“Brothers”, Mimmo Di Marzio e Paolo Manazza: pittori (e giornalisti) in mostra da Previtali di Lorenzo Valentino: dove sta andando il mondo dell’arte contemporanea? tra esposizioni e convegni la galleria d’arte si riscopre luogo di dibattito culturale

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Oltre il sipario

Pubblicato Ottobre 17, 2023

Mimmo Di Marzio (al centro), con Paolo Manazza (guardando la foto a sinistra) e Lorenzo Valentino a destra, credit @MartaCalcagno
Mimmo Di Marzio (al centro), con Paolo Manazza (guardando la foto a sinistra) e Lorenzo Valentino a destra, credit @MartaCalcagno

All'inaugurazione si è tenuto un primo dibattito a cura di Luca Zuccala su "Le vie alternative al mercato dell'arte", un mondo nuovo che sembra condotto dalle donne

Le Gallerie d’arte hanno perso o non il loro valore di luoghi in cui stimolare dibattiti per capire dove si muove il mondo dell’arte contemporanea? Non si può generalizzare, ma la prima idea che oggi salta alla mente se si pensa ad una sala per mostre è il classico white cube con un’esposizione di artisti già quotati e in cui “ricerca” è un termine abusato. Lunedì 9 ottobre, però, a Milano alla Galleria Previtali, via Lombardini 14 (www.galleriaprevitali.it), in occasione dell’apertura della mostra “Brothers” di Mimmo di Marzio e Paolo Manazza (fino al 18 novembre, a cura di Luca Zuccala), si è svolto un interessante convegno dal titolo “Le vie alternative del mercato dell’arte”.

Certo, per gli appassionati d’inaugurazioni diciamo subito che non mancava un buon vino bianco accompagnato da qualche stuzzichino. E c’è stato il tempo necessario per esplorare a fondo la mostra nei due piani di galleria, constatando la diversità espressiva dei due artisti, amici nella vita privata (giornalisti anche entrambi) e accumunati dalla tecnica della pittura: dove, però, Di Marzio mostra nei suoi paesaggi, animati da ritratti spesso di famiglie o amici, quasi delle foto-ricordo scattate dal suo pennello in situazioni e ambienti naturali diversi, in Manazza prevale l’informale. Geometrie, o meglio macchie di colori che disegnano tele astratte, certo, ma sempre anche armoniche. Due linguaggi, quindi, vicini nel colore e nell’armonia generale che ispirano, diversi nel modo in cui si approcciano alla tela.

Forse anche grazie a questo contrasto-prossimità tra i due protagonisti della mostra risultava adeguata la presenza di Zuccala, curatore oltre che direttore di Artslife.com, e degli ospiti che aveva coinvolto per approfondire il tema de mercato dell’arte. Dove sta andando? C’è un tipo di linguaggio più adatto alla vendita? L’arte è ancora un bene-rifugio, e ci sono paesi al mondo che comprano più e meglio di altri?

“Noi siamo giornalisti -introduce Di Marzio- e abbiamo la passione per l’arte. Ecco perché abbiamo lanciato a Lorenzo Valentino (critico e direttore della Galleria n.d.r.), l’idea di cogliere l’occasione di una mostra per conversare su temi di arte e mercato oggi”. La maggioranza di donne presenti in sala come ospiti, Camilla Gurgone (Spazio Serra), Caterina Angelucci (Via Farini e scrittrice), Maryna Rybackova (Rea fair, Artsted), Chiara Sorgato (Artista), Arianna Maestrale, che con Silvia Mazzella ha ideato a Genova il festival biennale Divago, di arte urbana, fa subito pensare che le nuove direzioni dell’arte contemporanea siano a guida straordinariamente rosa: “alcuni nomi che avevamo invitato, uomini, non sono riusciti ad arrivare per via dello sciopero” fa notare Zuccala, in modo da sottolineare che esiste anche una componente maschile operativa nei nuovi mondi di arte contemporanea.

Arianna Maestrale durante il suo intervento e, sullo sfondo, Maryna Rybackova, credit @MartaCalcagno
Arianna Maestrale durante il suo intervento e, sullo sfondo, Maryna Rybackova, credit @MartaCalcagno

Certo che, come spiega la Rybackova, il fatto che in questi ambiti il lavoro sia ancora molto intenso, duro, e spesso non retribuito, porta soprattutto le donne a occupare tali settori. E si capisce che si tratta di realtà rosa, ma ben poco rosee e in cui ci vuole molto coraggio: ecco allora forse perchè la componente femminile è di gran lunga più presente.

Arianna Maestrale prende la parola per prima per raccontare il “Divago Festival”, che si svolge in via del Campo a Genova. “Un luogo che oggi i genovesi non frequentano più -dice-. Sono spaventati dal degrado e la sporcizia del quartiere, seppur cantato da Fabrizio De Andrè. Divago vuole rigenerare certi contesti urbani, e per questo noi siamo arrivati qui per organizzare il nostro Festival: io e Silvia Martella vogliamo che sia un appuntamento di Arte Sociale. Siamo attive da pochi anni, riusciamo a vivere con le risorse che raccogliamo: ci teniamo a pagare gli artisti che partecipano al festival e a che sia una rassegna con un’attenzione particolare all’ecologia.

Maryna Rybackova è l’ideatrice di ReA! Art Fair (www.reafair.com), fiera d’arte contemporanea pensata per gli artisti emergenti e che si è appena svolta alla Fabbrica del Vapore (3-6 settembre). “Siamo alla IV edizione -ha detto in Galleria-, e abbiamo 100 nuovi artisti emergenti provenienti da tutto il Mondo. Rea non significa qualcosa: ci rivolgiamo a tutti. Questa fiera è nata durante il Covid per dare una spinta, una motivazione agli artisti che in quel periodo erano necessariamente fermi. Ed è un modo per ripensare al sistema fieristico, non basato solo sui soldi. È stato molto difficile organizzare la prima edizione, ma abbiamo insistito e siamo cresciuti. La fortuna è molto importante, e così la divulgazione dei messaggi. Sui social anzitutto”.

Camilla Gurgone gestisce lo Spazio Serra, galleria d’arte in metropolitana alla fermata Lancetti (www.spazioserra.org). “Esistiamo grazie ad Artepassante (un programma di riqualificazione degli spazi metropolitani che fa capo all’Associazione Le Belle Arti in collaborazione con RFI e con il patrocinio del Comune di Milano e della Regione Lombardia, www.fondazioneartepassante.it). Selezioniamo ogni anno 5 artisti e sviluppiamo con loro un dialogo a 360° di ricerca e sperimentazione rivolta anche al pubblico (lo spazio è senza apreti, ma  solo a vetri e quindi visibile da tutti i passanti in metropolitana da mattino a sera)”.

Caterina Angelucci racconta il concetto di “residenza d’arte”, che nascono negli anni Novanta in città. “Con il Covid è diventato quanto mai necessario trovare modi di esprimersi in spazi più ampi, quindi si sviluppa la residenza in contesti naturali extraurbani, in cui l’artista si lascia ispirare e influenzare dal luogo in cui si trova a lavorare. Un open studio che può essere attivo dalle due settimane ai due anni, da cui nascono vari progetti di volta in volta diversi, che possono portare a mostre, alla partecipazione alle fiere, a premi e altro ancora”.

Chiara Sorgato è un’artista anomala: (www.chiarasorgato.com): “ho lasciato le gallerie perché è un lavoro troppo vincolante e indiretto. Meglio avere i propri collezionisti e coltivare i rapporti con loro. Come artista mi interessa creare relazioni, e nel radizionale mercato dell’arte non posso. Infatti ancor più che con il collezionista preferisco confrontarmi con i mecenati”.

Tutte realtà alternative quanto convinte, motivate e coraggiose: a fine convegno Milanoateatro ha chiesto a Lorenzo Valentino se non sia rischioso, proprio per lui, ospitare un dibattito sulle vie che prescindono dalle gallerie d’arte: “no, in realtà è nel nostro stile: per ogni mostra organizziamo una serie di incontri. Oggi abbiamo iniziato di un processo che si concluderà con un finissage che vedrà protagonisti i due artisti presentati da Silvestro Serra, giornalista e direttore di Touring la rivista del Touring Club Italiano che intervisterà i due protagonisti a partire dalla loro doppia veste di pittori e giornalisti. Organizziamo questi appuntamenti perché è giusto che accanto all’immagine ci sia anche la parola”. Ma il fatto che esistano queste vie alternative alle gallerie non la spaventa? “no, ci sono e in qualche caso hanno uno sbocco felice. Ma io sono convinto che le vie istituzionali siano ancora quelle davvero vincenti: senza l’intermediazione di strutture organizzate difficilmente si riesce a raggiungere il collezionismo. Poi per carità le residenze possono creare opportunità, ma sono riservate ad alcuni casi esclusivi che godono della protezione della critica. Credo che il gallerista sia ancora fondamentale, che senza le gallerie un artista difficilmente riesca ad affermarsi sul mercato e avere un rapporto diretto anche col collezionismo. Queste iniziative sono tutto sommato di diversificazioni che sono anche utili e veicolano messaggi legati al proprio vissuto, ma per noi non sono un problema“.

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