo: esiste un altro Rinascimento

Chi è già andato a vedere la mostra alla Villa Reale di Monza “Stregherie. Fatti, scandali e verità sulle sovversive della storia” (ne parliamo in Milanoateatro su questo articolo) troverà dei parallelismi con “Bosh e un altro Rinascimento”, l’esposizione che ha inaugurato questa mattina a Palazzo Reale in piazza Duomo a MilanoFino al 12 marzo infatti sono esposte un centinaio di opere che riportano il visitatore in un mondo fantastico, onirico, dal sapore fiabesco, e ci sono anche delle incisioni e quadri che rappresentano il sabba (come l’incisione “Lo Stregozzo”, 1520-1530, di Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano). Si entra, insomma, in un vero e proprio universo, come degli ospiti o degli attori in una nuova scenografia. E quello in scena è il mondo artistico in cui si muove anche la pittura di Jheronimus Bosch (1453 – 1516), l’artista olandese noto per i suoi quadri raffiguranti situazioni surreali, con qualche riferimento al mondo umano che però è sempre inserito in un contesto di difficile categorizzazione.

allestimento, credit @Marta Calcagno Baldini

Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano / Marcantonio Raimondi or Agostino Veneziano / Lo Stregozzo / The Sabbat1520-30Bulino / Engraving / Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Milano

E, dalle decine di tele e stampe esposte, si capisce direttamente quella che è la tesi che guida la mostra in corso a Milano: Bosh non è stato l’unico esponente di questo stile di pittura magico e surreale. Eppure, a pensare al 1500, la mente va subito a Brunelleschi, Leonardo, Raffaello, Michelangelo: a pittori che usano la prospettiva per aderire in modo ancora più coinvolgente alla realtà, religiosa o umana, che stanno rappresentando. Qui, invece, si tratta di veri e propri ambienti, attimi in cui il pittore sembra riuscire a immortalare, quasi come un fotografo, un mondo extra umano, di fantasia, in cui è riuscito ad entrare come per miracolo. Certamente Bosch ne è il massimo testimone, basti pensare al “Trittico delle tentazioni di Sant’Antonio” (opera che ha lasciato il Portogallo solo un paio di volte nel corso del Novecento e giunge ora in Italia per la prima volta), che si trova nella prima sala: mostri e creature inverosimili di ogni sorta popolano ambienti improbabili sul cui sfondo brucia un lugubre incendio. Ma anche Jan Wellenes de Cock, artista di Anversa, di poco più giovane di Bosh, rappresentò le “Tentazioni di Sant’Antonio”: anche in questo quadro si vedono animali fantastici e demoni che minacciano il santo. Fino ad artisti italiani, come Giorgio Ghisi, che nella sua incisione a bulino del 1561 rappresenta un’”Allegoria della vita umana”.

allestimento, credit @Marta Calcagno Baldini

“Milano vicino all’Europa”, canta Lucio Dalla nella canzone “Milano” che dà il titolo al nostro sito: “sono contento che questa mostra sia qui -ha detto questa mattina Domenico Praina, direttore dei Palazzo Reale appunto-. Perché Milano è al centro dell’Europa, è un vero e proprio crocevia e punto di incontro fra le arti. Infatti quello esposto non è solo l’universo artistico di Bosh: attraverso questa mostra e le opere provenienti da vari pittori e incisori testimoniamo che esistono tanti rinascimenti”. Per arrivare a sostenere una tesi del genere si sono impegnati in studi e approfondimenti ben tre curatori, un italiano, un olandese e uno spagnolo (ulteriore dimostrasione dello spirito aperto, europeo, della mostra): Claudio Salsi, sovrintendente del Castello Sforzesco di Milano. Bernard Aikema, olandese, professore di Storia dell’arte all’Università di Verona. Fernando Checa Cremades, storico dell’arte e professore di Madrid, che è stato direttore del Museo di prado dal 1996 al 2001. “Il contributo del Castello Sforzesco è stato fondamentale -ha spiegato stamattina Praina-. Perché l’intervento della Collezione del Castello ha consentito di scambiare alcune opere con quadri di Bosh stabili in altri musei d’Europa”. La mostra, infatti, è il risultato di una riuscita collaborazione tra istituzioni d’arte: “solitamente chi ha un Bosh raramente lo presta -ha svelato oggi il prof. Salsi-. Spesso i musei che espongono un’opera del pittore olandese vengono visitati in particolare proprio per la presenza di quel quadro. Per riuscire ad averli comunque a Milano abbiamo messo in atto un vero e proprio regime di reciprocità e prestato a questi musei opere della Collezione del Castello Sforzesco”.

Credits @Jheronimus Bosch / Trittico delle Tentazioni di sant’Antonio / Temptations of Saint Anthony Triptychc. 1500 / Olio su tavola / Oil on panel / Museu Nacional del Arte Antiga, Lisbona

Bosch, Hieronymus (c. 1450-1516): The Temptations of Saint Anthony, 1510-1515 Madrid Prado *** Permission for usage must be provided in writing from Scala.

Jacques CallotLe tentazioni di sant’Antonio / The Temptations of Saint Anthony1635Acquaforte / EtchingRoma, Istituto Centrale per la GraficaJheronimus BoschLe tentazioni di sant’Antonio / The Temptations of Saint Anthony c. 1510-15Olio su tavola / Oil on panelMuseo Nacional del Prado, Madrid
E questo è un ulteriore esempio di milanesità: la mentalità disponibile agli scambi, alle connessioni d’arte, di cui questa mostra vuole essere un esempio: “siamo aperti a nuovi spunti e prospettive che si apriranno grazie a questa mostra” conclude Praina.

Bosch, Hieronymus (c. 1450-1516): The Temptations of Saint Anthony, 1510-1515 Madrid Prado *** Permission for usage must be provided in writing from Scala.

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