Al Poldi Pezzoli una mostra che celebra lo spirito (molto milanese) del collezionista d’arte: silenzioso e discreto quanto fondamentale

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Oltre il sipario

Pubblicato Novembre 18, 2022

Pare di vederle, le dame a teatri con quegli splendidi ventagli. O i signori indossare uno di quegli splendidi orolohgi: ogniopera è un viaggio, nella storia, nella storia dell'arte e nella vita di chi le ha donate

Chi ha la passione per i ventagli, come me, resterebbe le ore solo a guardare questa vetrina. Siamo nella Casa Museo Poldi Pezzoli, in via Manzoni al 12: tutto, qui, parla di arte, ma non solo a livello estetico. Tra queste sale si respira infatti un autentico spirito milanese: della cura per i dettagli senza risultare mai esagerati, come dell’educazione che passa anzitutto dall’apertura verso il prossimo. Ecco perchè questa collezione è non solo visitabile, ma lo è anche in uno spirito di rinnovamento continuo, che porta le persone a voler tornare e ritornare. Parlavo ai ventagli: si trovano nella seconda delle due sale della nuova mostra che ha aperto oggi (fino al 27 febbraio) appunto nella Casa Museo, “L’arte del dono. Da Gian Giacomo Poldi Pezzoli a oggi”, e sono stati donati da Diamante Marzotto, la figlia di Marta Marzotto, la stilista che ha vissuto a Milano la maggior parte della sua vita ed era molto legata al Poldi Pezzoli “Erano usati da uomo e donne -ha spiegato Annalisa Zanni, Direttore del Museo e curatrice della mostra con Federica Manoli, Collection Manager del Museo-, erano usati in società e avevano particolari significati e particolari usi. Ad esempio quello con il pizzo nero era utilizzato per il ‘mezzo lutto’, ovvero la seconda parte del lutto. Si doveva coordinare con l’abbigliamento”. E continua, immergendoci ogni volta in una nuova situazione: “quel delizioso ventaglio in pizzo invece per le dimensioni molto probabilmente era destinato a una bimba. Questo invece -continua la Zanni indicandone un terzo- è un ventaglio con dei lustrini: vennero brevettati in Francia a metà dell’800. I lustrini erano stra-usati sugli accessori ai tempi: erano anche oggetti di promozione pubblicitaria”. Insomma: una vetrina, un mondo. Ed è il significato di tutta l’esposizione, resa possibile dall’ampliamento del Museo nel 2017 grazie all’Ala Franzini, dedicata al generoso donatore Ing. Mario Franzini che in quello stesso anno potè fare in modo che avvenisse la presentazione di alcune donazioni allora recenti di orologi, porcellane e reperti archeologici.

Ventaglio pieghevole. talia, 1790-1800. Carta, avorio, madreperla, ottone. Donazione Diamante Marzotto, 2019. Inv. 6305
Ventaglio pieghevole. Francia o Fiandre, c. 1890. Madreperla, lino, osso, ottone. Donazione Diamante Marzotto, 2019.Inv. 6307

Perché il mondo dei donatori è silenzioso quanto generoso e continuamente presente: grazie all’ampliamento dal 2018 ad oggi sono giunte al museo 61 nuove opere donate dai collezionisti, che la Casa Museo vuole celebrare con questa mostra. Persone che donano: dietro ad ogni oggetto o opera c’è una storia. Le nuove acquisizioni di orologi, altra parte della nuova mostra, rappresentano perfettamente questo concetto. Gli orologi esposti vengono da tre nuclei diversi: gli eredi di Giangiacomo Poldi Pezzoli, da parte della famiglia Trivulzio, la madre di Giangiacomo. E poi la collezione Valenziano, e poi del collezionista di orologi Angelo Reina, ingegnere. Quest’ultimo, ha spiegato sempre la curatrice, aveva più di 300 orologi, che non erano da lui stesso considerati da museo. Quindi ha deciso di metterla in vendita e di regalare il ricavato al museo. Però il Poldi Pezzoli ne ha accolti una quarantina, scegliendoli tra quelli che potevano integrare la storia dell’orologeria. Un altro segno che indica quanto questa mostra sia un’esposizione non solo di opere, ma di gesti.

Vetrina orologi. credit @Marta Calcagno Baldini

In tutto sono esposte 39 opere, tra cui quadri e sculture, che coprono un arco cronologico che va dal XIV al XX secolo. L’esposizione si apre con l’immagine animata di Gian Giacomo Poldi Pezzoli riprodotta suLEDwall che introduce i temi della mostra, affiancato da un QR code che permette di accedere all’elenco di tutti i donatori del Museo dal 1881, anno della sua apertura. La prima opera che i visitatori incontrano è il trittico trecentesco attribuito a Niccolò di Ser Sozzo. L’area centrale del Salone dell’affresco raccoglie opere di diversa tipologia del XV e XVI secolo: un trittico del Maestro del 1416, un rilievo ligneo raffigurante l’Imago pietatis del lombardo Pietro Bussolo, la Vergine leggente, opera straordinaria attribuita all’attività giovanile di Antonello da Messina e tre stipi rivestiti di placchette in acciaio sbalzato e damaschinato di fattura milanese che, con quelli già presenti in Museo, costituiscono una tra le collezioni più importanti di arredi di questo tipo. Chiude questa sala la Suonatrice di liuto, attribuita grazie all’occasione della mostra a Ezechia da Vezzano detto Zacchia il Vecchio.

Orologio da tasca con automi. Francia, fine XVIII sec. Argento, smalto e oro. Donazione Angelo Reina, 2019.inv. 6335

L’ingresso nella seconda sala, quella dei ventagli e degli orologi, è dominato dal Ritratto di gentiluomo di scuola fiamminga seicentesca che occupa il cono ottico dei visitatori. Lo precedono sulla sinistra due paesaggi dell’ambito di Alessandro Magnasco, pittore genovese di cui il Poldi Pezzoli possiede diverse opere. Segue un dipinto degli inizi del Settecento di Paolo Pagani raffigurante la Sacra Famiglia con san Giovannino che contribuisce ad arricchire la raccolta di pittura lombarda, in cui scarseggiano le opere tardo-barocche.

due paesaggi dell’ambito di Alessandro Magnasco, credit @Marta Calcagno Baldini
Maestro del 1416 (Firenze, attivo nel primo quarto del XV secolo) Madonna in trono con il Bambino e i santi Giovanni Battista, Bernardo, Michele Arcangelo e Bartolomeo c. 1410-1430 Tempera e oro su tavola Donazione Herbert e Silvana Kaiser, 2022
Inv. 6374 a.b.c.

La mostra intende dare valore anche alle figure dei donatori e condividere le ragioni che hanno portato la direzione del Museo e il Consiglio di Amministrazione della Fondazione ad accoglierle. Nelle donazioni compaiono nomi noti nella Milano della seconda metà del ‘900: la Società Nella Longari, importante antiquaria i cui figli Mario e Ruggero e il nipote Marco hanno brillantemente raccolto il testimone; Carla Melissa Gabardi, legata tra l’altro al Museo per avere curato la mostra “Il gioiello italiano del Novecento” nel 2016; la contessa Innocente Ambrosini Contini Bonacossi, moglie del discendente dell’illustre antiquario fiorentino della prima metà del XX secolo e generosa donatrice di due opere; il già citato collezionista di orologi Angelo Reina, sorprendente e acutissimo conoscitore della materia; il collezionista, nonché filantropo, intellettuale e pittore Geo Poletti; la suddetta contessa Marta Marzotto. Accompagna la mostra un video realizzato in collaborazione con ICASTICA – Arte e Culture della Comunicazione, divisione multimediale del Gruppo Promos, in cui sono raccolte interviste ad alcuni donatori che, a vario titolo, si sono relazionati con la realtà del Museo.

Per tutta la durata dell’esposizione saranno organizzate numerose attività collaterali.

Museo Poldi Pezzoli Via Manzoni 12 – Milano Aperto dal mercoledì al lunedì 10.00 – 13.00 | 14.00 – 18.00 Biglietti 14/10 euro Info e prenotazioni museopoldipezzoli.it

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