La nuova drammaturgia invade il Piccolo
Di Marta Calcagno BaldiniCategoria Festival
Pubblicato Settembre 6, 2024
Performance e spettacoli sul sagrato del Teatro Strehler come al teatro Studio per indagare la società di oggi. Gli attori hanno partecipato a un progetto di residenza in quartieri periferici e restituiscono nell'arte la loro esperienza
Pesare le parole per parlare di Immersioni è d’obbligo, tanti sono gli argomenti e le idee che emergono nella terza edizione del Festival dedicato alla drammaturgia contemporanea che sta per iniziare, 10 settembre (fino al 18), proprio sul sagrato del Teatro Strehler, largo Greppi, oltre che nel Foyer e nel Teatro Studio Melato.
Nato da una coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa e mare culturale urbano, la prima bussola per misurane il clima e l’andamento sarà il “piccolo” Bar del Festival IMMERSIONI, sul Sagrato del Teatro Strehler, aperto fino a tarda sera. Soprattutto, poi, a dirlo saranno i 31 appuntamenti previsti negli 8 giorni del Festival.
Intanto chiariamo che per partecipare a Immersioni bisogna entrare nel progetto di residenza “Indagine Milano”, del Comune: i vari gruppi artistici o compagnie che vogliono candidarsi devono presentare un’idea da sviluppare, prima che in teatro, in uno dei quattro quartieri meno centrali di Milano che vengono selezionati ad ogni edizione. Quest’anno erano tutti nella zona Sud della città (Stadera, Barona, Chiaravalle e Santa Giulia): grazie ad Immersioni il teatro va alla sua essenza, ovvero si mette al servizio della società e crea una mappatura artistica della città, un vero e proprio contatto con le persone e le loro storie con l’obiettivo di restituire quattro studi performativi che compongano uno sguardo eterogeneo e multiforme sulla Milano contemporanea.
“E’ un progetto che mi appassiona molto” ha detto ieri alla conferenza stampa con entusiasmo Federica Fracassi, attrice (per Milanoateatro l’abiamo intervistata qui: “A teatro non manca il pubblico, non c’è critica e quindi dibattito” – Milano a Teatro), che è considerata la madrina di Immersioni: è nel team curatoriale di Indagine Milano 2024, insieme a Nicola Russo e Benedetto Sicca, che hanno avuto il compito di affiancare/sostenere il lavoro degli artisti selezionati. A disposizione dei progetti individuati, poi, con la funzione di coadiuvare la direzione artistica e il team curatoriale, sono affiancati quattro professionisti (tutor dramaturg specialisti) nel campo della drammaturgia testuale, sonora, fisica e della drammaturgia video: Davide Carnevali, Nicola Ratti, Alessio Romano e Riccardo Frati. “Certo -continua la Fracassi-, nella fase iniziale, di candidature, è difficile farsi un’idea precisa della realizzabilità dei progetti: c’è una forte dose di ignoto”. Ecco perché quest’anno le compagnie prescelte hanno sostenuto un secondo incontro di selezione anche nel quartiere in cui avrebbero dovuto poi lavorare: “e siamo arrivati a scegliere più artisti -conclude l’attrice-, per una tavolozza più ampia e molto diversificata”.
Come lo sono i lavori, che indagano la nostra società sotto molteplici aspetti, da quelli più visibili ad altri più intimi e specifici. Elena Guerrini (10-15 settembre nel foyer del Teatro Strehler), ad esempio, ha iniziato il suo lavoro Cura della narrazione nel Quartiere Barona “ma presto la mia ricerca è diventata una call che si è estesa a tante altre zone d Milano”: l’artista ha infatti chiesto ai cittadini che incontrava oggetti che fossero legati alla propria infanzia. Con tutto il materiale raccolto ha realizzato una sorta di “stanza della memoria” in cui si potrà entrare in 5 alla volta: “sarà una camera emozionale, per un viaggio che sarà una esperienza”. Dalla prima alla terza età, come nella performance Dopo il lavoro, creata da Giulia Scotti lavorando nell’ospizio in via Ettore Ponti 17: “tutto nasce perché perdo il lavoro un anno fa -dice-. Per un colloqui sono capitata nel quartiere Barona e ho incontrato un gruppo di anziani, mi sono fatta raccontare le loro storie”. Nella performance un insieme eterogeneo di persone, dai 78 ai 27 anni, sedute in cerchio parlano di lavoro e di vita raccontando le proprie esperienze.
La vita sognata (12 settembre ore 22 e 15 setembre ore 20 al Teatro Studio Melato) di Phoebe Zeitgest per la regia di Giuseppe Isgrò è un racconto a più dimensioni (performative, visuali, sonore), che si è sviluppato a Chiaravalle: il gruppo Phoebe Zeitgeist si è tuffato nel quartiere per accogliere storie di donne qui accadute nei secoli, e le restituiscono ponendo Chiaravalle come un luogo di conciliazione, un giacilio, talvolta l’ultimo.