Il Teatro di ricerca? non è più un genere per pochi Arriva la V edizione del Milano Off Fringe Festival Nel circuito ufficiale ideato a Edimburgo nel 1947
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Festival
Pubblicato Settembre 18, 2023
12 location Fringe e 4 Off dell'Off (tra cui il Piccolo Teatro e Zelig) per ospitare spettacoli d'avanguardia, che hanno un loro mercato (eccome): "rassegne che possono portare fino a 2milioni di biglietti staccati"
In 49 spettacoli, per 190 repliche dal 25 settembre all’8 ottobre, neanche una “Locandiera”, e nemmeno un “Romeo e Giulietta”, né un “Casa di Bambola” o un “Aspettando Godot”: saremo infatti al Milano Off Fringe Festival, la rassegna ideata e pensata per spettacoli d’avanguardia, sperimentali, che aprono strade nuove. Tenendo sempre presente anche che Off non significa amatoriale, inesperto, principiante: “tutt’altro -afferma subito Renato Lombardo, che con Francesca Vitale è ideatore e direttore artistico del Festival, alla sua V edizione (www.milanooff.com)-. Come produttore e distributore vengo dal jazz, e, grazie a Francesca, mi sono avvicinato al teatro Off in particolare di Avignone (dove anche c’è un Fringe, n.d.r): mi è subito sembrato un circuito di spettacolo ancora attivo, dinamico, di qualità. Laddove oggi persino il jazz è spesso diventato statico e autocelebrativo”.
Tanto dinamico che il Milano Off Fringe Festival ha organizzato una grande festa di apertura per tutti a pochi giorni dall’apertura, il 27 settembre al Village, nel Mercato Centrale di Milano in via Sammartini angolo piazza Quattro Novembre. Il Village sarà un punto informativo e di incontro tra compagnie, operatori e turisti e sede di vari workshop, concerti, eventi.
Un festival Fringe può portare, cifre sempre di Lombardo rispetto ad Avignone, “fino a 2 milioni di biglietti staccati, per 1600 spettacoli per un budget di oltre 500milioni che si muove per tre settimane di Festival”: un mondo moderno, insomma, vivo e attivo. E in cui lavorano attori formati, professionisti, “non certo alle prime armi”. Gli spettacoli presenti in un festival di teatro Off sono autoproduzioni, e proprio per questo indipendenti e libere di sperimentare.
Ecco infatti che gli show in arrivo a Milano per il fringe Festival in 12 location Fringe (come Apres-Coup in via della Braida 5, o la Fabbrica di Lampadine in via Pescantina 8, o la Casa Museo Spazio Tadini in via Niccolò Jommelli 249 ) e 4 Off dell’Off (il Piccolo Teatro di via Rovello, Gam Garibaldi, l’Auditorium Stefano Cerri e Zelig), affrontano spesso temi strettamente attuali come la detenzione (“Un estremo atto d’amore”, della Compagnia GenoveseBeltramo, il 28 settembre alle 18 alla Società Umanitaria, o il non-desiderio di maternità, “Alice No”, di Le Petit Mort Teatro, alle 21 in Sala Tenicitt-Cantina Piemontese, via Laghetto 12). Fino all’ironia sul maschilismo che vede -ancora- le donne come inferiori (“Scusate non posso essere anche intelligente”, di Mary Sarnataro il 5 ottobre in Sala Tencitt, e “La moglie perfetta”, all’IsolaCasaTeatro il 28 settembre, di Fattore K). La ludopatia (“Ludopazza”, Sabrina Marchetti, allo Spazio Wow), o secolari come il rapporto tra uomo e chiesa (“Progetto Cristo”, del Teatro dei Lupi, Sala Tencitt). Ogni lavoro ha una durata massima 75 minuti (per due ore in tutto per compagnia, compreso il montaggio/smontaggio del palco) per permettere un continuo cambio di compagnie e in modo che il pubblico riesca a seguire vari lavori ogni giorno, come nella tradizionale idea dei Fringe Festival. Inoltre ogni spettacolo viene proposto per tutta la durata del festival in diverse date e orari dopo la prima, per una rassegna varia e movimentata.
Come tutti i Fringe (che, ricordiamo, derivano e fanno riferimento sempre al Fringe Festival di Edimburgo nato in Scozia nel 1947, e sposano un teatro di ricerca, alternativo, come indica il nome “fringe”, che sta per “frangia” quindi estremità, limite ultimo”) anche a Milano gli artisti vengono pagati solo ed esclusivamente dal numero di biglietti venduti: “noi non abbiamo bisogno di contributi per pagare gli spettacoli -spiega ancora Lombardo-: il ricavato del costo del biglietto va per il 50% all’artista, il 30% va alla struttura che ospita lo spettacolo e il 20% a noi per l’organizzazione”. Non si paga più a cappello? “i biglietti sono venduti prima, ma costano molto poco, quindi all’uscita lasciamo anche la possibilità fare un’offerta a piacimento, e quella va tutta agli artisti”. Gli spettacoli sono valutati da una giuria di studenti provenienti da vari istituti scolastici milanesi e università che sono stati formati alla valutazione e premieranno il migliore lavoro con una borsa di studio in denaro da mille euro. L’appartenenza al Network Mondiale dei Fringe, poi, porta automaticamente lo spettacolo vincitore all’estero nelle città sedi di altri Fringe (Avignone, Hollywood, Praga, Stoccolma, Azzorre, Salonicco e molti altre).