Non c’è trama: la danza contemporanea racconta l’uomo a se stesso, e piace
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Festival, Interviste, Recensioni
Pubblicato Settembre 25, 2025

Come testimonia il successo di Milanoltre, il Festival che ha inaugurato la sua 39° edizione al Teatro Elfo Puccini lo scorso 23 settembre. Milanoateatro c'era, e ha parlato con Lorenzo Conti, neo direttore artistico
Cos’è la danza oggi? quei movimenti astratti, tutti diversi, che la spogliano di coreografie riconoscibili e codificabili anche da chi non è ballerino, non sono ormai più avanguardia. Eppure attirano in particolare un pubblico giovane, specializzato per interessi e che sa ciò che vede. Lo hanno dimostrato questa sera i 500 posti a sedere tutti occupati nella Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini a Milano per la seconda serata di Milanoltre, il festival di danza contemporanea e teatro performativo nato nel 1986 che giunge alla 39esima Edizione.
Ha inaugurato il programma il 23 e 24 settembre la compagnia romana Spellbound Contemporary Ballet con un doppio programma: Forma Mentis/Holy Shift si chiamano i due spettacoli che hanno aperto il festival, Milanoateatro c’era. Nove interpreti (Maria Cossu, Giuliana Mele, Lorenzo Beneventano, Alessandro Piergentili, Anita Bonavida, Marco Prete, Martina Staltari, Miriam Raffone, Filippo Arlenghi) sembravano proprio esprimere, nei due spettacoli firmati Jacopo Godani il primo e Mauro Astolfi il secondo, cosa significasse oggi essere uomini in equilibrio sul Mondo.

Ovvero il ballerino non era, con a sua arte, la raffigurazione di quali abilità coreografiche possa raggiungere il corpo umano. Al contrario, sembrava che le stesse abilità dovessero rappresentarne la fragilità, la debolezza, la paura di vivere. Interpretando, così, un sentimento comune in questo ultimo periodo quanto mai offeso dalle minacce di guerra. Ecco quindi che in Forma Mentis, con la musica suonata dal vivo da Alfonso Risoli, ciò che emerge è il singolo, o la coppia. Comunque la non coralità: ogni danzatore è in dialogo con se stesso e al massimo con il suo compagno per quel tratto di danza, ma ciò che contraddistingue questi preparatissimi artisti è che in questa opera non devono esprimere un senso comune. Ognuno è con gli altri, ma cerca solo se stesso.
In Holy Shift, che segue Forma Mentis dopo un breve intervallo, la solitudine dell’individuo contemporaneo sembra concentrata nel suo essere, suo malgrado, parte di una comunità. O meglio, forse, di una community: qui i danzatori si muovono sempre in gruppo, “in una specie di ‘sacro’ disorientamento dove è meglio smettere di cercare risposte nei modelli noti e piuttosto coltivare una nuova disponibilità al cambiamento”, dice Mauro Astolfi. In poche parole: un gregge. “Non credo che il futuro verrà costruito come un progetto -continua il coreografo-. Piuttosto si lascerà riconoscere da chi riesce a restare in ascolto del vuoto, di abitare l’incertezza senza fuggirla, di riconoscere nel caos la grammatica nascosta di un’altra possibilità”. Si descrive la solitudine individuale anche nella coralità, reale o virtuale, in cui viviamo. “Quest’anno abbiamo sentito il bisogno di un cambio di natura semantico perché quell’oltre, per le nuove generazioni, è sempre più complicato da afferrare”. Così Lorenzo Conti, 36 anni, di Riccione, spiega la sua neo direzione del Festival Milanoltre, il Festival di danza contemporanea e teatro performativo che, fino al 19 ottobre, si svolge al Teatro Elfo Puccini e non solo.

“Il tema è che l’iperproduzione di eventi in città non corrisponde sempre un iper-consumo soprattutto quando parliamo di spettacolo dal vivo, ancor di più quando parliamo di danza contemporanea” spiega Conti. Come far arrivare quindi il teatro più concentrato su azione e movimento di Milanoltre? “Il pubblico milanese è un pubblico unico sul territorio nazionale soprattutto per l’incredibile offerta di proposte e di stimoli culturali a cui è esposto -continua il direttore-. Ciò però significa non solo offrire esperienze di visione pronte al consumo, ma anche spazi di condivisione vera e di pensiero critico, spazi di ‘decompressione’, spazi in cui poter rallentare il tempo e prendersi cura, e scoprire infiniti altri modi di attraversare un’opera e di stare insieme”. E se c’è un’arte oggi in grado di farci intravedere nuove prospettive questa sarebbe proprio la danza, “perché ha a che vedere con i corpi, non solo degli artisti, ma di tutti i corpi”. Si esce da quello che Conti definisce “il luogo protetto dello spazio teatrale” e ci si sposta “insieme agli artisti e alle artiste per incontrare le persone nei luoghi che attraversano nella loro quotidianità”: ecco perché piazze, scuole, il Museo Leonardo, e il Maga di Gallarate quest’anno sono parte di Milanoltre. “Il minimo comune denominatore di molti dei lavori presenti in questo cartellone è l’indagine sul corpo e sulle sue rappresentazioni nella società in cui viviamo -continua il direttore-. Ma molteplici sono le traiettorie che questo cartellone disegna lasciando il pubblico libero di attraversarlo in lungo e in largo”.
Ampio spazio anche alla giovane creatività con la Vetrina Italia Domani, osservatorio sulla giovane danza contemporanea, e il progetto Affollate Solitudini Teens. Insomma “per questo Festival trasmettere il proprio patrimonio significa mettere le nuove generazioni nelle condizioni non solo di beneficiarne ma anche di creare esse stesse”. E quindi per questo il sottotitolo è in between, nel mezzo? e perché l’inglese? “siamo tra prezioso patrimonio tangibile e intangibile fatto di storie e di relazioni creato dalla danza. Quest’anno abbiamo sentito il bisogno di un cambio di natura semantico perché quell’oltre, per le nuove generazioni, è sempre più complicato da afferrare. Abbiamo dunque deciso di aggiungere l’avverbio in-between rivendicando in questo momento storico e complesso la necessità di stare nel mezzo delle cose per raccontarle”. Attraverso l’ibridazione della danza con espressioni artistiche e campi del sapere diversi: a partire dalla moda, nel 2025, lo sport, nel 2026, il design, nel 2027. “La danza contemporanea ha dimostrato negli anni di riuscire laddove spesso le parole falliscono perché i corpi malgrado la loro stessa volontà sono i testimoni imparziali del nostro tempo. E la danza, al pari di tutti gli altri linguaggi artistici è sempre il frutto del contesto sociale, culturale, politico ed economico in cui nasce”.

A questo proposito l’artista italo-giapponese Masako Matsuhita che il 4 ottobre, su commissione di MILANoLTRE, rivivrà a distanza di oltre 10 anni nella Sala degli Arazzi Missoni del Museo Maga in una nuova veste. “Un’operazione che apre alla possibilità di un approccio diverso, più sostenibile ed ecologico alla produzione, dove lo ‘scarto’ ha sempre la possibilità di tornare ad esistere e a rigenerarsi”. Il progetto HEAT-US nasce da un dottorato di ricerca in filosofia che coinvolge il Dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università degli Studi di Milano e l’azienda Next2U con le coreografie della scaligera Stefania Ballone, in scena nell’affascinante Sala Biancamano del Museo Leonardo Da Vinci il 18 e 19 ottobre. Al centro di questa performance l’utilizzo delle termocamere, strumenti tecnologici capaci di restituire in tempo reale la temperatura dei corpi sotto forma di immagine. Lo spazio performativo si trasforma in una mappa sensibile, dove le tracce lasciate dai corpi diventano memoria viva e l’ambiente stesso si fa materia coreografica. “È questo un chiaro esempio di come invece danza contemporanea, ricerca universitaria e tecnologia possano insieme interrogare la relazione tra corpo, ambiente e immagine”: ecco perché ogni anno Milanoltre, parallelamente alla programmazione, porta avanti un palinsesto di circa 20 workshop condotti da artisti e aperti a oltre 100 studenti delle scuole di Milano. “Inoltre, negli ultimi anni grazie anche ai progetti di ricerca portati avanti dalla Prof.ssa Chiara Paolino dell’Università Cattolica con decine e decine di studenti e studentesse abbiamo cominciato a ‘mappare’ il nostro pubblico, a partire dai suoi bisogni e i suoi desideri e dall’impatto che ha l’esperienza spettatoriale nella vita di ogni giorno, una cartina al tornasole che ci permette di rilanciare la visione e la mission del festival ogni anno”.
Quest’anno il Festival dialoga con la MODA: la Camera Nazionale della Moda Italiana, oltre al patrocinio, sarà all’Elfo dal 9 al 12 di ottobre con 3 micro-residenze tra coreografe e fashion designer (Alexandra Bachzetsis/Lorenzo Seghezzi, Tiziano Guardini/Masako Matsushita, Andrea Pena/Alessandro Vigilante) che lavoreranno per la prima volta insieme alla creazione di un nuovo oggetto artistico che il pubblico potrà fruire come nelle sale di un museo il 12 ottobre. Una collaborazione nata quasi spontaneamente, “inaugurando il festival negli stessi giorni della Fashion Week di settembre. Il palinsesto che intreccia questi due mondi è molto ricco tra spettacoli di importanti ensemble che tornano in città dopo oltre 30 anni come Ballet De Lorrain e Cullberg, approfondimenti culturali con nomi di spicco dal mondo della moda e progetti speciali nati dalla collaborazione con il MAGA di Gallarate e l’Archivio Missoni in occasione delle Giornate del Contemporaneo il 4 e 5 ottobre”. Ad arricchire il programma il teatro Elfo Puccini ospita dal 26 settembre al 7 ottobre anche un’installazione dello stilista multiforme Antonio Marras: “i vestiti che indossiamo sono la nostra coreografia del quotidiano -dice sempre il diretttore-, e credo che per uno stilista il gesto artistico di un danzatore o una danzatrice sia la possibilità di far riverberare all’infinito la propria opera e viceversa”.
Info. Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33C
www.milanoltre.org. Tel. 02-00660652. Mail. miol@elfo.org
Consigli per prima o dopo lo spettacolo
Bistro Olinda
Propone piatti semplici, da poter consumare se necessario in poco tempo, anche vegetariani e vegani, oltre alle nuove interpretazioni di classici della gastronomia italiana o le incursioni di ricette etniche. I dolci sono fatti in casa, la scelta di vini provenienti da piccoli produttori regionali. Olinda è un progetto collettivo nato nel 1996 con l’obiettivo di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano per ricostruire accessi ai diritti di cittadinanza di persone con problemi di salute mentale.
Indirizzo: Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires, 33, 20124 Milano
Website: https://www.olinda.org
Non solo Lesso
Una sala relativamente piccola e una sotto, scendendo una scala di una decina di gradini massimo. Arredamento accogliente, predomina il legno scuro nei tavoli, i portabottiglie sparsi per il locale, cassettiere e credenze: la parola “tradizione” è la prima che salta in mente entrando da “Non solo lesso”, in via Redi angolo via Jan. Fuori folle di persone si rincorrono tra le vetrine di Buenos Aires, qui, nelle corte vie appena dietro il corso, si respira subito un clima accogliente e rilassato. Breker, il proprietario, viene dalle terre percorse dal fiume Brenta, in Veneto: una vera e propria oasi con paesaggi incantevoli, sia naturalmente che per la ricchezza di ville storiche, monasteri, chiese. Ecco che, nel suo ristorante, la cucina rispecchia tutte queste caratteristiche: una cucina verace, di ingredienti genuini e ricette di tradizione “che si trovano un po’ in tutto il nord Italia” dice Beker. Ecco quindi trionfare il lesso (o bollito, 26 euro per testina, lingua, guancia, coda, cappello di prete, biancostato, geretto, cotechino, gallina serviti con salsa verde, mostarda, rafano, senape), che dà il titolo al ristorante, ma anche da provare il brasato, cotto per più di 3 ore, con la puree (ottima, 20 euro). Se i secondi trionfano (spezzatino, polpettone, cinghiale, straccetti ad esempio, sui 18, più cotoletta o ossobuco alla milanese 26 e 25 euro), da provare, tra i primi, la crema di zucca, 10 euro, i ravioli valtellinesi o le caramelle alla piacentina, 13.
Ristorante Batong
Una sala abbastanza piccola a pochi minuti dal Teatro Elfo Puccini. Si trova in Galleria Buenos Aires 14, ma da un lato si affaccia su strada con ampie vetrate. Un gruppo di giovani camerieri, ragazze e ragazzi, simpatici. Tanti clienti cinesi, segno che la cucina è autenticamente asiatica. Infatti il Ristorante Batong è un unicum tra i locali che propongono piatti orientali a Milano: il menù qui è di piatti provenienti dallo Yunnan, regione nell’estremo sud ovest della Cina. Confina con Vietnam, Laos, Birmania e Tibet: ecco perchè si possono gustare qui ricette innovative oltre ai classici involtini primavera o ravioli al vapore (pur presenti). Imperdibili ad esempio gli spaghetti di riso in brodo piccante con carne di maiale macinata (10 euro). Molti sono i piatti con carne, meno di pesce e c’è anche una scelta di ricette vegetariane.
Chiuso al mercoledì
Indirizzo: Galleria Buenos Aires 14
Telefono: 022043712
Email: ristorante.batong@gmail.com
Litle Italy
Proprio alle spalle del teatro, a tre minuti di distanza, è una trattoria che fa parte di una catena di locali sparsi tra Milano e l’hinterland. Ma la conduzione risulta familiare, cordiale ed efficiente. Ambiente semplice, due piani di sale e salette arredate con gusto semplice e senza il diffuso show off meneghino. Piatti frutto del mix di culture gastronomiche della casa, cilentane, toscane e salentine, con un pizzico di Basilicata ( i peperoni cruschi) offre una gamma di gustose pizze, fritti, fiori di zucca ripieni, melanzane imbottite, carni e pesce… ma non manca il tocco lombardo con l’immancabile risotto e la cotoletta orecchio di elefante (pure in versione imbottita con mortadella e altro). Prezzi intorno ai 20-25 euro , calice di vino o birra compresi.
Indirizzo: via Alessandro Tadino, 41
Website: https://littleitalymilano.com/