Gran Teatro Venezia: la Biennale dello Spettacolo o lo Spettacolo della Biennale?

Di Marta Calcagno Baldini

Categoria Oltre il sipario

Pubblicato Aprile 20, 2024

Il protagonismo non è più prerogativa degli artisti: i visitatori ormai vedono le mostre come degli appuntamenti in cui apparire, a discapito dei significati che l'arte vorrebbe evidenziare attraverso le opere (intento poco riuscito, vedi il Padiglione Italia e non solo).

Una Biennale di Venezia in cui siamo Stranieri Ovunque-ForegnersEveryWhere, titolo della stessa Esposizione Internazionale d’Arte 2024 a cura di Adriano Pedrosa (Rio de Janeiro, 1965), che ha aperto al pubblico oggi, sabato 20 aprile, fino a domenica 24 novembre 2024. Milanoateatro l’ha visitata nei giorni riservati alla stampa e operatori (17, 18 e 19 aprile) e questo essere “stranieri” era già perfettamente percettibile. Non certo come sentirsi soltanto estranei, però. Al contrario, sembrava un essere forestieri inteso come ingordi invasori, curiosi non tanto delle opere da vedere quanto del mettersi in mostra.

Somigliavamo a perfetti protagonisti della realtà già prevista da Guy Debord nel suo libro del 1967, La società dello spettacolo: “Lo spettacolo non è un insieme di immagini – scrive il filosofo francese (1931-1994)-, ma un rapporto sociale fra persone, mediato da immagini. (…)”. E ancora: “In tutte le sue forme particolari, informazione o propaganda, pubblicità o consumo diretto di divertimenti, lo spettacolo costituisce il modello presente della vita socialmente dominante. Esso è l’affermazione onnipresente della scelta già fatta nella produzione, e il suo consumo corollario. Forma e contenuto dello spettacolo sono identicamente la giustificazione totale delle condizioni e dei fini del sistema esistente. Lo spettacolo è anche la presenza permanente di questa giustificazione, in quanto occupazione della parte principale del tempo vissuto al di fuori della produzione moderna”.

Ingresso della Mostra in Arsenale “Stranieri Ovunque-Foregners Everywhere”, credit@marta-calcagno

E quindi, certo: già solo la Mostra in Arsenale presenta 331 artisti e collettivi vissuti o che vivono in e tra 80 Paesi, inclusi Ucraina, Benin, Palestina, Angola. Più tutti i Padiglioni ai Giardini e le mostre esterne, che in un modo o nell’altro cercano di agganciarsi al tema portante, ovvero quello dell’artista come portatore di senso e comprensione dell’uomo a se stesso.

Una Biennale, insomma, che vorrebbe rendere testimonianza di come questi inetrpreti del mondo, che da sempre viaggiano e si spostano per i più svariati motivi, siano fondamentali alla società. Con un occhio di favore per artisti che sono stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, esiliati o rifugiati, in particolare a quelli che si muovono tra il Sud e il Nord del mondo.

Una mostra che cerca di rivalutare il ruolo dell’artista nella società, come colui che la descrive e ne rappresenta lo stato attuale affinché l’uomo possa comprendersi maggiormente nelle varie fasi della sua esistenza. Quello che cerca Pedrosa è un artista-sciamano, che voglia prendersi in carico, con a sua sensibilità e il suo occhio libero, l’interpretazione dei mali della società: un tramite tra l’uomo e ciò che accade per cercare soluzioni. Un tema doveroso da affrontare al giorno d’oggi.

Una performance dursnte le giornate di apertura, credit@marta-calcagno

Peccato che, visitando la Biennale, è come se, nonostante la sua attualità ed esigenza, passi in secondo piano davanti alla volontà prevalente di ogni singolo individuo di testimoniare soltanto il suo essere presente lì al momento: selfie, post, vestiti sgargianti, o al contrario mise all black che cercano di distinguersi per la durezza. Pappagalli o corvi che si aggirano in questo enorme bosco di opere d’arte sperando di prevalere sui lavori quanto a visibilità, o almeno con l‘intenzione di testimoniare sull’etere la propria presenza in quel contesto. È quello che sperava di ottenere come reazione Pedrosa? Poco importa. La sua ciambella è questa, l’importante ora è dimostrare che lo si è saputo e si è scelto di andarla a vedere.

Una sezione della Mostra in Arsenale “Stranieri Ovunque-Foregners Everywhere”, credit@marta-calcagno

In una Biennale a batterie, e non solo per la sua rigorosa attenzione alla sostenibilità ambientale, per cui  anche per il 2024 l’obiettivo è stato quello di ottenere la certificazione della “neutralità carbonica”, conseguita nel 2023 per tutte le attività programmate. Anche perché senza l’hi-phone carico al massimo è difficile seguirla: tutto va scaricato su qr code, poi si vogliono fare foto, film, leggere i vari materiali salvati… a testimonianza che l’unica indispensabile esigenza per i frequentatori della Biennale nella Società dello Spettacolo è il nostro occhio filtrato dallo schermo del cellulare.

Una sezione della Mostra in Arsenale “Stranieri Ovunque-Foregners Everywhere”, credit@marta-calcagno
Il Padiglione delle Filippine in Arsenale “Stranieri Ovunque-Foregners Everywhere”, credit@marta-calcagno

E così, in questo contesto, si staglia la responsabilità che Pedrosa richiederebbe agli artisti-testimoni: che diventino dei viaggiatori, degli stranieri per eccellenza che con il proprio occhio libero e curioso sappiano leggere la realtà. Infatti, dei vari diversi artisti provenienti da tanti paesi, il curatore ha scelto quelli più mobili, più liberi e scevri da pregiudizi. Eppure: come i visitatori sono tutti lì con lo stesso atteggiamento a testimoniarsi, la scelta di Pedrosa sembra parimenti omologata, tutti artisti simili: tanti indigeni, aborigeni, maoi, da un lato, e tanti esplicitamente omosessuali, come se dichiarare la propria identità sessuale potesse fornire un surplus all’operato artistico. Dichiarazioni razziali o di status sessuale nella propria arte sembrano condizioni per partecipare a questa Biennale. Per opere straordinariamente simili: tanti quadri di stoffa, sia all’Arsenale che ai Giardini. Pittura, sì, anche, ma, soprattutto all’Arsenale, poco significativa. Molte opere video: sia, in Arsenale, per la sala in cui le voci di vari migranti raccontano la propria storia di viaggio di migrazione segnandola nello stesso tempo su una cartina luminosa, sia in quella, sempre in Arsenale, dove vari schermi riportano le storie di esclusione per omosessualità o razza.

La Mostra in Arsenale “Stranieri Ovunque-Foregners Everywhere”, credit@marta-calcagno
La Mostra in Arsenale “Stranieri Ovunque-Foregners Everywhere”, credit@marta-calcagno

Lo stesso avviene nella sterminata proposta i Giardini: nel Padiglione Centrale si testimonia con l’arte da un lato la storia dell’emigrazione, dall’altro, ancora, il tema dell’omosessualità.

Militari dell’esercito sorvegliano il Padiglione Iraeliano, chiuso fino alla sperata liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco. Credit@marta-calcagno
Il cartello appeso fuori dal Padiglione Iraeliano:”Gli artisti e i curatori del Padiglione Iraeliano apriranno la mostra quando verrà raggiunto un accordo per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi”, credit@marta-calcagno

In questa spumeggiante e superficiale necessità di confrontarsi, si affaccia con discrezione la vita vera: e quindi il Padiglione Russo è utilizzato dalla Bolivia. Quello Israeliano è chiuso, in attesa, come recita un cartello, di un cessate il fuoco e della liberazione degli ostaggi (sorvegliato da tre militari). Quello ungherese si mostra, coraggiosamente (o provocatoriamente), i favore della filosofia zen.

Padiglione Italia, credit@marta-calcagno
Padiglione Itakia, credit@marta-calcagno

E il Padiglione Italia? Perfetto, per noi: trasformista. A cura di Luca Cerizza, con il progetto Due qui / To hear dell’artista Massimo Bartolini, include anche contributi appositamente ideati da musiciste/i e da scrittrici/scrittori: è esattamente un non sense. Può volere dire tutto e niente. La nostra elaborazione a questo invito ad una presa di coscienza è simile alla creazione di un centro yoga: il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, si avvicina pericolosamente alla finta pace interiore ricreata e imbottigliata in palestre e centri benessere. Prima una sorta di enorme sala d’attesa con quella che sembra una fontanella zen solo di dimensioni grandi, con il budda che scivola condotto da tenui vibrazioni sonore. Poi il salone in cui una grande struttura di canne di ferro vibrano creando suoni da contemplazione al movimento di macchinari silenziosi. Non manca ovviamente la fonte d’acqua, da cui, simbolicamente, trarre la vita: una sorta di fontana-pozzo circolare con una superficie che si muove, ma in modo uniforme. Insomma non è vera acqua: è un impianto architettonico che rende agli occhi solida una superficie che sembra però anche liquida. Non si capisce come possa ondeggiare senza creare onde e spruzzi. Tutto il Padiglione sembra un modo per dire: le difficolta’ sono troppe oggi, bisogna trovare la propria strada nel Mondo senza dare fastidio e senza prendere veramente posizione. Un messaggio più che politico, data la situazione mondiale e dato che l’Italia ospita la Biennale stessa.

Padiglione Italia, credit @marta-calcagno

Infine Il Padiglione della Santa Sede, promosso dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, Cardinale José Tolentino de Mendonça, si tiene quest’anno nella Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca. La mostra ha come titolo Con i miei occhi ed è a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine. Il 28 aprile verrà visitato nientemeno che da Papa Francesco (prima volta che un Pontefice si reca alla Biennale): questo si propone come l’unico luogo in cui la “società dello spettacolo” non riesce ad entrare, nel rispetto per le carcerate. Si devono lasciare cellulari e borse all’ingresso, che equivale oggi a spogliare le persone e renderle tutte uguali davanti a se stesse, e alle opere d’arte. Qui, allora, forse, e solo qui, gli artisti possono davvero esercitare la funzione di medium tra l’uomo e ciò che non capisce della Vita, che questa Biennale vorrebbe richiamare.

INFO. Venezia, Giardini e Arsenale, 20 aprile > 24 novembre 2024

www.labiennale.org , Hashtag ufficiali: #BiennaleArte2024 #StranieriOvunque #ForeignersEverywhere

Chiuso il lunedì (tranne i lunedì 22/04, 17/06, 22/07, 02/09, 30/09, 18/11) 

Orario estivo: 11 – 19 (dal 20 aprile al 30 settembre – ultimo ingresso 18.45)  

Fino al 30 settembre, solo sede Arsenale: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20.00 (ultimo ingresso ore 19.45)

Orario autunnale: 10 – 18 (dall’ 1 ottobre al 24 novembre – ultimo ingresso 17.45)

VENDITA BIGLIETTI E VISITE GUIDATE ESCLUSIVAMENTE ONLINE, (ai biglietti e alle visite guidate a partenza fissa viene applicata una commissione di prevendita di € 0,50) 

PER INFO, ACQUISTO BIGLIETTI E VISITE GUIDATE (PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA): www.labiennale.org  

Aiuta l’ambiente, salva il tuo biglietto in formato pdf sul cellulare/tablet oppure stampalo su carta riciclata

Biglietto a ingresso singolo intero: 30 euro. Ridotto € 20 over 65, residenti comune di Venezia (con verifica di un documento di identità valido agli ingressi) . Ridotto Studenti e/o Under 26 € 16 (con verifica di un documento di identità valido agli ingressi).

Biglietto pluringresso: 3 giorni €40 (valido per 3 giorni consecutivi giorni di chiusura esclusi). Settimanale € 50 (valido per 7 giorni consecutivi – giorni di chiusura esclusi). “Biennale Sessions” € 20 (università convenzionate, prenotazione obbligatoria min. 50 pax) 

Biglietti di gruppo (i gruppi che superano i 25 membri si dovranno dividere in sottogruppi mentre visitano gli spazi espositivi): adulti, 20 euro. Studenti e secondarie, 10 euro.

ACCREDITI*  Intero € 75 Ridotto € 50 (per i residenti nel comune di Venezia) Ridotto Studenti e/o under 26 € 45. Le persone con disabilità certificata potranno usufruire di un biglietto ridotto (tipologia ingresso singolo) al prezzo di € 20 acquistabile presso gli Infopoint (Giardini in viale Trento e Arsenale in Riva di Ca’ di Dio) su presentazione della relativa certificazione. Se specificato nella documentazione la necessità di un accompagnatore, quest’ultimo avrà diritto all’ingresso gratuito da richiedere sempre presso gli Infopoint.  Tariffa dedicata per i soci FAI, ACI, COOP, CRAL DOGANE, OCRAD, TCI: biglietto ridotto (tipologia ingresso singolo) al prezzo di € 26 presentando la tessera associativa presso gli Infopoint presenti in sede di mostra. INGRESSO GRATUITO PER bambini fino ai 6 anni compiuti, studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado che usufruiscono dei servizi educational, accompagnatore di persona con invalidità certificata se specificato nella documentazione.

VISITE GUIDATE – prenotazione obbligatoria (disponibili in italiano e in 8 lingue straniere): Adulti 1 sede € 90 – 2 sedi € 150. Università 1 sede € 70 – 2 sedi € 120. Scuole Secondarie di II grado 1 sede € 60 – 2 sedi € 100       Scuole Secondarie di I grado e Primarie 1 sede € 60 Scuole dell’Infanzia 1 sede € 50. Per rendere la visita alla Biennale un’esperienza inclusiva è disponibile una guida sociale della Biennale redatta in lingua facilitata (linguaggio easy to read) rivolta alle persone con disabilità cognitiva, che presenta la storia dell’Istituzione, degli spazi e delle informazioni sulla Mostra in corso.

COME RAGGIUNGERE LE SEDI ESPOSITIVE da Piazzale Roma / Ferrovia: per Arsenale: linee ACTV 1, 4.1, per Giardini: linee ACTV 1, 2, 4.1, 5.1, (6 solo da Piazzale Roma)

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