Gilberto Cavagna riceve il premio di Avvocato dell’anno nella categoria Arte alla XII Ed del #Legalcommunity IP & TMT Awards
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Interviste
Pubblicato Dicembre 22, 2023
Intervistato da Milanoateatro ha raccontato cosa significhi difendere la proprietà intellettuale oggi: l'intelligenza artificiale "è la nostra sfida". E sul caso Ferragni...
In epoca di intelligenza artificiale e di multe da un milione di euro dell’Antitrust a Chiara Ferragni, imprenditrice digitale, per aver fatto intendere ai consumatori che acquistando un Pandoro Balocco “griffato” Ferragni avrebbe contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino, sembra assumere sempre più importanza la figura dell’avvocato specializzato nella valorizzazione e protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Gilberto Cavagna (milanese, classe 1973), lo è. “Quando ero praticante mi capitava di dovermi occupare di multe sfratti – racconta, nella calma e disponibilità che lo contraddistinguono-. Non mi piaceva proprio. Ho avuto la fortuna poi di incontrare uno Studio inglese con sede anche a Milano specializzato sul tema della tutela della proprietà intellettuale: da quel momento per 20 ani ho fatto esperienza in questo campo. Per Expo 2015 mi sono occupato poi degli aspetti riguardanti sempre la proprietà intellettuale e le sponsorizzazioni legate all’Esposizione Universale. L’ultimo studio in cui ho lavorato è Andersen”.
E poi?
Ho sentito l’esigenza di usare la mia esperienza per aprire un mio Studio. Così mi dedico ai miei clienti con l’attenzione che mi sento di dover rivolgere loro. Non a caso si chiama Bipart: stiamo dalla parte di chi si rivolge a noi. Bipart sta per Beyond Intellectual Property and Art Law: “oltre” alla proprietà intellettuale e al diritto dell’arte .
Non stupisca quindi che abbiamo incontrato l’avvocato lo scorso 11 dicembre alla 29 Art In Progress Gallery, in via San Vittore 13 a Milano, per uno degli aperitivi che organizza con amici e clienti appunto. In quel caso l’occasione è stata visitare insieme le opere di Michel Haddi, fotografo franco-algerino che è stato a Milano per la sua prima mostra personale, fino ad oggi, 22 dicembre, e salutare tutti prima di Natale. Momenti di unione, di attenzione, di condivisione direttamente in mezzo all’arte. Ma cos’è la proprietà intellettuale, in cosa si differenzia dalla fisica?
Partiamo dicendo che l’idea è libera, ciò che è oggetto di tutela è come questa viene espressa e concretizzata: si protegge quindi il libro, il disegno, il logo, il brevetto, l’opera insomma che la rappresenta e la “incorpora”. E a seconda di come l’idea è realizzata c’è una specifica forma di tutela: marchi, design, brevetti, opere dell’ingegno protette dalla legge autore, ecc..
Entriamo in un mondo affascinante, astratto quanto vivo e visibile. Da quando è entrato nella legge il concetto di proprietà intellettuale?
Già dall’epoca moderna nella Repubblica di Venezia di parla di “privative” anche in campo di proprietà intellettuale: si privano gli altri della possibilità di utilizzare certe opere che vengono riconosciute di qualcuno senza il consenso di quest’ultimo, per un certo periodo di tempo. Dalla fine dell’Ottocento e poi nel Novecento si codificano e definiscono meglio una serie di normative in merito, a livello nazionale e sovrannazionale.
In Italia a che punto siamo oggi con queste leggi?
Il nostro è un Paese con una normativa tutto sommato organica e “attuale”: alcune norme, come quelle sul diritto d’autore, risalgono nell’odierna codificazione agli anni ’40, alla fine del Fascismo, e a loro volta quelle ne riprendevano altre che esistevano già. Ma una formulazione sufficientemente elastica ed aperta delle leggi ha consentito di applicarle anche ad opere che all’epoca non erano neanche immaginabili, come ad esempio la video art e quella digitale, senza eccessivi stravolgimenti.
Perché usa il passato?
Oggi si apre il tema dell’intelligenza artificiale: fino ad ora tutto è stato permeato sull’autore dell’opera. Ma nell’intelligenza artificiale chi è l’autore? È la nostra nuova sfida: stiamo iniziando a sciogliere adesso le prime questioni.
Lei è anche docente in master e corsi universitari specialistici. Inoltre tiene regolarmente conferenze, workshop e seminari. Come approccia la materia in aula, riesce a renderla d’interesse per i giovani o non ne ha bisogno, seguono già con coinvolgimento il tema?
I giovani oggi sono partecipi dell’argomento, esistono del resto molti casi pratici che si possono portare loro: vedono il problema, ci circonda, hanno l’entusiasmo e la visione per stimolare soluzioni e proposte.
Il caso Ferragni-Balocco in effetti è proprio di oggi: potrebbe essere una causa che trattate voi/vi hanno già chiamato (da che parte)?
Per ora non ci ha contattato alcuna delle due parti in causa. Sia Chiara Ferragni che Balocco hanno degli ottimi avvocati interni e dei consulenti qualificati. Il problema, in questo caso, sembrerebbe essere stato quello di non aver però chiesto una consulenza e/o seguito le indicazioni dei legali prima che uscisse lo spot: ci sono dei parametri legali da rispettare, spesso è più utile essere prudenti in anticipo. Ad esempio non ci si può fotografare davanti ad un’opera d’arte senza chiedere prima i diritti all’artista che l’ha realizzata. Una serie di accorgimenti preventivi sui quali è meglio essere avveduti, per l’appunto anche rivolgendosi preventivamente a dei legali.
Qual è la forma d’arte in cui il concetto di proprietà intellettuale è più complesso da definire e valutare, la musica forse?
Ogni opera e genere artistico ha le sue peculiarità: la fotografia e la musica forse sono i generi più complessi da tutelare. La tutela dei diritti d’autore è spesso più sentito dagli eredi di un artista che, paradossalmente, dall’artista stesso: chi realizza l’opera in genere è d’accordo che venga vista, consultata, letta, ascoltata. E non per forza a pagamento. Sono gli eredi che invece cercano spesso forme di guadagno, anche rivolgendosi a speciali agenzie che “setacciano” il web cercando usi delle opere non autiorizzati (e chiedendo il pagamento di ristori economici, a volte importanti).
E’ contemplato che venga la stessa idea a due persone diverse? C’è qualche caso emblematico delle difficoltà d’interpretazione che intercorrono in questa materia?
Esiste il concetto di coincidenza creativa: è successo ad esempio che in una mostra fotografica fosse stata immortalata la stessa spiaggia (nel caso specifico quella di Rosignano Solvay) con due droni. Ma non è stato un caso di copia di un artista verso l’altro: avere la stessa idea non è un problema, è l’opera che si realizza che deve essere diversa. Un caso che ha creato una certa eco è stato quello della Fondazione Prada, che aveva organizzato una mostra con statue che sembravano di Giacometti: la Fondazione si è giustificata dicendo che Giacometti realizzava forme dall’apparenza debole per sensibilizzare contro la Guerra appena passata. Prada invece operava in un intento di ammonimento contro l’anoressia. E il giudice ha riconosciuto un sufficiente scarto semantico tra le opere e, di conseguenza, la mancanza di violazione dei diritti.